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Il quoziente emotivo del danzatore: autovalutazione, ottimismo e crescita artistica

In un precedente articolo abbiamo identificato l’identikit del danzatore. Vediamo adesso nel dettaglio una delle componenti della sua identità: la capacità di riconoscere i propri punti deboli.

Spesso le debolezze vengono intese come qualcosa di negativo, da rifiutare e respingere.

I punti di debolezza invece andrebbero analizzati dalla prospettiva opposta, ossia come strumenti che stimolano a identificare le aree di fragilità e colmare le proprie lacune.

È qui che si inserisce il concetto di intelligenza emotiva, un mix di motivazione, autocontrollo, logica, empatia, capacità di adattamento e gestione delle emozioni positive e negative.

Il quoziente emotivo del ballerino gli conferisce l’abilità di riconoscere e identificare nel modo più appropriato le proprie caratteristiche emotive e fisiche.

Un’accurata autovalutazione, infatti, premette di comprendere i punti di forza da sfruttare per sopperire alle fragilità. Ciò si traduce in un atteggiamento ottimista che stimola la capacità di perseguire gli obiettivi, superando frustrazioni, ostacoli e insuccessi.

L’ottimismo produce effetti sulla performance, sulla capacità di apprendere efficacemente la danza e perfino sullo stato di salute del danzatore che non si lascia abbattere dai fallimenti e li identifica come preziose opportunità.

Il ballerino consapevole quindi sviluppa una visione positiva di ciò che ha intorno, danza inclusa, e di conseguenza anche una maggiore perseveranza e persistenza nel raggiungimento del suo obiettivo.

Conoscere e accettare i punti di debolezza quindi è la chiave del successo e del talento che viene così potenziato, incoraggiato e sfruttato nel modo migliore.

La riflessione sulle fragilità è indispensabile al danzatore per migliorarsi, affrontare nuove sfide e per promuovere la propria crescita artistica e personale.

Stefania Napoli
© www.giornaledelladanza.com

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