La scelta di diventare un maestro di danza è dettata dall’amore e dalla passione per questa forma d’arte. Insegnare danza infatti è una vocazione.
La danza di per sé implica la condivisione, tra allievi, compagni, insegnanti e con il pubblico. Il desiderio di trasmettere con generosità quanto si è appreso studiando danza è la spinta che indirizza verso questo mestiere tanto meraviglioso, quanto impegnativo e troppo spesso sottovalutato.
Il lavoro di insegnante infatti non inizia e non finisce in sala danza. Quel momento occupa solo una minima parte del tempo e della fatica che il mastro impegna e dedica. C’è il lavoro a casa, la creazione di coreografie, la definizione delle lezioni, il continuo aggiornamento per restare al passo con una disciplina che cambia e riflette i tempi in cui viviamo. Tutto ciò a sue spese, anche in termini di tempo e libertà.
L’insegnante inoltre deve essere un educatore, non solo un correttore. Deve trasmettere l’educazione che talvolta i ragazzi non ricevono in famiglia e deve insegnare il rispetto per gli altri e per le regole che governano la danza.
Deve essere un comunicatore, trovare il canale comunicativo adatto a ogni allievo che presenta diverse necessità e diversi modi di apprendere. Esistono infatti numerosi stili di apprendimento: visivo, in cui il canale sensoriale prevalente è la vista. Verbale, in cui l’elaborazione delle informazioni avviene tramite l’ascolto delle parole, e via dicendo.
Il maestro deve conoscerli e riuscire a sfruttarli al massimo per permettere all’allievo di raggiungere il suo potenziale. Non è affatto facile.
Il maestro inoltre educa all’arte e alla sensibilità, e insegna la consapevolezza psico-fisica attraverso la propriocezione e l’ascolto degli altri e di sè.
Un bravo insegnante infine mette al primo posto le esigenze degli allievi ed è consapevole che molto spesso insegnando si impara.
Stefania Napoli
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