Una figura centrale della danza francese del Novecento e del nuovo millennio ci ha lasciati. Patrice Bart, étoile dell’Opéra di Parigi e storico custode del repertorio classico, è morto all’età di 80 anni a Falaise, in Normandia.
Nato nel 1945, Bart aveva il portamento di chi sa che la danza è prima di tutto disciplina, e solo poi esibizione. Non cercava il protagonismo mediatico; preferiva le luci del palcoscenico a quelle delle interviste, e sul palco raccontava storie con il corpo molto più che con le parole. La sua carriera, iniziata da giovanissimo all’interno della Scuola dell’Opéra, si è sviluppata lungo i decenni con una coerenza rara.
Dopo essere diventato étoile nel 1972, si affermò come interprete raffinato dei grandi classici: da Petipa a Lifar, da Nureyev a Roland Petit. Il suo stile univa la purezza della linea accademica ad un’intensità espressiva che commuoveva senza cercare l’effetto facile. Ma è forse dietro le quinte che Bart ha lasciato il segno più profondo.
Per oltre vent’anni, ha ricoperto il ruolo di maître de ballet presso l’Opéra di Parigi, contribuendo a formare intere generazioni di danzatori e a mantenere vivo il repertorio classico con un rigore filologico. Non era un restauratore del passato, ma un interprete della tradizione.
Sapeva che il balletto vive nel presente solo se respira il passato. Con pazienza e umiltà, ha tramandato passi e sequenze, oltre ad un’idea di bellezza sobria, misurata, mai urlata.
In un’epoca in cui la danza cerca spesso contaminazioni per rinnovarsi, Bart è rimasto fedele alla sua idea di purezza formale. Ma non per nostalgia o conservatorismo: la sua era una fedeltà estetica, non ideologica. La sua arte parlava un linguaggio universale, fatto di gesti limpidi, silenzi significativi, rigore poetico.
Negli ultimi anni si era ritirato a vita più appartata, anche se continuava ad essere consultato, invitato, ascoltato da chi aveva ancora la sensibilità per riconoscere l’importanza della tradizione nella formazione del nuovo.
La danza mondiale ha perso non solo un grande interprete, ma un custode silenzioso di un sapere straordinario e autorevole.
L’eredità di Bart non ha bisogno di clamori: vive negli archivi, nei corpi dei danzatori che ha formato, nelle sale dove il tempo si misura in battiti e in respiro. In un mondo che corre, Patrice Bart danzava con il tempo.
Riposi in pace, Maestro.
Michele Olivieri
Foto di Gisela Sonnenburg
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