Perché si danza?
Esistono diverse risposte a questa domanda apparentemente semplice e dipendono da due fattori: la motivazione intrinseca e la motivazione estrinseca.
La prima si esplica con il fatto che la danza è parte del ballerino, è la sua vita. Il danzatore vuole danzare, sia che si tratti di un professionista, di un amatore innamorato della danza o di un insegnante, indipendentemente dal livello tecnico delle sue classi e dallo stile che insegna.
Il secondo tipo di motivazione è invece collegata agli altri, per esempio ai genitori che pagano corsi di danza o accademie, comprano abbigliamento costoso e attribuiscono il loro sogno ai figli. O alla necessità del ballerino di ottenere ammirazione per cercare negli applausi quella sicurezza di cui è carente come persona.
La motivazione è un insieme di forze che guidano la direzione, l’intensità e la regolazione dell’impegno comportamentale.
Il raggiungimento o meno degli obiettivi legati alla danza è influenzato da ciò che motiva a ballare. Capire la differenza tra motivazioni sane e non sane è fondamentale per il successo del danzatore.
La motivazione infatti costituisce il fondamento delle capacità mentali di qualsiasi performer. Imparare a riconoscerla aiuta gli artisti a raggiungere il loro massimo potenziale, sia in sala danza che sul palcoscenico.
È quindi essenziale avere consapevolezza di come la danza influisce sulle nostre emozioni e sulla nostra mentalità, partendo dalla motivazione.
La psicologia della danza è lo studio della danza e dei danzatori da una prospettiva scientifica e psicologica, un viaggio nel ‘perché’ di ogni passo.
Questa scienza può aiutare le persone a sviluppare una serie di abilità mentali che sono parte essenziale del kit di strumenti di ogni ballerino o insegnante.
Comprendere la motivazione che spinge a danzare, dunque, è la chiave per capire cosa è davvero importante, nella danza e negli altri ambiti della nostra vita.
Stefania Napoli
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