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Aterballetto per la prima volta in Sudafrica

Per la prima volta nei suoi quasi 50 anni di storia, Aterballetto è in tournée in Sudafrica. Il tour dall’8 al 12 novembre è all’interno del progetto ITALIA DANZA, una co-progettazione della Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale (MAECI) e del CCN/Aterballetto, con il prezioso supporto dell’Ambasciata d’Italia a Pretoria e dell’Istituto Italiano di Cultura di Pretoria, che renderanno possibile l’accesso gratuito a tutte le date.

Sabato 8 novembre h 18:30
UJ Arts & Culture – University of Johannesburg
Corner of Kingsway Ave and, University Rd, Auckland Park, Johannesburg

Lunedì 10 novembre h 18:00
The Adam Small Theatre – Stellenbosch University
15 Victoria St, Stellenbosch Central, Stellenbosch, 7602, Sudafrica

Mercoledì 12 novembre h 18:30
The Fairtree Atterbury Theatre – Pretoria
4 Daventry St, Lynnwood Manor

Tre città sudafricane — Johannesburg, Stellenbosch e Pretoria — ospiteranno la danza di Aterballetto con lo spettacolo DREAMERS, composto da tre coreografie che rappresentano tappe fondamentali del percorso artistico di Aterballetto e il suo sostegno a coltivare una nuova generazione di coreografi.

La serata si apre con Preludio di Diego Tortelli, coreografo con cui la compagnia collabora da anni: una dedica al corpo, una preghiera in movimento sulle note intense di Nick Cave. Segue O, passo a due di Philippe Kratz, già danzatore di Aterballetto e oggi coreografo riconosciuto a livello internazionale. Il duetto ha vinto nel 2018 il primo premio al 32° International Choreographic Competition Hannover, e ancora oggi continua a ipnotizzare ogni spettatore in tutto il mondo. Chiude Alpha Grace, ancora di Philippe Kratz, una riflessione per sei danzatori sul valore dell’empatia come forma di comunicazione, oggi più che mai necessaria.

Una tournée che segna un nuovo importante traguardo nel percorso internazionale della compagnia, portando la danza contemporanea italiana in dialogo con nuovi pubblici e nuovi orizzonti.

Il tour sudafricano del Centro Coreografico Nazionale/Aterballetto prenderà il via sabato 8 novembre a Johannesburg, con uno spettacolo alle 18:30 presso l’UJ Arts & Culture – University of Johannesburg (Corner of Kingsway Ave and University Rd, Auckland Park).

La compagnia si sposterà poi a Stellenbosch, dove sarà protagonista lunedì 10 novembre alle 18:00 al The Adam Small Theatre dell’Università di Stellenbosch (15 Victoria St, Stellenbosch Central).

Ultima tappa del tour sarà Pretoria, con la performance in programma mercoledì 12 novembre alle 18:30 al Fairtree Atterbury Theatre (4 Daventry St, Lynnwood Manor).

Nel corso della tournée, Aterballetto terrà inoltre una masterclass dedicata a venti giovani danzatori di Johannesburg, prevista per la mattina di sabato 8 novembre, dalle 10:00 alle 12:00, sempre presso l’UJ Arts & Culture Center. Un’occasione preziosa di incontro e scambio con il pubblico e con la comunità artistica locale.

PRELUDIO – DIEGO TORTELLI
Preludio è una creazione per cinque interpreti costruita attorno ad alcuni dei più intensi brani del cantautore australiano Nick Cave, uno dei più grandi esponenti del Post Punk. In questi suoi brani Cave affronta l’intreccio tra temi come l’amore, il “credo”, la dipendenza, l’ossessione e la perdita intersecandosi tra di loro come se stesse raccontando una storia, un vissuto che può essere percepito da tutti tramite il suo uso delle note o del tono di voce. La sua forza è che non è indispensabile capirne completamente il contenuto o la risorsa di ispirazione per poter “sentire” e “farsi sentire”. Tramite la sua opera Cave sostiene che non dovremmo andare a teatro, a un concerto, a un museo, per comprendere, ma per porci delle domande e per arricchire noi stessi, per analizzare noi stessi.

In uno dei suoi brani ho trovato la domanda che volevo pormi per questa creazione: MAH SANCTUM (il mio credo). In cosa credo? Credo nel ‘corpo’, credo nella sua fragilità e forza, nel suo limite e nella sua espansione, nella sua capacità di cambiamento e costante trasformazione, credo nella sua contemporaneità, ma anche alla sua capacità di continuare a provare quelle emozioni che ci sono state tramandate; credo nella sua violenta bellezza e spaventosa fragilità. In questo lavoro ricerco soprattutto su queste ossessioni, compulsioni, dipendenze, contrasti trasformando i corpi dei cinque danzatori non in uomini e donne, ma in stimoli emotivi; stimoli che sono partecipi di poemi scritti dei quali basterebbe comprenderne il fatto che non si concludono lì sulla scena. PRELUDIO è la mia preghiera profana, la mia lettera d’amore al corpo, il mio credo di oggi.” Diego Tortelli

O – PHILIPPE KRATZ
Nell’estate del 2017 a Hong Kong per la prima volta due robot umanoidi hanno interagito l’un con l’altro. È diventato chiaro a tutti che un futuro, in cui l’intera conoscenza umana viene trasmessa da materiale inorganico comunicante, è a portata di mano. O può essere visto come la celebrazione di questo avvenimento: due esseri umani o due robot in uno stato di trascendenza emotiva si muovono insieme al ritmo infinito dei loro cuori inarrestabili. Ma ci torna anche alla mente Hal 9000 il computer dell’astronave Discovery nel film di Stanley Kubrick, quando dice in modo illusorio: “So di aver preso alcune decisioni molto discutibili di recente, ma posso darti la mia completa assicurazione che il mio lavoro tornerà alla normalità. Ho ancora il massimo entusiasmo e fiducia nella missione. E voglio aiutarti.”

ALPHA GRACE – PHILIPPE KRATZ
Alpha Grace si rivolge al passato, all’essenziale, e in questo caso, a una delle nostre virtù forse più importanti: la compassione, l’empatia, intesa come percezione di noi stessi su un piano comune con chi ci sta accanto. Uno stato che ci permette di comprendere davvero l’altro, di non vederlo come diverso, di imparare a provare le sue stesse emozioni e così conoscerne il valore. La parola alpha, simbolo dell’arcaico, si abbina alla parola grace, la gentilezza dal valore quasi sacrale. La creazione lascia scorrere davanti ai nostri occhi momenti di solitudine, in cui gli interpreti comunicano individualmente. Poi, progressivamente, più persone si aggiungono al quadro fino ad arrivare a un’azione di gruppo in cui le varie voci nella loro dispersione seguono un ritmo che finalmente li accomuna.

Michele Olivieri

Foto di Celeste Lombardi

www.giornaledelladanza.com

© Riproduzione riservata

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