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Rubriche

L’étoile Giuseppe Picone “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Giselle e Romeo e Giulietta. Il balletto contemporaneo prediletto? La Petite Mort di Jiří Kylián. Il Teatro del cuore? Sono quattro: Teatro di San Carlo, Arena di Verona, Teatro dell’Opera di Roma, Teatro dell’Opera di Vienna. Un romanzo da trasformare in balletto? L’amica geniale di Elena Ferrante. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Ghost di Jerry Zucker. Il costume di scena indossato che hai preferito? I costumi del Principe Desirée nel balletto La Bella Addormentata. Quale colore associ alla danza? Il verde perché rappresenta la vita, la crescita e la speranza di vivere il proprio sogno artistico. Che profumo ha la danza? Di pura passione. La musica più bella scritta per balletto? Il Lago dei Cigni di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Il film di danza irrinunciabile? Due vite, una svolta di Herbert Ross. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Rudolf Nureyev e Carla Fracci. Il tuo “passo di danza” preferito? Grand Jeté. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio di balletto classico? Nessuno. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? George Balanchine. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Ti amo! ...

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Répétiteur: il custode della memoria coreutica

In ogni grande spettacolo di danza, tra le luci di scena e gli applausi, si cela una presenza invisibile ma determinante. Non sale sul palco, non indossa tutù né scarpe da punta, eppure la sua impronta è in ogni gesto, in ogni pausa carica di significato, in ogni respiro condiviso sul palcoscenico. È il ripetitore, custode di un sapere che non si legge nei libri, ma si trasmette con il corpo, la voce e la pazienza. Il ripetitore è, per molti versi, un traduttore del tempo. Traduce la visione del coreografo in linguaggio vivo, plasmato sul corpo dei danzatori di oggi. Il suo compito va oltre l’insegnamento tecnico: egli ricostruisce atmosfere, intenzioni, silenzi, tensioni emotive. Dove il coreografo ha lasciato un’impronta, il répétiteur la rianima, passo dopo passo. Non si limita a correggere posizioni sbagliate o a contare i tempi musicali: scava nella memoria del balletto per riportare alla luce ciò che rischia di sbiadire — un accento, uno sguardo, un’ombra che attraversa la scena. Questa figura professionale non si improvvisa: spesso si tratta di ex ballerini che hanno vissuto in prima persona le opere che ora trasmettono. Alcuni hanno lavorato a stretto contatto con i coreografi originali. Altri sono ...

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La Direttrice Artistica Amanda Bennett “allo specchio”

Balletto classico preferito? Tra i balletti classici tradizionali: La Bella Addormentata. Inoltre, le opere di Balanchine, come Serenade, Concerto Barocco, Duo Concertant e molte altre. Balletto contemporaneo preferito? Le opere di William Forsythe. Mi è piaciuto anche Grand Finale di Hofesh Shechter. Il teatro del cuore? I miei teatri preferiti sono il Koch Theater al Lincoln Center di New York (ex State Theater), il palcoscenico della Semper Oper di Dresda è fantastico e ho un debole e bellissimi ricordi del palcoscenico del Theater Basel. Un romanzo da trasformare in un balletto? Non sono una coreografa, ma forse Via col vento di Margaret Mitchell. Un film da cui trarre uno spettacolo di balletto? Di nuovo, forse Via col vento, prodotto da David O. Selznik e diretto da Victor Fleming. Il costume di scena che hai indossato e che hai preferito? Il mio secondo costume da La fille mal gardée di Heinz Spoerli e il mio costume “russo” dal terzo atto del Lago dei cigni di Spoerli. Quale colore associ alla danza? Bianco, soprattutto la luce bianca, poiché comprende tutti i colori dello spettro visibile. Che odore ha la danza? Come la somma di tutte le emozioni e l’intelletto umano. La musica più bella scritta per ...

