Nata Jeanne Emma Emarot o Emma Marie Emarot (Parigi, 24 settembre 1842 – Neuilly-sur-Seine, 26 luglio 1863) Emma Livry è stata una delle ultime ballerine del balletto romantico e allieva di Marie Taglioni.
È passata tristemente alla Storia per la sua prematura scomparsa dovuta alle ustioni riportate quando il suo costume prese fuoco durante una prova di balletto in palcoscenico. Fu una delle stelle nascenti più brillanti dell’Opéra di Parigi votata ad una carriera di glorioso successo.
Livry era la figlia illegittima della ballerina Célestine Emarot, e del barone Charles de Chassiron. Come riporta il libro The Ballet of the Second Empire: 1858-1870 di Ivor Guest pubblicato nel 1953, Célestine era nata in una famiglia originaria di Digione, sua madre lavorava nel commercio del lino, ma si trasferì a Parigi intorno al 1834 in cerca di una vita migliore. Circa due o tre anni dopo, grazie all’influenza di amici, Marguerite (questo il suo vero nome) fu ammessa alla Scuola di danza dell’Opéra, adottando il nome di Célestine. Divenne presto l’amante del barone Charles de Chassiron che trascorreva gran parte del suo tempo nel Foyer de la Danse. Nel 1842 diede alla luce una figlia, che fu battezzata più di un anno dopo, il 14 dicembre 1843, nella chiesa di Notre-Dame de Lorette, e le fu dato il nome di Emma Marie. Célestine Emarot debuttò come sujet nel 1845, quando creò il ruolo di Yelva in Le Diable à quatre.
Interpretò ruoli secondari in modo abbastanza adeguato, ma fallì quando fu chiamata ad interpretare una parte importante, come la Badessa in Robert le Diable; molti gentiluomini il cui ricordo di Taglioni era ancora vivido non sopportarono di vederla interpretare il ruolo e si ritirarono nel Foyer, mentre si udivano risate dalla platea.
Il barone di Chassiron si stancò presto della sua amante e di sua figlia Emma e nel 1850 sposò la principessa Carolina Murat. I guadagni di Célestine Emarot come ballerina non superarono mai i 6.000 franchi all’anno, ma probabilmente ricevette un’indennità da Chassiron o da qualche altro protettore, poiché riuscì a dare alla figlia una buona educazione, mandandola in una rispettabile scuola femminile nel Faubourg-Poissonière.
Chassiron fu infine sostituito da Célestine Emarot che si legò ad un altro nobile, il visconte Ferdinand de Montguyon, volto familiare dietro le quinte dell’Opéra. Tra i suoi potenti amici figurava il fratellastro dell’Imperatore, il che lo rendeva un uomo da non sottovalutare.
Emma non avrebbe potuto avere un paladino migliore e le sue difese portarono alla decisione di farla debuttare solo quando fosse stata in grado di assumersi la responsabilità di un ruolo da protagonista. Madame Emarot rimase al fianco della figlia per tutta la sua breve carriera, accompagnandola ad ogni prova e ad ogni spettacolo. Fu presente in occasione del suo tragico incidente e la assistette nei lunghi e dolorosi mesi che seguirono.
Alla morte di Emma, la madre sprofondò in un dolore inconsolabile. Quando Montguyon venne a sapere che aveva dovuto impegnare i suoi gioielli per far fronte alle ingenti spese mediche sostenute, fece in modo che la sua situazione fosse portata all’attenzione dell’Imperatore, che le concesse una gratifica di 40.000 franchi e una pensione di 6.000 franchi all’anno.
Tuttavia, dopo la caduta del Secondo Impero, il nuovo governo si rifiutò di riconoscere molte delle pensioni concesse dalla Lista Civile dell’Imperatore, tra cui quella di Madame Emarot.
Si ritirò in un modesto appartamento dove spirò il 7 ottobre 1892, all’età di sessantotto anni. Era sopravvissuta alla figlia di quasi trent’anni.
