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Neuroplasticità: il super potere del danzatore

La tecnica coreutica non risiede solo nel potenziamento dei muscoli e nell’aumento della mobilità articolare. Ogni correzione e variazione attivano un profondo cambiamento nell’encefalo. La  neuroplasticità consiste nella capacità del sistema nervoso di riorganizzarsi funzionalmente e strutturalmente, ossia predisporre la propria struttura in risposta all’esperienza, immagazzinare nuove informazioni e competenze, e riprendersi da un danno. Danzando si rafforzano circuiti neurali già esistenti e si eliminano connessioni sinaptiche inutilizzate da tempo per lasciare spazio a nuove informazioni. Interiorizzando correzioni posturali, coordinando movimento e respiro, raffinando complessi pattern motori come assi, equilibrio e velocità, si attiva la neuroplasticità che permette al cervello di cambiare, adattarsi e perfino reagire a un trauma. Il cervello infatti non migliora con la perfezione, ma con le difficoltà, gli sforzi, gli errori e i riaggiustamenti. Introducendo in una sequenza elementi inaspettati, come una variazione di ritmo o di utilizzo dello spazio, il sistema nervoso viene stimolato a trovare nuove soluzioni, perché piccoli cambiamenti creano enormi riadattamenti cerebrali. L’encefalo non è una struttura fissa e immutabile, è una materia viva, dinamica, che si rimodella di continuo per adattarsi alla pratica artistica. L’obiettivo delle lezioni di danza non è ripetere come marionette quanto imparato, ma esercitare l’abilità di apprendimento. ...

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Il Museo della Danza a Cuba: un tempio del movimento

Nel cuore pulsante dell’Avana, nel quartiere Vedado, si erge un luogo dove la storia non è fatta di silenzio e polvere, ma di passi, costumi e passioni: il Museo della Danza di Cuba. Non è un semplice contenitore di oggetti, ma un archivio vivo della memoria artistica di un Paese che ha fatto del corpo in movimento un emblema identitario. Fondato nel 1998 per volere di Alicia Alonso, étoile e leggenda del balletto mondiale, il museo nasce con un intento chiaro: conservare, proteggere e raccontare l’evoluzione della danza cubana, dalle sue radici coloniali fino alle più audaci espressioni contemporanee. L’edificio stesso è una dichiarazione d’intenti: un’elegante villa in stile eclettico degli anni Venti, che accoglie il visitatore in un’atmosfera sospesa tra storia e poesia. Varcare la soglia significa entrare in un palcoscenico invisibile, dove ogni sala è una scena. Il percorso espositivo si snoda in diverse sale tematiche, ognuna dedicata a un periodo, a uno stile o a una figura chiave della danza cubana. Si comincia con la Sala del XIX secolo, dove sono esposti abiti, litografie e documenti d’epoca che testimoniano l’influenza europea sulla danza a Cuba, per poi passare al periodo romantico e all’irrompere della tradizione russa con ...

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La Paul Taylor Dance Company nella stagione 25/26 di Chiasso

Il Cinema Teatro di Chiasso presenta la Stagione Teatrale 2025-2026, ricca di oltre trenta date con proposte legate alla prosa, alla musica, alla danza, al cinema. Quella che sta per aprirsi è una stagione imperdibile, con l’obiettivo costante di incontrare gli interessi e le aspettative del pubblico nel campo delle varie arti performative. Una stagione particolare perché segna un passaggio di consegne: dopo un decennio di attività, Armando Calvia ha ceduto il testimone della direzione del Cinema Teatro a Jurij Meile, in carica dal 1° settembre e che si appresta ora a incontrare ufficialmente la stampa e gli spettatori nella sua nuova veste. Per questioni di tempistica legata all’avvicendamento nella gestione, il cartellone è stato allestito dal direttore uscente, che lo presenta al pubblico e ai media in occasione dell’evento dell’11 settembre 2025. Jurij Meile raccoglie il testimone con entusiasmo, pronto ad accompagnare il Cinema Teatro verso nuove stimolanti stagioni. Seguendo il tema chiave del Centro Culturale Chiasso, pulchritudo, il Cinema Teatro propone per la Stagione 2025-2026 un ampio ventaglio di eventi. Il primo appuntamento della stagione teatrale, quasi un prologo al cartellone in abbonamento, sarà affidato agli inossidabili Legnanesi, che tornano al Cinema Teatro per due date con Ricordati ...

