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Critiche distruttive e costruttive nella danza: l’importanza della consapevolezza

Tutti noi siamo sottoposti a critiche e ne rivolgiamo agli altri continuamente.

Nel caso dei ballerini, l’essere sottoposto a critiche e correzioni si verifica con maggiore frequenza, sia nella classe di danza che durante le esibizioni o i concorsi.

Dal momento in cui si inizia a lavorare la danza seriamente, l’attenzione è focalizzata sulla tecnica. I bravi insegnanti aiutano l’allievo nell’apprendimento e nel perfezionamento, e creano un ambiente sano, stimolante, in cui il ballerino possa crescere tecnicamente appassionandosi.

Molti allievi però faticano ad applicare rapidamente le correzioni e spesso vengono giudicati pigri o poco attenti in classe. In realtà a volte non si tratta di scarsa concentrazione, ma di ansia che si trasforma in un ostacolo per la concentrazione mentale.

Essere criticati a lezione può essere un’esperienza frustrante e scoraggiante, che provoca ripercussioni sulla fiducia in se stessi e nelle proprie capacità tecniche e artistiche. Un certo tipo di citrica, infatti, alimenta e aggrava lo stato d’ansia, e crea un ulteriore ostacolo al lavoro in sala.

Insegnanti che si rivolgono ai loro allievi sminuendoli o con frasi come ‘sei pesante, sembri un ippopotamo’, oppure ‘non capisci niente’, non sono validi insegnanti. Sfogano la loro frustrazione o riportano un metodo di insegnamento obsoleto, vissuto a loro volta e introiettato, assolutamente non funzionale al miglioramento dell’allievo e alla danza stessa.

È importante dunque imparare a distinguere la critica costruttiva da quella distruttiva.

Quest’ultima, è controproducente, mira a ferire e sminuire, e rispecchia il bisogno di attaccare l’altro e denigrarlo per potenziare se stessi, senza alcuna intenzione costruttiva. Può arrivare addirittura a demolire l’identità del danzatore, perché si tratta di un attacco al suo modo di essere prima che al suo modo di ballare.

La critica costruttiva, al contrario, evidenzia gli errori e offre la possibilità di migliorare e correggersi. E’ riferita all’esecuzione di un passo o di una routine, mai alla persona. Rappresenta quindi un feedback utile, destinato a far crescere e aiutare.

Alla base di questa modalità di critica infatti c’è il confronto positivo che crea un legame di fiducia e di rispetto reciproco.

In quanto artisti, i ballerini, gli insegnanti e i coreografi sono soggetti anche alle critiche del pubblico di fronte a cui si esibiscono, che può gradire o meno una determinata perfomance.

È qui che entrano in gioco l’importanza di assumersi la responsabilità del proprio lavoro, e di riconoscere e accettare i propri punti di forza e debolezza. Più ci conosciamo, meno siamo condizionati dal parere altrui, e più sarà semplice distinguere le due tipologie di critiche e imparare a gestire uno stato emotivo potenzialmente limitante.

Il ballerino impara a distaccarsi dalle critiche distruttive che spesso sono ambigue e imprecise, per dare spazio alle correzioni necessarie per raggiungere i propri obiettivi senza ansia.

L’amore per la danza non può essere definito o sconfitto dall’opinione di una persona. Nasce e si consolida tramite la determinazione, la consapevolezza e la conoscenza di sé.

Stefania Napoli
© www.giornaledelladanza.com

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