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Rubriche

La danza classica è una vera scuola di vita

C’è un momento, poco prima che il sipario si apra, in cui il tempo sembra trattenere il fiato. Il pubblico siede in attesa, le luci si abbassano, e tutto tace. Poi, arriva il primo movimento: una figura emerge dal buio, il corpo si fa musica, la musica diventa racconto. È in quel preciso istante che il balletto classico compie il suo incantesimo — antico, eppure sorprendentemente attuale. Questa non è solo danza. È una forma di pensiero. Un modo di raccontare il mondo sulle punte, senza bisogno di parole. Nel cuore del balletto classico c’è un paradosso: appare etereo, ma nasce dal rigore. I danzatori, dietro quella leggerezza quasi soprannaturale, portano sulle spalle anni di fatica, disciplina, errori corretti migliaia di volte. Il corpo si plasma, si adatta, si ribella e infine si arrende alla forma, diventando canale per qualcosa di più grande: il significato. Il balletto resta fedele al tempo lento. Ripete, affina, ascolta. È una cultura della pazienza, una bellezza conquistata centimetro per centimetro. E questa lentezza — così lontana dalla fretta del nostro quotidiano — è forse la sua forma più potente di resistenza. Il balletto è una lingua antica e mutevole, scolpita nei corpi e nei ...

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La danseuse étoile Clairemarie Osta “allo specchio”

Balletto classico preferito? La Dame aux camélias di John Neumeier. Balletto contemporaneo preferito? La Sagra della Primavera di Pina Bausch. Il teatro del cuore? Palais Garnier. Un romanzo da trasformare in un balletto? Il piccolo principe (Le Petit Prince) di Antoine de Saint-Exupéry (in uscita con la Scuola di Ballo dell’Opéra di Parigi nell’aprile 2026). Un film da cui trarre uno spettacolo di balletto? Alcuni diretti da Tim Burton. Il costume di scena che hai indossato e che hai preferito? L’abito bianco de La Dame aux camélias. Quale colore associ alla danza? Velluto rosso. Che odore ha la danza? Legno. La musica più bella scritta per il balletto? Il pomeriggio di un fauno di Debussy e Il lago dei cigni di Čajkovskij. Il film di danza imperdibile? Billy Elliot di Stephen Daldry e Les jours heureux di Chloé Robichaud. Due miti della danza del passato, maschile e femminile? Violette Verdy e Nicolas Le Riche. Il tuo “passo di danza” preferito? Ballotté. Chi avresti voluto essere nella vita reale tra i personaggi del grande repertorio del balletto classico? Nessuno! Tutti! È il bello di essere tutti e nessuno nella stessa vita! Chi è stato il genio per eccellenza dell’arte coreografica? William Forsythe ...

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Erik Bruhn: l’eleganza immortale del balletto

A 96 anni dalla nascita di Erik Bruhn, il mondo della danza celebra ancora il genio, la grazia e la disciplina di un artista che ha ridefinito l’archetipo del danzatore classico maschile. Nato il 3 ottobre 1928 a Copenaghen, Erik Belton Evers Bruhn è stato non solo uno dei ballerini più ammirati del XX secolo, ma anche un interprete, coreografo e direttore artistico che ha lasciato un’impronta profonda e duratura nel mondo del balletto. Formatasi alla Royal Danish Ballet School, Bruhn incarnava lo stile raffinato e controllato della scuola danese, ma il suo talento lo portò presto a calcare i più prestigiosi palcoscenici internazionali: dal Balletto Reale Danese al New York City Ballet, fino all’American Ballet Theatre, dove divenne una leggenda. In un’epoca in cui il virtuosismo cominciava a prevalere sull’eleganza, Bruhn rappresentava una voce fuori dal coro. Il suo stile era caratterizzato da una purezza tecnica impeccabile e da un lirismo mai ostentato. Quando danzava, sembrava raccontare senza parole: ogni gesto, ogni salto, ogni linea del corpo era espressione di un sentire profondo, filtrato attraverso una tecnica rigorosa e quasi ascetica. Dietro l’apparenza aristocratica e la compostezza scenica, Bruhn era un uomo complesso, profondamente sensibile. La sua riservatezza, a ...