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Con tre maestri del Novecento torna la danza alla Scala

ÉTUDES Il più celebre balletto di Harald Lander fu creato nel 1948 al Teatro Reale di Copenaghen per il Royal Danish Ballet; Lander ne presentò una nuova versione nel 1952 all’Opéra di Parigi, che divenne quella di riferimento rimontata per le più grandi Compagnie in tutto il mondo. Alla Scala venne presentata per la prima volta nel 1994, poi nel 1995 e l’ultima presenza sul nostro palcoscenico risale al 2001. Così lo stesso Harald Lander commentava la sua produzione: “Études significa davvero molto per me poiché questo balletto è l’espressione della mia personalità e di ciò che credo la danza debba essere. Danzare non è solo consegnare al pubblico alcuni passi. Lo scopo del balletto è combinare quanto più possibile spirito, danza e musica”. Études è un omaggio alla danza. Il balletto segue i ballerini dalle cinque posizioni di base ai passi più difficili, dal duro lavoro in sala prove fino alla più brillante ed elegante performance in scena, mostrando i diversi aspetti dell’arte del Balletto, dalla spiccata abilità alla più pura espressione romantica. Il balletto è costruito come un crescendo, e termina con un finale mozzafiato e coniuga verve e stile. Una sfida per un’intera Compagnia. A cura del compositore danese ...

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Il Direttore Artistico Thomas Edur “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Giselle. Il balletto contemporaneo prediletto? Non lo so… Il Teatro del cuore? London Coliseum. Un romanzo da trasformare in balletto? Qualcuno volò sul nido del cuculo di Ken Kesey. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Psycho di Alfred Hitchcock. Il costume di scena indossato che hai preferito? Seeping beauty di Derek Deane, Royal Albert Hall. Credo che i costumi fossero di Roberta Guidi Di Bagno e realizzati dalla migliore sarta al mondo. Jane era il suo nome, se non ricordo male. Ho indossato molti bei costumi durante la mia carriera, ma questo era qualcosa di diverso, come una seconda pelle. Quale colore associ alla danza? Verde pino. Che profumo ha la danza? Come il pane appena sfornato. La musica più bella scritta per balletto? Il lago dei cigni di Čajkovskij. Il film di danza irrinunciabile? White nights. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Mikhail Baryshnikov e Natalia Makarova. Il tuo “passo di danza” preferito? Entrelacé soubresaut. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio di balletto classico? Nessuno. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? John Cranko e Sir. Kenneth Macmillan. Tornando indietro, se ...

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Carlotta Zambelli: l’Étoile italiana che incantò Parigi

Nel firmamento della danza classica, poche stelle brillano con la grazia e la longevità di Carlotta Zambelli, ballerina italiana che, tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, conquistò i teatri più prestigiosi d’Europa e lasciò un’impronta indelebile nell’evoluzione del balletto moderno. Carlotta Zambelli nacque a Milano il 4 novembre 1875, si formò alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala. Fu presto notata per le sue qualità tecniche eccezionali: un’eleganza naturale, un perfetto controllo del corpo e una sensibilità interpretativa fuori dal comune. La svolta avvenne nel 1894, quando venne invitata a danzare a Parigi. Da quel momento, la capitale francese sarebbe diventata la sua seconda casa e il luogo dove avrebbe raggiunto la consacrazione artistica. Nel 1894, Carlotta Zambelli debuttò all’Opéra Garnier di Parigi in un ruolo solitamente riservato alle grandi étoile francesi. La sua interpretazione, sostenuta da una tecnica impeccabile e da un’eleganza naturale, incantò il pubblico parigino, ancora abituato a una danza più accademica e meno virtuosistica rispetto a quella italiana. Zambelli si distinse per la sua straordinaria capacità di unire la forza tecnica italiana – in particolare nei virtuosismi come i fouettés – alla raffinatezza espressiva della scuola francese. Fu la prima ballerina ...

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Il flamenco trasgressivo di Rocío Molina alla Pergola

Sabato 20 settembre alle ore 21.00 al Teatro della Pergola di Firenze, in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana, uno degli eventi di punta del Festival Fabbrica Europa 2025. ROCÍO MOLINA, Leone d’Argento alla Biennale Danza di Venezia 2022, figura tra le più rivoluzionarie del flamenco contemporaneo, presenta in prima nazionale VUELTA A UNO. Per la prima volta a Firenze, Molina – accompagnata dal chitarrista Yerai Cortés con il quale instaura un dialogo serrato, sorprendente, giocoso, talvolta irriverente – mostra con potente forza espressiva una lotta, un ritorno a ciò che è vivo, all’euforia, al piacere. L’anima cerca di fuggire, di elevarsi e diventare Uno con il tutto. Nella loro estasi non ci sono emozioni celate alla vista. C’è superamento dei limiti, perdita di equilibrio, abbandono della razionalità. I suoni si moltiplicano, mutano, trascinano verso una sorta di delirio: l’onda d’urto di una danza inarrestabile, divorata da un implacabile impulso creativo. Un movimento incessante attraversa tutte le fasi del piacere con un’urgenza che la pelle a stento riesce a contenere. Vuelta a Uno della coreografa e danzatrice spagnola Rocío Molina, è la terza parte della Trilogía sobre la Guitarra che comprende anche Inicio (Uno) e Al fondo riela (Lo Otro del ...