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La rigorosa e nobile disciplina della danza classica

Dietro la leggerezza di un arabesque e la grazia di un fouetté, la danza classica cela un sistema di disciplina ferreo, quasi ascetico. Nulla in questo universo è lasciato al caso: ogni movimento, ogni gesto, ogni respiro nasce da anni di studio, ripetizione e controllo assoluto del corpo. Sin da piccoli, gli allievi delle accademie più prestigiose — come la Vaganova, l’Opéra o la Scala — imparano che la libertà si conquista attraverso la regola. Le giornate iniziano con ore alla sbarra, dove il corpo viene scolpito con una precisione chirurgica. La postura, la rotazione delle anche, l’equilibrio: tutto deve essere perfetto. Ma non si tratta solo di forma. La disciplina diventa una mentalità, un modo di stare nel mondo. Il dolore è parte del percorso. Le punte feriscono, i muscoli cedono, ma la resilienza del danzatore è silenziosa. Nessun lamento, solo lavoro. E l’insegnante, figura severa ma fondamentale, osserva ogni progresso con occhio critico: guida e specchio, esempio e confine. In questo ambiente, la disciplina non è una gabbia, ma una chiave: permette al danzatore di trasformare la tecnica in espressione, la fatica in leggerezza. È un linguaggio che si impara con il corpo, ma che cambia anche la ...

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Il Direttore Jean-Sébastien Colau “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Il lago dei Cigni. Il balletto contemporaneo prediletto? Shoot the moon di Sol León & Paul Lightfoot. Il Teatro del cuore? Opéra di Parigi. Un romanzo da trasformare in balletto? Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Farinelli – Voce regina di Gérard Corbiau. Il costume di scena indossato che hai preferito? Il mantello del secondo atto di Albrecht in Giselle. Quale colore associ alla danza? Bianco. Che profumo ha la danza? Giglio. La musica più bella scritta per balletto? Il lago dei cigni di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Il film di danza irrinunciabile? Il sole a mezzanotte (White Nights) di Taylor Hackford con Michail Baryšnikov. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Rudolf Nureyev e Ghislaine Thesmar. Il tuo “passo di danza” preferito? Giri alla seconda. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita reale tra i personaggi del grande repertorio di balletto classico? Nessuno perché il loro destino è quasi sempre tragico. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? George Balanchine. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Di non perdere mai la passione. Tre parole per descrivere la disciplina della ...

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Il primo ballerino James Wilkie “allo specchio”

Il balletto classico preferito? La Sylphide/Giselle. Il balletto contemporaneo prediletto? Tryst di Christopher Wheeldon. Il Teatro del cuore? The Royal Opera House. Un romanzo da trasformare in balletto? La scelta di Sophie (titolo originale Sophie’s Choice) dello scrittore William Styron. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? The Lady – L’amore per la libertà diretto da Luc Besson che narra la storia di Aung San Suu Kyi. Il costume di scena indossato che hai preferito? Diamonds di George Balanchine. Quale colore associ alla danza? Nero. Che profumo ha la danza? Quello delle scarpette. La musica più bella scritta per balletto? Marguerite and Armand di Franz Liszt. Il film di danza irrinunciabile? Scarpette rosse di Michael Powell e Emeric Pressburger. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Gli uomini sono solo partner. Le donne sono le star dello spettacolo, tutti sono uguali e apprezzati. Il tuo “passo di danza” preferito? Temps de cuise. Petit allegro. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio di balletto classico? Chiunque si sia innamorato. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Sir Frederick William e Sir Kenneth MacMillan. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, ...

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La danza è un linguaggio universale che unisce

La danza non è solo arte, ma un atto profondamente civile. In ogni angolo del mondo, il movimento del corpo racconta storie, identità, memorie condivise. È linguaggio senza parole, capace di unire ciò che la società spesso divide: culture, generazioni, esperienze. Nella danza si costruisce comunità. Che sia su un palco, in una scuola o in strada, danzare insieme significa riconoscersi, ascoltarsi, coesistere. Dai rituali tribali africani alle danze popolari europee, fino alle forme più contemporanee di espressione urbana, la danza custodisce la memoria storica e l’identità di un popolo. In un tempo frammentato e digitale, la danza ci riporta al corpo e alla relazione autentica. È educazione alla sensibilità, all’empatia, alla bellezza. La danza ha anche un importante valore sociale. Negli ultimi decenni si sono moltiplicate esperienze che usano la danza come pratica educativa, terapeutica o di integrazione. Progetti di danza inclusiva coinvolgono persone con disabilità, anziani e giovani in situazioni di marginalità. In un mondo che cambia, danzare insieme può diventare un atto rivoluzionario: un modo per riconoscersi, per ascoltarsi e, forse, per ritrovarsi più umani. Michele Olivieri www.giornaledelladanza.com ©️ Riproduzione riservata

