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Chi è l’insegnante di danza? Una cosa è certa, non ci si improvvisa maestri

Chi è l’insegnante di danza? Un ballerino di talento che a fine carriera decide di dedicarsi all’insegnamento? Un forte conoscitore della danza, che ha studiato con molti insegnanti diversi e ha letto ogni libro esistente di tecnica coreutica? O è qualcosa di più?

Una cosa è certa, non ci si improvvisa insegnanti di danza.

Se è vero che la padronanza della disciplina insegnata, della fisiologia umana e dell’anatomia del movimento sono indispensabili quando si lavora con il corpo di altre persone, è vero anche che il maestro deve aver sviluppato altre due qualità oltre al talento: deve saper comunicare e possedere la rara dote dell’empatia.

Il maestro, infatti, deve conquistare la classe, trovare il giusto canale di comunicazione con ogni allievo, diverso per provenienza, storia e prospettive future, quindi motivazione. Deve avere una forte consapevolezza di ciò che insegna perché, come ci siamo ripetuti molte volte, la danza non è solo passi e tecnica, ma è  disciplina, dedizione, umiltà, rispetto per gli altri e confronto con se stessi.

L’insegnante quindi deve saper spiegare anche il comportamento da tenere in sala, il motivo di un certo tipo di abbigliamento, in un continuo ed efficace interscambio comunicativo con i propri allievi. Deve saper ascoltare, ricordare la fatica che anche lui faceva come allievo, talvolta deve perfino prendersi la briga di pretendere educazione che, come tutti gli insegnanti stanno sperimentando negli ultimi anni, scarseggia tra i genitori, figuriamoci tra i ragazzi. Quindi, l’insegnante deve essere forte, motivato, determinato, deve credere nelle regole che insegna e imparare a utilizzare linguaggio positivo e inclusivo.

Il maestro deve essere anche curioso, sentire la voglia di arricchire le proprie competenze seguendo corsi di aggiornamento, stage, studiare anche la teoria oltre che la pratica, approfondire la composizione coreografica e la produzione scenica. Deve voler sperimentare nuovi approcci alla danza e deve essere in grado di mettersi in discussione quando necessario.

Non basta studiare danza per decenni, aver calcato le scene di teatri importanti, come è improponibile improvvisarsi insegnanti a 20 anni, dopo aver studiato solo pochi anni magari, come purtroppo accade spesso in Italia.

E’ importante a tal proposito precisare che essere qualificati per insegnare e possedere una qualifica sono due concetti ben diversi.

Essere qualificati significa avere esperienza e conoscenza dello stile di danza insegnato, e il primo modo per ottenere questa capacità è seguire il maggior numero di lezioni possibile per quanti più anni possibile, per sviluppare le proprie competenze. Il passo successivo è assumere il ruolo di assistente, sotto la supervisione del proprio maestro. Bisogna essere spinti da una vera vocazione alla danza, sentire la necessità di ‘fare la gavetta’, partendo da una collaborazione con i propri maestri per assorbire i loro insegnamenti nella prospettiva di passare dall’altra parte, sviluppando quindi un approccio proattivo.

Avere una qualifica invece significa che un’organizzazione governativa di qualche tipo conferisce alla persona un titolo professionale che lo classifica come insegnante. Tuttavia, la qualifica professionale, specie per come è attualmente assegnata nel nostro Paese, non garantisce la qualità dell’insegnamento, ci vuole molto di più.

Chi insegna danza deve saper riconoscere i propri limiti e trovare il modo di colmare le proprie lacune, perché il mestiere di insegnante della danza non può essere un ripiego, è un lavoro serio e tale deve essere considerato da chi lo svolge e di conseguenza da chi ne usufruisce.

Stefania Napoli
www.giornaledelladanza.com

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