
Nel silenzio sospeso del New National Theatre di Tokyo, la musica di Čajkovskij non esplode in un tripudio natalizio, ma si distende come un respiro antico, lieve e controllato.
È l’anima del nuovo Nutcracker firmato Yoshida Kazuko, la produzione che chiude il 2025 con un’eleganza tanto essenziale quanto visionaria. Questa nuova interpretazione nasce da un principio tanto semplice quanto radicale: eliminare il superfluo.
Yoshida non cerca l’incanto attraverso il fasto, ma attraverso la sottrazione. Le scenografie — ideate da Sakurai Naoya— evocano l’arte ukiyo-e, le stampe giapponesi del periodo Edo, trasformando lo spazio scenico in una tela di luce e ombra.
Sul fondale, un albero di ciliegio stilizzato si schiude lentamente come un ideogramma che respira.
I costumi, in seta grezza e tonalità naturali, richiamano il kimono tradizionale, ma con linee astratte e geometriche. Ogni colore è un suono, ogni tessuto un respiro della musica.
“Lo Schiaccianoci non è solo una fiaba natalizia,” spiega Yoshida.
“È la storia di un risveglio interiore, di una bambina che scopre la grazia nel gesto più piccolo. In questo senso, è molto vicino alla sensibilità giapponese.”
La coreografia, frutto di una lunga ricerca sul movimento minimale, si basa su un principio zen: l’essenza si trova nel vuoto.
I danzatori del New National Ballet of Japan muovono le braccia come pennellate di calligrafia; ogni salto è contenuto, ogni rotazione si apre come un fiore che si dissolve nell’aria.
La Danza della Fata Confetto diventa una meditazione lenta, mentre il celebre Waltz of the Flowers si trasforma in un dialogo di corpi che si sfiorano appena, come petali sospesi nell’acqua.
Čajkovskij, reinterpretato dall’orchestra diretta da Maestro Okada Nobuhiro, viene eseguito con tempi dilatati, con una dolcezza che sfiora il silenzio. Le percussioni diventano sussurri, i fiati un soffio che accompagna il movimento.
Dal 19 dicembre 2025 al 4 gennaio 2026, il pubblico giapponese (e non solo) potrà assistere a questa produzione che ridefinisce l’idea stessa di Schiaccianoci.
Non più un racconto natalizio di dolci e giocattoli, ma una riflessione sulla crescita, sulla leggerezza e sull’equilibrio.
In un mondo dove tutto corre, il Nutcracker di Yoshida invita a fermarsi, a respirare, a trovare nel gesto la grazia del vivere.
“Ogni movimento è un dono,” scrive Yoshida nelle note di regia.
“E in un tempo che consuma tutto, il dono più grande è la calma.”
Con questa produzione, il New National Theatre di Tokyo firma una delle versioni più poetiche e coraggiose dello Schiaccianoci degli ultimi anni.
Non c’è ironia, non c’è spettacolarità, ma un silenzio denso, luminoso, che riporta il balletto alla sua origine spirituale: il corpo come strumento di verità.
E mentre la neve artificiale cade lentamente sul palco, lo spettatore comprende che il miracolo non è nel sogno di Clara, ma nell’attimo stesso in cui la danza si fa respiro.
Michele Olivieri
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