Si sentono spesso i danzatori dichiarare che ciò che amano di più della danza è il senso di libertà che essa porta con sé.
Libertà espressiva, energia, vivere il momento, sono alcune delle espressioni più comuni associate all’esperienza della danza. Le sensazioni potenti che ne derivano motivano molti a voler ballare o a continuare a farlo.
Eppure, c’è un mistero dietro tutto ciò. Perché i danzatori si sentono così liberi, pur lavorando all’interno di parametri netti, stringenti e talvolta perfino restrittivi?
Il danzatore, più di qualsiasi altro artista, è vincolato a una tecnica rigorosa, in particolare nel balletto. Deve eseguire passi esatti, fondersi con la musica, la dinamica, la ritmica e la melodia. Deve vivere lo stato d’animo e i sentimenti del personaggio che interpreta e in cui deve immedesimarsi. Ogni dettaglio della sua performance punta all’eccellenza e alla perfezione.
È questo l’affascinante ‘paradosso del danzatore’ il quale, pur all’interno di discipline meticolosamente definite, avverte un inebriante e profondo senso di libertà che viene trasmesso anche agli spettatori.
Danzando, il ballerino impara a conoscersi nel profondo, si sente libero di esprimere se stesso e le proprie emozioni. La danza infatti insegna una serie di regole che aumentano la forza, la sicurezza, la fiducia in sé e nelle proprie capacità.
Niente può abbattere un danzatore. Lui sa benissimo che ogni volta che cadrà si rialzerà e sarà ogni volta un po’ più forte. Lo sperimenta ogni giorno.
Essere liberi dalla paura è la più grande forma di libertà e si impara in sala danza. Dunque, tutto sommato, il paradosso non esiste.
Stefania Napoli
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