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Léon Bakst e la rivoluzione del costume per i Balletti Russi

All’inizio del XX secolo, il mondo del teatro e della danza fu travolto da una nuova visione estetica che fuse l’arte, il mito e l’oriente in un unico spettacolo sensoriale. Al centro di questa rivoluzione c’era Léon Bakst, pittore, scenografo e costumista russo, la cui immaginazione visiva contribuì in modo decisivo al successo e all’impatto dei leggendari Balletti Russi di Sergej Djagilev. Bakst non creava semplici abiti di scena: i suoi costumi erano estensioni del mondo emotivo e simbolico dei personaggi, vere e proprie opere d’arte indossabili. Contrariamente al realismo teatrale del XIX secolo, i suoi disegni abbandonavano ogni velleità naturalistica per abbracciare il fantastico, l’esotico e l’onirico. Le sue creazioni erano caratterizzate da: Colori accesi e saturi, spesso accostati in maniera ardita. Linee fluide o geometriche, a seconda del contesto narrativo.Materiali preziosi come sete, broccati, ricami dorati e perle. Influenze orientali, greche, persiane e indiane, rilette attraverso la lente dell’Art Nouveau. Il risultato era un mondo scenico dove i costumi non seguivano la danza: la ispiravano. Il costume dorato del celebre danzatore Vaslav Nijinsky, nei panni dello Schiavo d’Oro, rimane uno degli esempi più iconici della storia del costume teatrale. I costumi di Bakst non rimasero confinati al palcoscenico. ...

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Suzhou-Ballet

TAM – Suzhou Ballet Theatre: “The Love Bridge – A Ballet Collection”

Il 20 settembre 2025 il TAM – Teatro Arcimboldi Milano apre le proprie porte a un debutto attesissimo: per la prima volta arriva in Italia il Suzhou Ballet Theatre, unica compagnia professionale di balletto della provincia di Jiangsu, fondata nel 2007 e oggi guidata da una delle figure più luminose della danza mondiale, Tan Yuanyuan. L’appuntamento si preannuncia come un evento di rilievo per la scena coreutica nazionale, non solo per l’occasione di scoprire da vicino l’identità artistica di una compagnia che ha saputo definire un proprio linguaggio, ma anche per il valore simbolico di un programma che unisce Oriente e Occidente sotto il segno universale dell’amore. Il titolo della serata, The Love Bridge – A Ballet Collection, non è casuale: il filo conduttore è proprio l’amore nelle sue infinite declinazioni, affrontato come forza eterea e poetica ma anche come energia viscerale e primordiale, capace di travolgere, sacrificare e rinascere. Il viaggio inizia con The Dream Interrupted, ispirato all’opera Kunqu The Peony Pavilion, pietra miliare del teatro classico cinese. Qui la vicenda amorosa di Du Liniang e Liu Mengmei diventa un intreccio sospeso tra sogno e realtà, dove la delicatezza del gesto e l’intensità emotiva trovano un equilibrio raro. Segue ...

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Due balletti nella nuova stagione del Massimo Bellini di Catania

Il Teatro Massimo Bellini di Catania presenta per il 2026 una stagione ricca e ambiziosa, fondata sull’idea di libertà e bellezza. La direzione artistica conferma un equilibrio tra tradizione e innovazione, proponendo grandi classici dell’opera, titoli amati del balletto classico e proposte contemporanee. In totale, sette produzioni in abbonamento, di cui cinque opere liriche e due balletti, oltre a eventi speciali, opere da camera e concerti. Tra le novità spiccano le opere da camera con tre titoli in scena al Teatro Sangiorgi. In particolare per i grandi balletti della nuova Stagione troviamo: SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE Balletto in due atti da William Shakespeare Musica di Felix Mendelssohn Bartholdy e Camille Saint-Saëns Date: 22-28 maggio 2026 Coreografie Yaroslav Ivanenko Scene Heiko Mönnich Luci Maximilian Rade Allestimento e Corpo di Ballo dell’Opera di Kiel Primi ballerini Amilcar Moret Gonzalez e Virginia Tomarchio Una produzione moderna e poetica ispirata alla commedia teatrale di William Shakespeare. LA BELLA ADDORMENTATA Musica: Pëtr Il’ič Čajkovskij Date: 15-20 dicembre 2026 Compagnia ospite: Balletto dell’Opera di Stato di Tbilisi (Georgia) Direzione artistica: Nina Ananiashvili Uno dei capolavori assoluti del repertorio classico, con sontuosi costumi e coreografie tradizionali. Un appuntamento natalizio imperdibile. Tutti gli approfondimenti e ...

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