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Anniversario della nascita di Alberto Testa: il gesto che resta

Oggi la memoria compie un gesto lieve e solenne: ricorda Alberto Testa, nato a Torino il 23 dicembre 1922 e tornato al silenzio il 4 ottobre 2019.

Una vita attraversata dalla danza come da una necessità interiore, come da una lingua segreta imparata presto e mai dimenticata.

Giovanissimo, nel 1942, vince il Concorso dei Teatri Universitari con un atto unico, mentre nello stesso anno si laurea in Lettere all’Università di Torino con una dissertazione sulla danza: segno precoce di un destino duplice, fatto di scena e di pensiero, di corpo e di parola.

È già chiaro che per Testa la danza non sarà soltanto un’arte da praticare, ma un campo da interrogare, una storia da custodire.

La formazione classica avviene a Torino con Grazioso Cecchetti, erede diretto della grande tradizione di Enrico Cecchetti, e si affina sotto la guida di Susanna Egri. Da qui prende avvio un percorso che lo conduce sui palcoscenici di importanti teatri italiani e internazionali, accanto a maestri che hanno segnato il Novecento coreografico: Léonide Massine, Margarete Wallmann, Aurel Milloss.

Partecipa ai grandi festival europei — dal Maggio Musicale Fiorentino alla Sagra Musicale Umbra, fino al Festival di Salisburgo — portando con sé un’idea alta e colta del danzare.

Tra il 1965 e il 1987 si dedica intensamente alla coreografia, soprattutto in ambito operistico. I suoi balletti abitano produzioni memorabili: Giovanna d’Arco al rogo, La dama di picche, Turandot, La traviata, Tannhäuser.

Parallelamente, il teatro di prosa lo vede impegnato in raffinati progetti culturali, come l’adattamento e la messa in scena de La città che ha per principe un ragazzo di Henry de Montherlant per il Festival di Todi, e l’Omaggio a Thornton Wilder presentato a Roma nel 1998.

Il suo sguardo coreografico dialoga anche con il cinema: crea le danze per Il Gattopardo di Luchino Visconti e collabora a più riprese con Franco Zeffirelli, firmando le coreografie di Romeo e Giulietta, Gesù di Nazareth, La Traviata, Otello, Il giovane Toscanini.

In queste opere, la danza diventa tessuto invisibile del racconto, respiro segreto delle immagini.

Ma Alberto Testa è stato soprattutto maestro. Per trent’anni, dal 1963, insegna Storia della Danza all’Accademia Nazionale di Danza di Roma, formando generazioni di studiosi, critici e artisti.

La sua lezione non era mai mera cronologia: era esercizio dello sguardo, educazione alla complessità, invito a leggere il corpo come documento storico e poetico insieme.

Fondatore e direttore artistico del Premio Positano per l’Arte della Danza, presidente del Premio Porselli Una vita per la Danza, cofondatore e direttore del Centro di Documentazione e Ricerca per la Danza di Torino, Testa ha costruito istituzioni della memoria, luoghi in cui la danza potesse essere pensata, studiata, trasmessa.

Instancabile organizzatore culturale, cura mostre di grande rilievo — su Djagilev e i Balletti Russi, su Ravel, sui Sakharoff, sul libro e il documento di danza — e ideatore di eventi entrati nella storia, come i Concerti di Danza e la celebre Maratona di Danza del Festival dei Due Mondi di Spoleto, che dal 1977 al 1988 trasforma il tempo in resistenza poetica, fino alla ripresa del 2001 in Piazza del Duomo.

Conferenziere raffinato, ospite di rassegne e istituzioni culturali in tutta Italia, ricorda Aurel Milloss nel centenario della nascita con una memorabile conferenza al Teatro Comunale di Firenze nel 2006, rendendo omaggio a una figura chiave del rinnovamento della danza italiana.

Storico e critico di balletto per la Repubblica fin dalla sua fondazione, collaboratore delle principali enciclopedie italiane e straniere — Treccani, Enciclopedia dello Spettacolo, Larousse — Testa ha lasciato una vasta produzione di saggi, articoli e libri che restano punti di riferimento imprescindibili.

Membro della Commissione Danza del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, insignito della Targa d’Argento del Presidente della Repubblica e del Premio Guido Lauri alla carriera, Alberto Testa ha attraversato il Novecento come testimone vigile e poeta discreto del movimento.

Oggi, nel giorno della sua nascita, il giornaledelladanza.com – per cui Alberto Testa era Presidente Onorario – lo ricorda come una traccia di luce sul palcoscenico vuoto. Finché qualcuno saprà ascoltare il silenzio dopo l’ultimo passo, lì, invisibile e necessario, ci sarà ancora la voce del Maestro.

Michele Olivieri

www.giornaledelladanza.com

©️ Riproduzione riservata

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