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Rubriche

Nel segno dell’étoile: omaggio ad Elisabetta Terabust

Nel giorno del suo anniversario di nascita, il Giornale della danza ricorda Elisabetta Terabust: un’artista straordinaria che ha attraversato con grazia e determinazione più di mezzo secolo di storia del balletto. Nata il 4 agosto 1946 a Varese con il nome di Elisabetta Magli, la Terabust è stata non solo una delle ballerine più raffinate del Novecento, ma anche una leader carismatica e un’instancabile promotrice della danza in tutte le sue forme. Oggi, a distanza di anni dalla sua scomparsa, il suo nome continua a evocare rispetto, ammirazione e riconoscenza. Formata alla Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma sotto la guida di Attilia Radice, Elisabetta Terabust entra giovanissima nel corpo di ballo del teatro, dove nel 1966 ottiene il titolo di prima ballerina, per poi diventare étoile nel 1972. Inizia così un percorso artistico che la porterà sui più prestigiosi palcoscenici del mondo. Meravigliosi i suoi ruoli nel repertorio classico: Giselle, La Sylphide, Il Lago dei Cigni, Lo Schiaccianoci, Romeo e Giulietta: interpretazioni che fondevano tecnica impeccabile e una profonda sensibilità scenica votata alla ricerca della perfezione. Ma è anche nella danza moderna che Terabust lascia un segno: con  la compagnia dell’Aterballetto e coreografi del calibro di Glen ...

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Luigi XIV, il Re Sole: sovrano della danza

Nel Seicento, il palcoscenico non era solo un luogo per l’arte: era un’estensione del trono. E Luigi XIV, il Re Sole, lo sapeva perfettamente. Prima ancora di imporsi come monarca assoluto, si affermò come protagonista indiscusso della scena. Non solo spettatore di balletti: danzatore, coreografo di potere, regista della propria immagine. A soli quindici anni, Luigi apparve sul palco del Ballet de la Nuit vestito da Sole, circondato da pianeti e stelle. Non era solo una scelta scenografica: era un atto politico. In quel momento, il giovane re stabiliva un principio visivo e simbolico che avrebbe retto l’intero suo regno: tutto ruota attorno a me. Ma quella performance non fu un evento isolato. Per oltre vent’anni, Luigi danzò pubblicamente in numerosi spettacoli, assumendo spesso ruoli allegorici: Apollo, Marte, Ercole. Ogni figura mitologica diventava specchio del sovrano. I movimenti del suo corpo, eseguiti con disciplina ferrea, erano parte integrante della sua autorità. Ogni passo, un’affermazione del suo dominio. Ogni inchino, un gesto di conquista. La danza alla corte di Luigi non era mai solo intrattenimento. Era cerimonia, strategia, architettura sociale. Ballare a Versailles significava occupare uno spazio nel cerchio del potere. Chi non sapeva danzare, letteralmente e simbolicamente, era fuori scena. ...

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L’étoile Salvatore Manzo “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Lo Schiaccianoci. Il balletto contemporaneo prediletto? Chroma di Wayne McGregor. Il Teatro del cuore? Teatro di San Carlo a Napoli. Un romanzo da trasformare in balletto? Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Midnight in Paris di Woody Allen. Il costume di scena indossato che hai preferito? Uno jabot di Rudolf Nureyev. Quale colore associ alla danza? Bianco. Che profumo ha la danza? Un’essenza forte e raffinata con note di legni, polvere e tessuto. La musica più bella scritta per balletto? Quella di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Il film di danza irrinunciabile? Il ritmo del successo. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Carla Fracci e Rudolf Nureyev. Il tuo “passo di danza” preferito? Le pirouettes. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio di balletto classico? Un principe. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Sir Kenneth MacMillan. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? La ringrazierei per la possibilità che mi ha dato di vivere questa arte. Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Determinazione, costanza, passione. Come ti vedi oggi allo specchio? Con ...

