‘Dovrei iscrivere mio figlio a danza classica?’ è un quesito che molti genitori si pongono.
Alcuni ritengono che il proprio figlio abbia una predisposizione per una certa attività, altri invece pensano che sia necessario aspettare un’età consapevole e lasciare che il bambino scelga da solo.
In ogni caso, è essenziale che un genitore individui e sviluppi le capacità del proprio figlio fin dall’infanzia, che le assecondi e lo aiuti a svilupparle.
A volte l’insistenza dei genitori dà un buon risultato: il bambino inizia a comprendere l’arte, fa progressi in campo fisico, psicologico e sociale. Si lascia coinvolgere nel processo di apprendimento della danza e continua a imparare con piacere.
Se i genitori insistono troppo però, il bambino potrebbe vivere la partecipazione alle lezioni come un’imposizione e finire per stancarsi e rinunciare. Eppure, molti danzatori famosi hanno dichiarato di essersi avvicinati alla danza classica grazie ai loro genitori e talvolta loro malgrado.
Quindi, vale la pena iscrivere a danza un bambino che non vuole studiarla?
Certo, non è semplice distinguere i capricci e la pigrizia dalla non attitudine per la danza, anche quando il bambino presenta doti fisiche naturali, ma perché non tentare?
Bisogna infatti considerare dei dati certi: la danza classica insegna un alto livello di disciplina, mentale e fisica. Aiuta a sfogare e incanalare le energie, specie per i bambini molto attivi. Affina equilibrio e controllo psico-fisico, sviluppa importanti abilità sociali e comportamentali, e insegna a dominare le proprie ansie e paure.
Tutto ciò costituirà un ‘plus’ nella crescita del bambino e nel suo benessere. Ecco la risposta al quesito iniziale.
Con il tempo, sarà il bambino a capire e decidere se la danza sarà nel suo futuro o meno, ma certamente guadagnerà dei benefici che lo accompagneranno per il resto della sua esistenza.
Stefania Napoli
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