Luigi XIV fu tra i grandi promotori della danza accademica. Quando salì al trono di Francia, da grande appassionato di danza e abile ballerino, valorizzò molto il balletto. Grazie al Re Sole, infatti, venne ideato il “Ballet de la nuit” del 1653. Lo stesso Re Sole partecipò nelle vesti di Apollo alla messa in scena dell’opera che durava circa tredici ore. All’epoca alla Corte di Versailles la danza rivestiva un ruolo davvero importante. I cortigiani dovevano imparare dai 2 ai 4 balli ogni anno per poi avere un repertorio di 12 balli da poter utilizzare nelle varie feste.
Anche il Re Sole ballava, anzi aveva una vera e propria passione per il ballo, si esercitava due ore al giorno
Ballava in modo diverso dai cortigiani, doveva stare da solo, essere al centro della scena. In effetti è rimasto famoso il ballo che lo vede protagonista nel 1963. A soli 15 anni Luigi XIV ballò per ben 12 ore in 43 scene nell’arco di una notte! Il famoso “Ballet de la nuit” in cui c’erano effetti speciali straordinari: i carri che si alzavano, i cavalli alati e il Re che appariva alla fine vestito di pietre preziose e di piume di struzzo e scacciava la notte. Lui era infatti il sole, dà lì derivò il suo appellativo Re Sole.
Le coreografie gli erano state insegnate da Giovanni Battista Lulli, il Maestro che gli aveva anche spiegato dei passi nuovi assolutamente diversi dall’epoca. I francesi amavano naturalizzare l’insegnante con l’appellativo di Jean Baptiste Lully. Il maestro Lully era di Firenze e aveva chiamato dei noti maestri di ballo fiorentini per insegnare al Re Sole passi totalmente inediti. Luigi XIV doveva saltare di fronte alla corte e intrecciare le gambe due volte prima di toccare a terra. Il Sovrano riuscì molto bene nell’intento. Oggi chi riesce a fare mirabilmente questo salto è il grande etoile Roberto Bolle. Lully fu nominato, in seguito, Direttore dell’Académie Royale e Maître de la Musiche Royale.
Il balletto alla corte del Re Sole era visto come una vera e propria festa
Il fil rouge della rappresentazione era tratto il più delle volte dalla mitologia e si svolgeva in uno scenario fantastico. Grotte, palazzi in fiamme con draghi, carri volanti facevano da sfondo alle esibizioni. La coreografia era opera di un Maestro di ballo che si serviva di poeti per i testi e delle musiche di Lully. I costumi erano realizzati in tessuti preziosi, in particolare raso e velluto ed erano impreziositi da gioielli e monili preziosi. L’acconciatura e la maschera esasperavano l’insieme. Il Re Sole amava prendere parte a questi balli, l’unico momento a corte in cui la gerarchia e le distinzioni sparivano. Era facile vedere infatti una contessa accompagnata da una danzatore professionista, il marchese ad una ballerina. Le dame lavoravano intere settimane per studiare un travestimento e una maschera adeguata al tema del ballo.
Il balletto di corte raggiunse il massimo splendore nelle grandi feste di Versailles e quando il Re Sole abbandonò le scene nel 1670, Lully fece evolvere lo spettacolo verso la tragedia-balletto
Prima di ciò, nel 1669 ben 3000 maschere affollarono una festa in onore del Delfino. C’era una vera e propria gerarchia nelle rappresentazioni. Il Re Sole era solito porsi al lato dell’orchestra, con la Regina al suo fianco. Ognuno in relazione al rango si metteva dietro a Sua Maestà. Dopo aver scambiato le riverenze, il Re e la sua dama per primi aprivano le danze. Generalmente ballavano la gavotta, poi le danze a coppia come la corrente, eseguita dopo il ballo di apertura.
Tra le regole di etichetta alla corte del Re Sole c’era quella dei balli regolati
Quando si rifiutava l’invito a danzare di una persona non si poteva accettare quello di un’altra. Si dovevano onorare soprattutto le maschere, che nascondevano dietro personaggi di alto rango. Era sconsigliato inoltre dondolare la testa e battere i piedi in cadenza.
L’avvento della prima Accademia di Danza
Nel 1661 il Re Sole fondò l’Académie Royale de la Danse e, nel 1672, la Scuola Nazionale di Danza. E fu proprio il primo direttore dell’Académie, Pierre Beauchamps, a codificare le cinque posizioni dei piedi e l’uso dell’en dehors, il movimento che sta alla base della danza classica. Questo segnò la distinzione tra danzatori professionisti e danzatori amatoriali. Quest’ultimi non raggiungevano il livello richiesto dai maestri e dai coreografi.
Grazie a Pierre Beauchamp e a un ristretto numero di maestri del ballo, alla corte del Re Sole, vennero sviluppati i passi fondamentali e le cinque posizioni classiche
Beauchamp diede dei nomi ai passi in lingua francese, nomi che sono attualmente ancora in uso. Questo grande passo in avanti avvenne anche per il volere di Lugi XIV, che intorno al 1661 istituì numerose Accademie tra cui l’Académie Royale de danse. Inizialmente tutti i ballerini erano di sesso maschile, solo qualche anno dopo si ebbe la prima ballerina, Mlle de La Fontaine. Quest’ultima si esibì nel 1681 nel balletto Le Triomphe de l’amour con la coreografia proprio di Beauchamp. Fino ad allora i ruoli erano interpretati da uomini. Fu una data storica per il balletto perché ciò implicò una grande trasformazione nell’esecuzione dei passi. Questo fece nascere una vera e propria competizione tra i ballerini e le ballerine. I solisti furono costretti a studiare passi sempre più complicati per mettersi in evidenza.
La recitazione, il balletto e l’opera si stavano quindi sviluppando in maniera indipendente l’una dall’altra, come singole discipline
Alla fine del Seicento avviene anche la nascita dell’opéra-ballet, uno spettacolo in cui danza e canto avevano la stessa importanza. Con i primi ballerini professionisti la danza si spostò dalle corti ai teatri pubblici. Mentre le rappresentazioni pubbliche erano sempre più frequenti, le feste di corte iniziarono a scomparire. Anche i nobili iniziarono ad andare a teatro come semplici spettatori, seguendo l’ esempio di Luigi XIV, che si recava spesso nei teatri pubblici.
Nel 1700 un allievo di Beachamp, Raoul-Auger Feuillet, curò la redazione del primo trattato sulla danza classica dove annotò e descrisse tutti i passi fondamentali focalizzando il tutto sul movimento dei piedi e trascurando invece quelli delle braccia, della testa e del corpo.
Elena Parmegiani
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