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La danza è un antidoto all’‘inadeguatezza genitoriale’

 

Negli ultimi decenni, il ruolo del genitore si è trasformato. I ritmi accelerati, le tecnologie proliferanti e le aspettative sociali plasmano nuove figure parentali, spesso animate dalle migliori intenzioni, ma fautrici di comportamenti che possono risultare diseducativi.

Una delle derive più evidenti è l’iperprotezione. L’ansia di evitare qualsiasi difficoltà ai figli spinge molti adulti a spianare loro costantemente la strada, anticipando e risolvendo ogni ostacolo. Così facendo, però, si privano i ragazzi della possibilità di affrontare gli errori, superare le frustrazioni e crescere forti.

Il desiderio di essere considerati amici più che figure di riferimento inoltre fa sì che il genitore abdichi al ruolo di guida, scegliendo di omologarsi agli atteggiamenti dei figli, sacrificando l’autorevolezza e la capacità di trasmettere valori, confini e regole.

Questi comportamenti causano nel bambino e nell’adolescente una serie importante di difficoltà: incapacità di accettare la frustrazione, assumersi responsabilità e gestire l’insuccesso; fragilità emotiva e bassa tolleranza alle critiche; scarsa autonomia; difficoltà relazionali;  dipendenza dalla tecnologia come fonte di gratificazione istantanea.

Tutto ciò premesso, ecco come la danza rappresenta un antidoto all’‘inadeguatezza genitoriale’.

Con la sua forza trasformativa e la ricchezza di linguaggi, essa rappresenta un autentico percorso di crescita sana. Offre strumenti concreti per sviluppare quelle competenze che il contesto familiare talvolta non riesce a trasmettere.

Educa all’ascolto del corpo, delle emozioni, dei limiti e delle possibilità. Sviluppa autonomia decisionale e riconosce il valore dell’errore come occasione di apprendimento.

Nella pratica della danza, infatti, il fallimento e l’insuccesso sono tappe fondamentali di un percorso verso il miglioramento. Il ballerino impara a tollerare le delusioni, a superare la paura delle critiche e a rialzarsi dopo una caduta. Questa resilienza creativa permette di trasformare le difficoltà vissute nell’infanzia, talvolta acuite da modelli educativi inefficaci, in energia positiva.

Se la ‘diseducazione genitoriale’ genera difficoltà nel confronto con l’autorità, la danza aiuta a sperimentare il rispetto reciproco e la valorizzazione dei ruoli. L’autorità non viene percepita come imposizione, ma come guida e stimolo.

Il rispetto delle regole diventa parte integrante dell’esperienza artistica e non un ostacolo da subire. In questo modo la danza stimola l’autonomia e la capacità di assumersi responsabilità, colmando le lacune lasciate da un’educazione familiare carente.

Rispetto alla facile gratificazione derivante dall’abuso della tecnologia, inoltre la danza offre una soddisfazione profonda che nasce dall’impegno, dalla disciplina e dalla perseveranza.

Pur non sopperendo al bisogno di una famiglia consapevole e presente, essa rappresenta uno spazio alternativo in cui ascolto, resilienza, autonomia e rispetto diventano pratiche quotidiane.

Stefania Napoli
 www.giornaledelladanza.com

© Riproduzione riservata

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