“Prospettive01” è una rubrica rivolta ad artisti e contesti che rappresentano un mondo di talenti in continua evoluzione. Ideata e curata da Lorena Coppola, la rubrica si propone di dare spazio a iniziative dedicate ai giovani e di raccogliere articoli e interviste mirate a dar voce a tutte le fasce creative del mondo coreutico: realtà in via di sviluppo ed espansione, progetti innovativi o realtà già consolidate e di chiara fama, meritevoli di attenzione. Un luogo di rivelazione e di incontro di nuove prospettive.
L’8 ottobre 2020 al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN), nell’ambito del Festival Barocco Napoletano, un nuovo progetto sperimentale: dall’incontro tra il pianista Gino Giovannelli e la coreografa Alessandra Sorrentino, nota per i suoi lavori di riappropriazione dei luoghi attraverso la videoarte, nasce Creta, una performance che unisce musica e teatro danza attraverso il collante dell’improvvisazione totale. È già la terza volta che il brillante pianista partenopeo si approccia al tema della “variazione e dell’improvvisazione barocca nel linguaggio moderno”, facendosi portavoce di un ideale filo conduttore che unisce la musica di tutti i secoli. L’improvvisazione è stata sempre pratica comune, fin dalle prime forme di polifonia: era presente nell’accompagnamento delle melodie gregoriane, era fondamento di forme quali i preludi, le toccate, le fantasie ed è stata esercizio virtuoso per eccellenza in musicisti come Frescobaldi, Bach, Mozart e Scarlatti.
Dimenticata per quasi un secolo all’interno della musica colta, l’improvvisazione si è sviluppata prepotentemente poi nel jazz, permettendo il costituirsi di un nuovo codice internazionale che è arrivato fino ad oggi. Ma quanti punti di contatto ci sono tra questa pratica e la prassi esecutiva barocca? Moltissimi, e a dar man forte a questa convinzione ci sono artisti internazionali come Cecilia Bartoli che ha dichiarato recentemente: “Il barocco è come il jazz: follia e improvvisazione”. E di una buona dose di follia e improvvisazione sono provvisti i due protagonisti della performance, che hanno pensato un progetto site specific per il MANN, concepito per essere agito e interpretato al cospetto del Toro Farnese. “Creta”, per l’appunto, una parola polisemica, dai tanti significati compresenti: è l’argilla da modellare, simbolo delle infinite possibilità della materia plasmata e riplasmata prima che incontri il fuoco, caos creatore multiforme e imprevedibile, come sarà la performance stessa; ma anche luogo minoico per eccellenza.
Creta è richiamo obbligato per questa rappresentazione che rievoca la figura del toro e della lotta sanguinosa. E proprio come in una danza di guerra, che era detta “danza pirrica”, la Sorrentino si vestirà di πυρρός, di rosso, com’era in uso fin dalla più lontana antichità in Grecia nei riti propiziatori alle battaglie. Un richiamo antico e non casuale al toro della Grotta di Lascaux (in mostra al MANN n fino al 31 maggio 2020) e al “Supplizio di Dirce”, come è più comunemente noto il Toro Farnese, la più grande scultura antica ad oggi pervenutaci.
Filo d’Arianna dell’imprevedibile “performance art” sarà la libertà pianistica di Giovannelli, che si librerà tra citazioni di Scarlatti, Bach, Händel, temi estemporanei e, magari chissà, una incursione nella Fedra di Paisiello, la straordinaria opera del Settecento napoletano ambientata proprio a Creta. Introduce la performance Luca Iavarone, creativo italiano attivo in numerosi campi: autore web, regista, musicista, giornalista, direttore creativo, cofondatore del collettivo Revenaz Quartet, vincitore di 3 Lovie Awards, gli Oscar europei del web. Nel 2019 è stato curatore dell’operazione artistica Figlio Velato dello scultore Jago, che racconterà in un documentario.
ORARI & INFO
Giovedì 8 ottobre 2020, ore 20:30
Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN)
Piazza Museo, 19 – Napoli
Lorena Coppola
www.giornaledelladanza.com
Photo Credits: Amedeo La Rossa – Damiano Errico – Davide Ciaramella – Francesca Errichiello