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Maître de ballet: il cuore nascosto della danza

Nel mondo affascinante e rigoroso del balletto classico accademico, gli spettatori tendono a focalizzarsi sui ballerini, sulle étoile, sui coreografi o sui teatri prestigiosi. Tuttavia, dietro ogni blasonata compagnia, dietro ogni interpretazione impeccabile e ogni gesto che sfiora la perfezione, esiste una figura discreta ma fondamentale: il maître de ballet. Una sorta di direttore d’orchestra senza bacchetta. Il termine francese si traduce letteralmente in “maestro del balletto”, ma questa definizione non rende giustizia alla complessità e delicatezza del suo ruolo. È una figura ponte tra l’arte e la disciplina, tra la tradizione e l’evoluzione della danza. Un artigiano dell’eccellenza, che lavora lontano dai riflettori per garantire che ogni gesto, intenzione o dettaglio sia veicolo di autenticità e grazia. Il maître è responsabile dell’allenamento quotidiano dei ballerini, della trasmissione del repertorio e dell’integrità stilistica delle coreografie, siano esse classiche, neoclassiche o contemporanee. In molte compagnie, è anche l’occhio esterno che supervisiona le prove, corregge dettagli minimi ma cruciali, armonizza i movimenti e la musicalità del corpo di ballo per garantire che ogni produzione rifletta il livello artistico e tecnico richiesto. Non è semplicemente un insegnante: spesso è un ex ballerino di altissimo e prestigioso livello, con anni di onorata e comprovata ...

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L’étoile Sara Renda “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Don Chisciotte. Il balletto contemporaneo prediletto? La bella addormentata di Mats Ek. Il Teatro del cuore? Opera National di Bordeaux. Un romanzo da trasformare in balletto? Il Gattopardo di Giuseppe Tommasi di Lampedusa. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Colazione da Tiffany. Il costume di scena indossato che hai preferito? Il tutù del passo a due di “Cenerentola”, coreografia di David Bintley. Quale colore associ alla danza? Il rosa e il bianco. Che profumo ha la danza? La danza ha il profumo della vita, quando balli puoi percepire e finalmente comprendere il sentore dell’esistenza. La musica più bella scritta per balletto? Romeo e Giulietta. Il film di danza irrinunciabile? Billy Elliot. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Michail Barysnikov e Carla Fracci. Il tuo “passo di danza” preferito? Grand Jetè. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio di balletto classico? Kitri. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Rudolf Nureyev. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Le direi di ispirare nuovi balletti classici. Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Arte, purezza, ineguagliabile. Come ti vedi oggi allo ...

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Le eteree ballerine romantiche dell’800: Augusta Maywood

Augusta Maywood (New York, 5 marzo 1825 – Leopoli, 3 novembre 1876) nata Williams, era figlia degli attori teatrali Henry Williams e Martha Bally. Fu la prima ballerina americana a raggiungere il rango di Prima Ballerina in Europa e celebrata interprete dell’era del balletto romantico. Prese il cognome dal suo patrigno Robert Campbell Maywood in seguito alle seconde nozze di sua madre. Studiò sotto la guida dell’ex ballerino dell’Opéra di Parigi Paul H. Hazard insieme alla sua rivale Mary Ann Lee (luglio 1824 – 25 gennaio 1899). Fu la prima protagonista del capolavoro ballettistico Giselle in America, precisamente nella città di Boston nel 1846. L’americana Mary Ann Lee, altrettanto famosa artista dell’era del balletto romantico, debuttò nel 1837 con la coreografia The Maid of Cashmere al Chestnut Street Theatre in coppia con Augusta Maywood. Il pubblico fu entusiasta di entrambe e fomentò una rivalità tra le due artiste. Insieme si esibirono in una produzione di The Dew Drop, o La Sylphide nel 1838. Maywood poi si trasferì in Europa per studiare danza mentre Lee rimase a Philadelphia. Lee ballò per la prima volta in La Bayadère nel 1839 che rimase uno dei suoi ruoli preferiti per il resto della carriera. ...

