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Il maestro accademico Walter Madau “allo specchio”

Il balletto classico preferito?
Non ho un vero e proprio balletto classico preferito ma amo tutto il periodo dell’Ottocento (sono un purista).

Il balletto contemporaneo prediletto?
Sono cresciuto guardando Petite Mort di Jiří Kylián ma nel tempo, maturando, ho scoperto balletti e coreografi geniali.

Il Teatro del cuore?
Chiaramente per senso di appartenenza la risposta è la Scala, ma il Teatro Mariinskij di San Pietroburgo ha un posto speciale nel mio cuore, perché sono cresciuto divorando tutti i video della compagnia ed amo molto la forte tradizione che si legge nella loro danza.

Un romanzo da trasformare in balletto?
Non c’è un romanzo che trasformerei in balletto, ma adoro quando un coreografo come Cranko o MacMillan riesce a raccontare in maniera chiara una storia. Ho una passione per le tragedie!

Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto?
Essendo amante dei thriller psicologici non potrei immaginare un balletto che tratta tematiche simili.

Il costume di scena indossato che hai preferito?
Sicuramente il costume di Lescaut ne L’Histoire de Manon di Kenneth MacMillan, ricordo ancora la sensazione alla prima prova costume.

Quale colore associ alla danza?
Associo alla danza tutti i colori chiari perché mi rimandano alla purezza, al rigore ed al rispetto che merita quest’arte meravigliosa.

Che profumo ha la danza?
La danza ha l’odore della scena, un sentore che non si può spiegare.

La musica più bella scritta per balletto?
Credo che il passo a due dello Schiaccianoci di Pëtr Il’ič Čajkovskij sia una delle partiture più incredibili mai scritte.

Il film di danza irrinunciabile?
Sicuramente Due vite, una svolta.

I tuoi miti della danza del passato, uomo e donna?
Michail Baryšnikov e Agrippina Vaganova.

Il tuo “passo di danza” preferito?
Non ho un passo di danza preferito perché, essendo insegnante, mi piace esplorare quotidianamente le mille sfaccettature di ogni passo.

Chi ti sarebbe piaciuto essere tra i personaggi del grande repertorio di balletto classico?
Albrecht perché, pur essendo un nobile, cerca di evadere dalla sua quotidianità. E nonostante la sua impulsività che lo porta a commettere degli errori ha un animo sensibile.

Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica?
Mi sento di affermare Marius Petipa, credo che ad oggi nessuno sia riuscito ad avvicinarsi alla sua genialità.

Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa Le diresti?
La ringrazierei per averci donato la danza che non è solo una disciplina ma è una vera maestra di vita.

Tre parole per descrivere la disciplina della danza?
Totalizzante, severa, salvifica.

Come ti vedi oggi allo specchio?
Come speravo di vedermi quando mi chiedevano: “cosa vuoi fare da grande?”

Michele Olivieri

www.giornaledelladanza.com

© Riproduzione riservata

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