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Il danseur étoile Jean-Guillaume Bart “allo specchio”

Balletto classico preferito? Il Lago dei Cigni. Balletto contemporaneo preferito? La Sagra della Primavera di Bausch, Bella Figura di Kylian. Il Teatro del cuore? Palais Garnier, Opéra di Parigi. Un romanzo da trasformare in un balletto? Lettera da una sconosciuta di Zweig. Un film da cui trarre uno spettacolo di balletto? L’Aurore (Murnau), Viale del Tramonto (Billy Wilder). Il costume di scena che hai indossato e che hai preferito? I costumi di Espada in Don Chisciotte (Georgiadis). Quale colore associ alla danza? Tutti. Che odore ha la danza? Sudore! La musica più bella scritta per il balletto? Il Lago dei Cigni. Il film di danza imperdibile? Don Chisciotte (Noureev Aldous). Due miti della danza del passato, maschile e femminile? Anthony Dowell e Noella Pontois. Il tuo “passo di danza” preferito? Giri in doppio assemblé. Atteggiamento renversé. Déroulés (chaînés). Chi avresti voluto essere nella vita reale tra i personaggi del grande repertorio del balletto classico? Des Grieux (Manon). Chi è stato il genio per eccellenza dell’arte coreografica? Jerome Robbins. Ripensandoci, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Grazie per aver dato un senso alla mia vita. Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Introspezione, Sensazioni, Trascendenza. Come ti vedi oggi allo ...

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Il direttore e coreografo Renato Zanella “allo specchio”

Il balletto classico preferito? La Bella addormentata. Il balletto contemporaneo prediletto? Le Parc di Angelin Preljocaj. Il Teatro del cuore? L’Opera di Vienna. Un romanzo da trasformare in balletto? Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Dogville di Lars von Trier. Il costume di scena indossato che hai preferito? Principe Gremin in Onegin. Quale colore associ alla danza? Nero. Che profumo ha la danza? Sudore. La musica più bella scritta per balletto? Quella di Aram Il’ič Chačaturjan per Spartacus. Il film di danza irrinunciabile? White Nights diretto da Taylor Hackford con Michail Baryšnikov. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Paolo Bortoluzzi e Luciana Savignano. Il tuo “passo di danza” preferito? Grand jeté. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio di balletto classico? Tebaldo. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? John Cranko. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Fammi donna! Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Pratica, pratica, pratica. Come ti vedi oggi allo specchio? Un artista che ne ha viste tante… Michele Olivieri Foto di Darja Stras Tisu www.giornaledelladanza.com © Riproduzione riservata

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Sulle punte del tempo: la leggenda di Sofia Fuoco

Nel cuore pulsante dell’Ottocento, quando il palcoscenico era ancora illuminato da luci a gas e la danza viveva il suo periodo più etereo, una figura minuta ma ardente rubava la scena con la sola forza dei suoi piedi in punta. Il suo nome era Sofia Fuoco, e il suo talento lasciava una scia incandescente ovunque posasse lo sguardo… o il piede. Sofia Fuoco non era nata Fuoco. Il suo vero nome, Maria Brambilla, non aveva nulla di infuocato, se non forse il destino. Nata a Milano nel 1830, in un’Italia ancora spezzata, crebbe in una famiglia dove la danza era lingua madre. Fin da piccola, il suo corpo parlava con una grazia che andava oltre la tecnica: era espressione pura. Sotto la guida severa e geniale di Carlo Blasis, Sofia si forgiò come l’acciaio sotto il martello. Blasis non addestrava solo ballerine, ma plasmava icone. E Sofia fu una delle sue punte di diamante — forse la più brillante. A nove anni debuttava al Teatro alla Scala, e a tredici portava già il titolo di prima ballerina assoluta. Era l’epoca dei sogni in tutù, e Sofia sembrava incarnarne ogni piega. Quando danzava, il suo corpo sembrava librarsi tra il visibile ...

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