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Da riscoprire il balletto “L’Angelo Azzurro” di Roland Petit

C’è un angelo che non ha ali, ma gambe lunghissime e uno sguardo che brucia. Non scende dal cielo, ma da un cabaret fumoso. Non salva, ma distrugge. È L’Angelo azzurro, balletto firmato da Roland Petit (libretto di Marius Constant, Gert Reinholm, Roland Petit) che nel 1985 trasformò una delle figure più ambigue del Novecento in una creatura coreografica ammaliante. Donna sensuale e misteriosa, una vamp che conquistava il pubblico con la sua aura enigmatica e il suo incanto peccaminoso. 

L’opera prese le mosse da Professor Unrat, romanzo del 1905 di Heinrich Mann, reso immortale dalla versione cinematografica diretta da Josef von Sternberg nel 1930, Der blaue Engel, intriso di un erotismo simile alla pittura di Henri de Toulouse-Lautrec, con interprete la magnetica Marlene Dietrich nei panni di Lola-Lola, femme fatale da palcoscenico, dove la diva tedesca canta la celeberrima canzone di Friedrich Hollaender Ich bin von Kopf bis Fuß auf Liebe eingestellt.

Roland Petit raccoglie il testimone di questa storia e ne fa un balletto dai sentori oscuri, carico di desiderio, dissoluzione, decadenza e rottura morale. La sua è una trasfigurazione. Lola non è più solo un simbolo erotico, ma diventa l’incarnazione del potere distruttivo della fascinazione.

Petit racconta non solo la caduta di un uomo, ma l’inevitabilità del desiderio quando il corpo si fa linguaggio. Nella coreografia, ogni passo è impregnato di tensione emotiva. Le linee dei corpi sembrano trattenere un grido, un turbamento.

Il protagonista — professore borghese e represso — affonda nell’abisso della passione, travolto da una figura femminile che non è mai semplicemente sensuale, ma misteriosa ed inafferrabile.

Luci soffuse, atmosfera da cabaret berlinese, scenografie visive e simboliche. Il tutto accompagnato dalla musica vibrante di Marius Constant. E dall’estetica potente dei costumi di Franca Squarciapino e delle suggestive scenografie di Josef Svoboda. Testi delle canzoni di Lou Bruder. Luci di Roland Petit, Jean Fananas, François Saint-Cyr.

Al debutto l’11 aprile 1986 presso l’Opera di Marsiglia il Ballet National de Marseille, diretto da Petit, divenne il perfetto ensemble nel raccontare un dramma senza parole. Il ruolo di Rosa Fröhlich ne L’Ange Bleu fu pensato dal coreografo francese per la sua eccelsa prima ballerina, Dominique Khalfouni.

La parte fu danzata in seguito anche da altre artiste come l’étoile russa Natalia Makarova al Metropolitan Opera House di New York nell’agosto 1986 dopo la rappresentazione curata dal Balletto dell’Opera di Berlino ed in seguito da Alessandra Martines in coppia con Denis Ganio al Teatro Verdi di Trieste. Da menzionare inoltre la mitica coppia composta da Vladimir Vassiliev ed Ekaterina Maximova nei ruoli del Professor Unrat e di Rosa, presso il Palais des Sports di Parigi nel gennaio 1987.

La produzione venne filmata nel 1988 per la televisione dal regista Dirk Sanders con la sceneggiatura di Lou Bruder.

La vicenda si concentra sulla figura di una cantante di cabaret che seduce un professore liceale, conducendolo alla rovina. La trama esplora i temi della passione, della caduta e della distruzione di un uomo travolto da un amore impossibile. Roland Petit combina il balletto classico con elementi di danza moderna e teatro tra stile e innovazione.

Lo spettacolo diviso in due parte vede la prima suddivisa a sua volta in dieci scene: 1) Il cortile della scuola; 2) la classe del Professor Unrat. Il giovane Lohmann e i suoi compagni disegnano sulla lavagna il ritratto di Rosa, la ballerina dell’Angelo Azzurro; 3) La strada. Unrat cerca il cabaret dell’Angelo Azzurro per recuperare i suoi allievi; 4) L’Angelo Azzurro. Lo spettacolo. Apparizione di Rosa; 5) Unrat fa irruzione nel camerino di Rosa, il giovane Lohmann e altri suoi compagni sono già arrivati e Unrat li caccia, sconvolto dalla bellezza della ballerina; 6) Lohmann si nasconde nel camerino di Rosa; 7) I ragazzi si picchiano a causa di Rosa; 8) Unrat ritorna nel camerino con un mazzo di fiori, ella lo irretisce, lo seduce e l’incatena; 9) Finale dello spettacolo de L’Angelo Azzurro; 10) Unrat propone a Rosa il matrimonio e la rispettabilità. Seconda parte: 11) La coppia Unrat e Rosa, lei beve un po’ e si annoia molto, ricorda i suoi vecchi amori; 12) Rosa trucca Unrat da clown. La decadenza del Professore; 13) Gli invitati di Rosa, appare Lohmann; 14) Rosa insulta Unrat davanti ai suoi invitati e lo obbliga a danzare come un cane vestito a cui si promette lo zuccherino; 15) Rosa lascia la città, dopo aver distrutto tutto e tutti al suo passaggio.

Il Teatro alla Scala di Milano ospitò otto rappresentazioni nell’ottobre 1988 di questa co-produzione (Ballet National de Marseille – Deutsche Oper Berlin – UAP Italiana) con la ripresa coreografica di Luigi Bonino ai tempi della direzione del Corpo di Ballo scaligero di Robert De Warren con maître de ballet Vera Colombo, valorizzando l’opera di Roland Petit e confermando la propria posizione istituzionale con interpreti del calibro di Luciana Savignano e Oriella Dorella (in alternanza nei vari cast) e lo stesso Petit con la partecipazione straordinaria di Milva (in alternanza al soprano Barbara Scherler).

Spettacolo distintissimo, più che sulle punte, sui tacchi. Nel cast alla Scala figurava anche il primo ballerino Angelo Moretto (in alternanza a Petit) il quale diede l’addio alle scene proprio con questo componimento danzato nel ruolo del Professore. Tra gli altri interpreti si ricordano Jean-Pierre Aviotte, Matteo Bongiorno, Maurizio Vanadia, Tiziano Mietto, Bruno Vescovo, Vera Karpenko, Francisco Sedeño, Vittoria Minucci, Biagio Tambone, Paolo Podini.

Direzione musicale di Michel Sasson alla guida dell’Orchestra della Radiotelevisione di Varsavia.

Un balletto da riscoprire, da riproporre, da rimontare nuovamente per l’assoluta freschezza e modernità che non cede in nessun modo il passo al tempo. Tipico della tradizione dell’espressionismo, il gioco delle luci e delle ombre, la forte espressività supportata da un emblematico tessuto sonoro e da un rimando al doppio vede l’allestimento efficace nel proporre un unicum sulla scena danzata.

Michele Olivieri

Foto di Lelli e Masotti © Teatro alla Scala

www.giornaledelladanza.com

© Riproduzione riservata

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