Tornando ad Emma, studiò danza con Madame Dominique e frequentò la Scuola dell’Opéra di Parigi. Il 19 ottobre 1858, all’età di sedici anni, debuttò con il Balletto dell’Opéra di Parigi alla Salle Le Peletier nel balletto La Sylphide. Il suo talento le portò fama e divenne una ballerina molto rispettata e ammirata. La si ricorda all’Opéra anche nel balletto Herculanum di Felicien David.
Marie Taglioni, che aveva creato il ruolo, accettò di dare lezioni alla Livry per La Sylphide dopo averla vista esibirsi. Taglioni rimase così colpita dal talento che la nominò sua erede e coreografò per la giovane stella il ruolo principale nel balletto Le Papillon su musiche originali di Jacques Offenbach, in cui una giovane donna viene trasformata in farfalla da una fata malvagia. L’incantesimo si spezza quando la ragazza viene attratta da una fiamma che le brucia le ali.
Il 15 novembre 1862, Livry stava provando il ruolo principale di Fenella nell’opera di Daniel Auber La muette de Portici. Al suo ingresso nel secondo atto, muovendo la gonna del tutù, prese fuoco a causa di una lampada a gas. In fiamme Livry corse attraverso il palco più volte prima di essere bloccata e il fuoco spento con l’aiuto dei pompieri e di altri ballerini. Le sue ustioni erano estese. Si era stretta il tessuto in fiamme al torso per paura di mostrare le nudità.
Al tempo i palchi venivano illuminati da lampade a gas a vista, gli incidenti erano frequenti e alle ballerine veniva consigliato di indossare mussola ignifuga per proteggersi. Ma come tante altre ballerine, Emma si rifiutò di indossare la pesante e poco attraente mussola, preferendo i tutù diafani e candidi che esaltavano la qualità ultraterrena e onirica dei movimenti, e tale la decisione le costò la vita.
Taglioni, che era presente alle prove, le spalmò del grasso per il trucco sulle ferite, credendo in maniera errata che avesse potuto agire come unguento riparatore.
Livry soffrì per mesi. Nel 1863, fu trasferita dalla sua casa di Parigi a Neuilly-sur-Seine. Le ferite si riaprirono e venne a mancare a causa della setticemia. Aveva solo ventun anni.
Già nel 1844, il costume della ballerina Clara Webster (1821-1844) prese fuoco durante un’esibizione e, nonostante alcuni tentativi di salvarla, le ustioni furono così gravi che morì due giorni dopo.
I frammenti sopravvissuti del costume di Emma Livry sono tuttora esposti presso il Musée de l’Opéra di Parigi.
Maria Taglioni nel 1860 era persuasa che l’arte del balletto fosse in declino ormai da un decennio e in cuor suo sperava che la giovane Emma potesse rivitalizzarlo. Desiderava formarla affinché una nuova ballerina francese fosse in grado di rivaleggiare con le grandi virtuose italiane dell’epoca. Dopo il triste incidente, la Taglioni disse nei riguardi di Emma “Non mi sono mai vista ballare, ma mi piacerebbe pensare di averlo fatto come lei”.
Il drammatico incidente di Livry sconvolse il mondo teatrale. Anche il poeta e critico contemporaneo Théophile Gautier (l’autore di Giselle) scrisse: “… interpretava la parte di una farfalla… Poteva imitarne il volo affascinante e capriccioso mentre si posava su un fiore senza piegarne lo stelo. Ma assomigliava troppo a una farfalla, perché anche lei si bruciò le ali nella fiamma…”.
Il celebre artista Jean-Auguste Barre (1811-1896) dedicò a Livry una sua scultura in bronzo nel 1861 che rappresentava la giovane ballerina francese nei panni di Le Papillon (La Farfalla). Tragicamente, la trama del balletto prefigurò la scomparsa dell’ultima grande ballerina del periodo romantico.
Michele Olivieri
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