A Blanche M. Trilling che mi ha dato l’ispirazione,
e che con le sue idee e la sua fede nei valori educativi della danza
ha reso possibile il mio lavoro. (Margaret N. H’ Doubler)
La casa editrice romana Gremese Editore, da tempo ormai fucina attiva di straordinarie pubblicazioni sulla Danza e il Balletto, nell’ambito di una specifica sezione dedicata all’arte coreutica (Piccola Biblioteca delle Arti) magistralmente diretta da Flavia Pappacena, regala al pubblico dei lettori – del settore ma anche non – un piccolo volumetto, piccolo di fattura ma immenso quanto a contenuti e concezioni. Si tratta di Danza. Un’esperienza artistica creativa, l’edizione italiana a cura di Elena Viti di un classico della Dance education firmato Margaret N. H’Doubler. La traduzione dall’inglese è opera della collaborazione tra Elena Viti e Alessandra Alberti.
Margaret N. H’Doubler può essere considerata a pieno titolo la madre della Dance education e, quindi, una delle pioniere più importanti nel secolo scorso quanto ad idee rivoluzionarie sulla concezione filosofica della più effimera fra le arti e sulle modalità di trasmissione e diffusione della stessa. Il libro, uscito nel 1940 illustrato dai bei disegni del marito Wayne Claxton, terzo di una brillante trilogia (A Manual of Dancing: Suggestions and Bibliography for The Theacher of Dancing del 1921 e The Dance and its Place in Education del 1925 erano gli altri due), suggella in modo definitivo una ventennale esperienza di studi e ricerche fatti sul campo dalla H’Doubler.
L’autrice, con un passato da sportiva attiva nel dipartimento di Educazione fisica dell’Università del Wisconsin, a Madison, laureata in Biologia, giunge alla genesi della Danza educativa, dopo che la direttrice del dipartimento, Blanche M. Trilling, le chiese di trovare un nuovo modo per insegnare Danza, unendo l’esercizio fisico a quello mentale. Risulta più chiara adesso la dedica del libro fatta dall’autrice che noi abbiamo trascritto all’inizio di questa recensione.
Margaret, aiutata dalle lezioni di Alys Bentley – insegnante di musica che teneva corsi di Danza principalmente per bambini – e dal bagaglio concettuale del filosofo e pedagogista americano John Dewey, giunge così alla genesi di una danza che, per poter essere definita educativa, come lei stessa afferma, deve “promuovere la crescita dell’individuo, stimolarlo al pensiero creativo attraverso l’attività, [una danza] che abbia lo scopo di dargli equilibrio mentale, fisico e spirituale che lo metterà in grado di comprendere e perseguire le vere questioni della vita”.
Si capisce come, così concepita, la Danza diventi un tassello fondamentale per auspicare la formazione completa di ogni individuo. Un’idea questa da sempre condivisa anche dall’Accademia Nazionale di Danza di Roma, fin dai tempi della sua fondatrice Jia Ruskaja. Da qui deriva tutta l’importanza di questo piccolo volumetto, per fortuna disponibile oggi in lingua italiana, come materiale di studio utile a chiunque operi nell’insegnamento e nella diffusione della danza, e a chi segua percorsi formativi coreutici anche di livello universitario.
Leonilde Zuccari
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