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Cala il sipario sul Balletto dell’Esperia dopo 13 anni di intensa e premiatissima attività

Spirano venti di cambiamento sulla città di Torino, venti, purtroppo forieri di novità non belle. Il Balletto dell’Esperia, dopo 13 anni di felicissima e premiatissima attività, chiude i battenti. La compagnia andrà in scena per l’ultima volta durante la serata inaugurale di Palcoscenico Danza, a dicembre al Teatro Astra di Torino e da quel momento cesserà di esistere in qualità di organo di produzione e compagnia stabile.

La decisione di chiudere è stata, da parte del direttore artistico e fondatore Paolo Mohovich, particolarmente sofferta e meditata nel tempo, a dimostrazione della grande professionalità di un artista che fortissimamente crede nel proprio lavoro e nella dignità di un’arte che si nutre si di creatività ed energie ma anche di sovvenzioni precise e puntuali.

La riflessione nasce spontanea: in un periodo di crisi, quale è il momento che stiamo attraversando, è giusto che proprio l’arte della danza, quella bella e di qualità, ne risenta per prima? E soprattutto, perché ci vanno di mezzo le realtà migliori? Quelle in cui ancora si anela alla bellezza vera piuttosto che quelle fatte di approssimazione, presunti artisti e personaggi di basso profilo?

Il Balletto dell’Esperia nel corso dei suoi 13 anni di vita ha collezionato premi, riconoscimenti internazionali, ottime critiche e ha regalato al pubblico creazioni capaci di suscitare ancora il brivido dell’armonia estetica unita alla riflessione dettata dall’emozione grande. Eppure su tutto questo a dicembre calerà il sipario.

Gli appoggi delle istituzioni sono insufficienti e giungono in ritardo: questo  non consente a Mohovich di assecondare la propria linea di lavoro. A lui non interessa lavorare a produzione. Offre ai suoi danzatori un contratto annuale e costruisce con loro, giorno dopo giorno, uno stile unico, riconoscibile e di rara bellezza. Un lavoro limitato a pochi mesi l’anno non favorisce la continuità, la crescita e l’ideazione di performance di spiccata genialità e ricerca.

Non potendo continuare su questi binari, Paolo Mohovich chiude la sua compagnia. E lo fa con stile, con la signorilità che da sempre gli viene riconosciuta, senza accusare nessuno, ma nel nome di un’arte che non conosce mezze misure. Se da un lato, però, si assiste a una battuta d’arresto dall’altro continua frenetica l’attività relativa a Palcoscenico Danza che si prospetta potenziata e incrementata come mai. I grandi non si fermano e la vita continua..Rinunciando però alla bellezza delle creazioni del Balletto dell’Esperia.

 

                                                                                                              Francesco Borelli

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