La gentilezza è una dote che attraversa le lingue e le religioni, i Paesi e le politiche, e possiede il potere di colmare le divisioni. È basata su un concetto semplice, ma importantissimo: mettere gli altri prima di se stessi.
In una società dominata dalla fretta e dalla competitività, abbracciare la danza introduce un nuovo mondo di benessere fisico e mentale che stimola una maggiore sensibilità verso gli altri. Tramite la danza, la gentilezza diventa visibile e prende forma fisica. Danzare diventa un canale per esplorare la gioia e la leggerezza, ed è un’esperienza trasformativa.
I movimenti aggraziati e fluidi rigenerano il corpo, la mente e lo spirito, quindi la connessione tra la danza e i concetti di gentilezza e grazia attiene tanto alla fisicità quanto agli aspetti più intimi e profondi.
La danza insegna a guardare oltre noi stessi, oltre i nostri limiti e confini, oltre la nostra cultura, la nostra razza, e fa della gentilezza il filo conduttore che unisce tutti. Essa infatti origina da un arazzo di culture, basti pensare ai vari stili di cui è composta: balletto, Modern jazz, danza popolare e di carattere e molti altri.
Durante le lezioni, l’allievo impara ad accettare gli altri grazie alla naturale diversità delle arti dello spettacolo e impara a provare gratitudine per l’arricchimento generato dal confronto artistico.
Ai danzatori viene insegnato ad empatizzare, a comprendere il punto di vista di un’altra persona e ad adattare le proprie azioni di conseguenza. I ballerini sono incoraggiati a fare la cosa giusta, a fare del loro meglio e a mostrare agli altri che ci tengono, senza aspettarsi nulla in cambio.
La danza dunque è una fonte potente di gentilezza che viene poi esportata nelle interazioni quotidiane.
Attraverso la danza, si impara ad accettare e ad amare se stessi, a scoprire chi si è davvero, a capire che essere gentili è importante per gli altri, ma in special modo per noi stessi.
Perché, in fondo, cosa c’è di più bello e appagante di un atto gentile?
Stefania Napoli
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