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L’étoile Calvin Royal III “allo specchio”

Balletto classico preferito? Romeo e Giulietta coreografato da Sir Kenneth MacMillan. Balletto contemporaneo preferito? Revelations di Alvin Ailey. Il teatro del cuore? Del mio cuore… Metropolitan Opera House, New York City. Un romanzo da trasformare in un balletto? Beloved di Toni Morrison. Un film da cui trarre uno spettacolo di balletto? Call Me By Your Name. Il costume di scena che hai indossato e che hai preferito? Apollo e il Principe Sigfrido. Quale colore associ alla danza? La danza è un’espressione così varia e ogni stile, emozione e movimento porta con sé il proprio colore e la propria energia. Il balletto può essere caratterizzato da tenui colori pastello o da un audace bianco e nero. Il contemporaneo può essere caratterizzato da blu profondi o toni terrosi, e qualcosa di gioioso e passionale può esplodere in rossi, arancioni o ori brillanti. La danza, per me, è tutto questo! Che profumo ha la danza? La danza ha un odore misto di polvere di colofonia, sudore, un leggero odore di gomma dei pavimenti in studio, il calore delle luci del palcoscenico, il trucco e la lacca per capelli. La musica più bella scritta per il balletto? Sono un grande fan di Chopin, Čajkovskij ...

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L’étoile Anastasia Matvienko “allo specchio”

Balletto classico preferito? Giselle. Balletto contemporaneo preferito? Wayne McGregor, e il suo balletto Infra. Il Teatro del cuore? Il teatro che porto nel cuore è, naturalmente, il Teatro Mariinsky. Un romanzo da trasformare in un balletto? Il Maestro e Margherita è un meraviglioso romanzo, che è già stato trasformato in balletto dal coreografo Edward Clug. Lo spettacolo è in scena al Teatro Bol’šoj. È una produzione molto talentuosa. Il costume di scena che hai indossato e che hai preferito? Qualsiasi tutù classico – da Il Lago dei Cigni o La Bella Addormentata. Quale colore associ alla danza? Il colore che associo alla danza è sicuramente il bianco. Che odore ha la danza? La danza ha un odore tutto suo: odore di palcoscenico, di costume, di pece. La musica più bella scritta per il balletto? La musica più bella, per me, è quella de La Bella Addormentata di Čajkovskij. Due miti della danza del passato, maschile e femminile? Naturalmente Rudolf Nureyev e Margot Fonteyn. Il tuo “passo di danza” preferito? Forse il Grand Pas de Chat. Chi avresti voluto essere nella vita reale tra i personaggi del grande repertorio del balletto classico? Giselle. Chi era il genio per eccellenza dell’arte coreografica? ...

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Rita Sangalli: dall’Accademia della Scala alle ribalte del mondo

Nel cuore dell’Ottocento emerse una figura destinata a lasciare un’impronta profonda nella storia del balletto: Rita Sangalli. Nata il 20 agosto 1849 ad Antegnate, nella bergamasca, Rita fu molto più di una semplice ballerina: fu pioniera, innovatrice e musa in un’epoca in cui la danza era in trasformazione. La passione per la danza la portò giovanissima alla Scuola del Teatro alla Scala di Milano, dove si formò sotto la guida del coreografo Auguste Hus. A tredici anni era già in scena, dimostrando un talento che non poteva restare confinato ai teatri di provincia. Il debutto ufficiale arrivò nel 1865 con il balletto Flik e Flok, ma era solo l’inizio di un percorso straordinario. Nel 1866 Rita fece una scelta audace: salpò verso gli Stati Uniti. A New York, collaborò con Maria Bonfanti nello spettacolo The Black Crook, considerato da molti il primo musical della storia. Non si limitò a esibirsi: fondò una sua compagnia, portando il balletto classico in luoghi allora periferici alla scena culturale, come la California e l’Oregon. Dopo aver conquistato il Nuovo Mondo, Rita tornò in Europa e si stabilì a Parigi, dove nel 1872 entrò nel corpo di ballo dell’Opéra de Paris, all’epoca il palcoscenico più ambito ...

