Una malattia, una limitazione o comunque una situazione sfavorevole in generale possono trasformarsi in un’opportunità da cui ripartire. Prende il via proprio da questa considerazione il progetto Dance Well. La pratica artistica di danza contemporanea e di filosofia rivolta ai malati di Parkinson, ma non solo. I partecipanti si ritrovano ogni sabato mattina nelle ex lavanderie del Manicomio di Collegno, ora chiamato «La Casa della Danza in Piemonte».
L’iniziativa Dance Well nasce nella Casa della Danza di Bassano del Grappa nel 2015, sulla base di pratiche sviluppate in Olanda
Oggi si sta espandendo in tutto il mondo da Israele al Giappone. La pratica consiste in lezioni di danza per i malati del morbo di Parkinson, ampliate anche alle diverse comunità locali. Nel gruppo figurano infatti familiari, membri della comunità anziana over 60, cittadini, studenti. Attraverso l’espressione del proprio corpo, i partecipanti di Dance Well affrontano le classi di danza non come “persone con il Parkinson” ma come dei veri danzatori. Malati che per due ore si dimenticano della malattia. Le classi, gratuite, si svolgono ogni lunedì e venerdì presso il Museo Civico di Bassano del Grappa. Lo spazio artistico è uno degli elementi che distingue Dance Well dalle pratiche tradizionali in sale di danza, palestre o spazi per la riabilitazione in senso stretto. Per sottolineare maggiormente che Dance Well è una pratica artistica i partecipanti sono chiamati Dance Well dancers. I partecipanti sono parkinson dancers, e proprio come danzatori, non come “persone col Parkinson” né tantomeno come “anziani” , affrontano la classe di danza.
Durante tutto l’anno, le classi sono condotte da diversi insegnanti, liberi di proporre diversi approcci, tecniche e stili, attraverso le loro proposte artistiche
Alle classi regolari si aggiungono poi workshop specifici e iniziative diverse ogni mese, oltre alla presenza di artisti in residenza artistica. Col tempo il gruppo di Dance well dancers si è fortemente inserito nel contesto culturale cittadino. Ogni anno la direzione artistica commissiona ad artisti internazionali creazioni speciali per il gruppo, da presentare all’interno del programma del Festival Operaestate. Si sviluppano anche in altri contesti, moltiplicando le opportunità di danzare insieme, di approfondire la passione per la danza e di incontrare pubblici diversi cui presentare la pratica.
Dance Well è un’attività artistica, ma include al suo interno varie strategie riabilitative in grado di avere effetti positivi sui sintomi e sulla qualità di vita delle persone con Parkinson
Fondamentale, per lo sviluppo della pratica e l’aggiornamento degli insegnanti, è la collaborazione con le strutture sanitarie che hanno creduto, sviluppato e sostenuto il progetto. Recentemente, la pratica è apparsa anche nella pubblicazione Dancing with Parkinson’s della Dott.ssa Sara Houston, ricercatrice dell’Università di Roehampton. Ma anche nella pubblicazione dell’OMS sulle buone pratiche artistiche per il benessere psico-fisico.Ogni estate a Bassano si tiene il corso di formazione Dance Well Teaching Course, rivolto a persone con una solida formazione di danza che vogliano diventare insegnanti Dance Well. Gli insegnanti sono in contatto con ricercatori internazionali e artisti, in modo da sviluppare costantemente le loro abilità e per uno scambio continuo di conoscenze.
Da ottobre 2019 la metodologia è arrivata in Giappone, dopo che una delegazione di dieci persone ha completato la formazione a Bassano del Grappa con il sostegno di Japan Foundation
Attualmente Dance Well si tiene a Tokyo (al Metropolitan Art Museum e all’Istituto Italiano di Cultura), Kyoto (Mizunoki Museum of Art, Kameoka) e Kanazawa (21st Century Museum of Contemporary Art). Grazie a Dance Well si riscontra un netto miglioramento di qualità della vita, del senso del ritmo, dell’equilibrio e del movimento. Si sviluppano relazioni interpersonali per combattere l’isolamento che spesso accompagna la malattia, sviluppare la creatività ed esplorare nuove forme di espressione. Insomma la danza aiuta a vivere meglio, ma di questo non ne avevamo mai avuto alcun dubbio.
Elena Parmegiani
www.giornaledelladanza.com