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Il coreografo Dimitris Papaioannou “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Nessuno. Il balletto contemporaneo prediletto? 1980 di Pina Bausch. Il Teatro del cuore? Théâtre de la Ville di Parigi. Un romanzo da trasformare in balletto? Autobiografia del Rosso di Anne Carson. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Teorema di Pier Paolo Pasolini. Il costume di scena indossato che hai preferito? Abito nero (Materia Prima). Quale colore associ alla danza? Colore della pelle. Che profumo ha la danza? Sudore. La musica più bella scritta per balletto? Qualunque di Čajkovskij. Il film di danza irrinunciabile? Saturday Night Live. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Vaslav Nijinsky e Pina Bausch. Il tuo “passo di danza” preferito? Non ne conosco nessuno. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio classico? Qualsiasi ruolo maschile con i collant da danza. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? William Forsythe. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Grazie ragazza! Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Provare – Fallire – Ripetere. Come ti vedi oggi allo specchio? Più vecchio. Michele Olivieri Foto di Julian Mommert www.giornaledelladanza.com © Riproduzione riservata

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95 anni fa nasceva Paul Taylor: l’architetto del movimento

Quando si parla di danza moderna americana, nomi come Martha Graham o Merce Cunningham emergono con prepotenza. Eppure, tra le colonne portanti di questo linguaggio corporeo del Novecento, Paul Taylor ha occupato un posto unico, spesso in bilico tra l’eleganza classica e la ribellione sperimentale. La sua arte ha sfidato le convenzioni pur senza mai distruggerle, trasformando il corpo umano in un veicolo di ironia, lirismo e sorprendente umanità. Paul Taylor nacque il 29 luglio 1930 a Wilkinsburg, in Pennsylvania, e si formò in pittura e nuoto prima di dedicarsi interamente alla danza. Studente alla Juilliard School, si affermò presto come danzatore nel leggendario ensemble di Martha Graham, con cui collaborò negli anni ’50. L’influenza della Graham fu importante, ma Taylor non tardò a trovare una sua propria voce coreografica — una voce a volte ironica, altre volte filosofica, sempre sincera. Ciò che distingue Paul Taylor da molti suoi contemporanei è l’ampiezza della sua visione artistica. Il suo repertorio, che comprende oltre 140 coreografie, è un labirinto stilistico: dalla satira sociale di “Big Bertha” (1970) all’astrazione sublime di “Esplanade” (1975), ogni opera è costruita con un senso profondo della teatralità e del tempo musicale. La “Paul Taylor Dance Company”, fondata ...

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Il direttore artistico Julien Favreau “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Lago dei cigni. Il balletto contemporaneo prediletto? Petite Mort di Kylian. Il Teatro del cuore? Tokyo Bunka Kaikan. Un romanzo da trasformare in balletto? Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Il conte di Montecristo. Il costume di scena indossato che hai preferito? L’uccello di fuoco. Quale colore associ alla danza? Rosso. Che profumo ha la danza? Un misto di parquet cerato, velluto, sudore, calore. La musica più bella scritta per balletto? Romeo et Juliette di Prokoviev. Il film di danza irrinunciabile? Center Stage. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Maurice Béjart e Sylvie Guillem. Il tuo “passo di danza” preferito? Jeté entrelacé. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio di balletto classico? Mayerling. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? William Forsythe. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Le direi grazie e che l’arte della danza rimanga sempre viva. Tre parole per descrivere la disciplina della danza? La danza è una disciplina completa che mobilita il corpo e la mente. Richiede un impegno totale, ma offre anche immense soddisfazioni e una libertà di ...

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L’étoile Diana Ferrara “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Giselle. Il balletto contemporaneo prediletto? 5 Tango’s di Hans Van Manen. Il Teatro del cuore? Opera di Roma e Teatro de Bellas Artes di Città del Messico. Un romanzo da trasformare in balletto? Il romanzo di Massimo Grillandi “Madame de Pompadour”. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Il film “Orchestra Stonata” di Emmanuel Courcol. Il costume di scena indossato che hai preferito? Il tutù corto nero del balletto “Ma Pavlova” di Roland Petit tempestato di pietre Swarowski brillanti! Un tutù bellissimo, ma pesantissimo!!! Quale colore associ alla danza? Per il classico colore rosa cipria, per il contemporaneo color nudo. Che profumo ha la danza? Il profumo della danza è l’Iris. La musica più bella scritta per balletto? Musica di Jules Massenet: Meditation dall’opera “Thaïs”. Il film di danza irrinunciabile? Film “Due vite e una svolta” e “Billy Elliot”. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Rudolf Nureyev con Margot Fonteyn, Natalija Makarova in modo speciale nel “Lago dei Cigni”. Il tuo “passo di danza” preferito? Mi sono entusiasmata dei passi dei “manège” nei balletti “La Sylfide” e “Marco Spada” di Pierre Lacotte! Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra ...

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