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Il maestro Fethon Miozzi “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Giselle. Il balletto contemporaneo prediletto? In The Middle, Somewhat Elevated di William Forsythe. Il Teatro del cuore? Il Teatro Mariinsky di San Pietroburgo. Un romanzo da trasformare in balletto? Guerra e Pace di Tolstoj. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Madame X diretto da David Lowell Rich. Il costume di scena indossato che hai preferito? Grand pas Classique. Quale colore associ alla danza? Tutti i colori dell’Arcobaleno. Che profumo ha la danza? Chanel N°5. La musica più bella scritta per balletto? Tutti i balletti di Tchaikovsky. Il film di danza irrinunciabile? Due vite, una svolta diretto da Herbert Ross. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Mikhail Baryshnikov e Natalia Makarova. Il tuo “passo di danza” preferito? Grand jeté en avant. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio di balletto classico? Romeo. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Marius Petipa. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Grazie per avermi donato questa splendida arte. Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Perfezione estetica. Espressività fisica e interiore. Mezzo per sublimare la nostra vita. Come ti vedi oggi allo specchio? Un ...

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Il coreografo Marco Goecke “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Swan Lake. Il balletto contemporaneo prediletto? 1980 di Pina Bausch. Il Teatro del cuore? Kammertheater Stuttgart. Un romanzo da trasformare in balletto? Il Profumo di Patrick Süskind. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Rosemary’s Baby. Il costume di scena indossato che hai preferito? Non mi è mai piaciuto niente. Quale colore associ alla danza? Nero. Che profumo ha la danza? Polvere. La musica più bella scritta per balletto? La sagra della primavera. Il film di danza irrinunciabile? A Chorus Line. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Eva Evdokimova e Pina Bausch. Il tuo “passo di danza” preferito? Piqué arabesque. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio di balletto classico? Non ho idea. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Molti. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Di portare un sacco di lavoro!!! Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Passione, frustrazione, vita. Come ti vedi oggi allo specchio? Invecchiato. Michele Olivieri Foto di © Die arge lola www.giornaledelladanza.com © Riproduzione riservata

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Il primo ballerino Andrea Sarri “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Giselle. Il balletto contemporaneo prediletto? God and dogs di Jiří Kylián. Per me è stata un’esperienza bellissima. Mi piacerebbe tantissimo ballare la Sagra della primavera di Pina Bausch. Il Teatro del cuore? Ovviamente l’Opéra di Parigi. Ma anche il Teatro Massimo di Palermo. Teatro della città dalla quale vengo. Un romanzo da trasformare in balletto? Un romanzo che mi ha colpito di recente è La canzone di Achille di Madeline Miller. Penso possa essere una bella storia da reinterpretare. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Baarìa di Giuseppe Tornatore. O direi anche Il Gattopardo di Luchino Visconti. Il costume di scena indossato che hai preferito? I costumi all’Opéra di Parigi sono tutti bellissimi ma il costume che ho preferito è quello del secondo atto di Albrecht in Giselle perché è iconico e indossarlo è veramente emozionante. Quale colore associ alla danza? Multicolore. Perché la danza ha tante sfaccettature e tante sfumature diverse da esplorare. Che sia nella tecnica o anche nell’interpretazione. Che profumo ha la danza? Un misto tra libertà impegno e tanta dedizione. La musica più bella scritta per balletto? Difficile scegliere ma direi quella di Romeo e Giulietta scritta da ...

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Odette e Odile: il doppio volto dell’anima

In un regno sospeso tra sogno e destino, dove la musica non è solo suono ma respiro, vivono due nomi – Odette e Odile – specchio e ombra dello stesso battito d’ali. Odette, candore che danza nella luce dell’alba, cigno bianco di un’anima prigioniera, è la promessa dell’amore puro, l’innocenza che resiste al sortilegio del tempo. Odile, nera come la notte che seduce, è la scintilla del desiderio travestita da verità, il volto che mente con grazia e sorriso, l’incanto dell’illusione fatta carne e pirouette. Due corpi, un solo danzare. Un’unica ballerina che li incarna entrambi: non come scelta, ma come necessità. Perché dentro ogni essere umano coabitano la grazia e la tentazione, la verità che implora fedeltà e la maschera che vuole essere vista. Il principe, in mezzo, non sa vedere. Non sa distinguere tra ciò che luccica e ciò che brilla. E come spesso accade, l’inganno ha la voce più forte. Ma la verità, anche trafitta, non svanisce. Odette non muore: si trasfigura. Va oltre la carne, oltre la danza. E così, Il Lago dei Cigni non è solo una favola tragica, ma una meditazione sull’identità. Chi siamo, davvero? Siamo Odette quando amiamo senza difese. Siamo Odile quando ...

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