Come e da dove nasce la tua passione per la danza?
La mia passione per la danza è nata quasi per caso. Avevo 13 anni e come tutti i miei coetanei mi piaceva il calcio, ma oltre a questo frequentavo anche una scuola di danza a Palermo. Proprio quando, ormai avevo intenzione di abbandonarla, la mia insegnante, complice di mia madre, mi propose di provare a fare l’ audizione all’Accademia Nazionale di Danza di Roma. A quel punto in me scatta una strana determinazione e, nonostante l’ età, accettai a un’ unica condizione, cioè quella che se l’avessi superata i miei genitori fossero obbligati a lasciarmi andare a Roma per proseguire gli studi.
Parlaci della tua formazione?
Come ho detto ufficialmente iniziai i miei studi di danza classica a Roma presso l’ Accademia Nazionale di Danza, dopo il secondo anno decisi di provare ad entrare alla Scuola di ballo del Teatro Alla Scala di Milano. Anche lì and bene, quindi mi sono trasferito e ho proseguito i miei studi a Milano fino al 2000 quando mi diplomai. A carriera già iniziata, decisi anche di prendermi un anno per specializzarmi in danza contemporanea presso l’ Aterballetto di Reggio Emilia.
Quali sono le doti principali per un danzatore?
Le doti fisiche sono le prime da individuare sui giovani danzatori, alle quali si aggiunge la tecnica negli anni di studio, ma principalmente a mio parere, il carisma e la sensibilità artistica sono quelle che fanno la differenza tra un bravo danzatore e un vero artista che si esprime col linguaggio della danza, e queste difficilmente qualcuno pu insegnarle, anche se si pu avere nella vita la fortuna di incontrare le persone che possono aiutarti a veicolarle al meglio.
Chi è stato importante nella tua carriera?
Beh in principio, quello che definisco il mio primo vero maestro, Paolo Podini alla Scuola del Teatro alla Scala. Successivamente tutte le forti personalità che ho avuto la fortuna di incontrare durante i miei anni da danzatore. Hai avuto nella tua carriera molte esperienze in vari teatri ed enti lirici, tra tutti quale ritieni importante per la tua crescita artistica? Ritengo che la mia scelta di assaporare sia la vita degli enti lirici, che quella delle compagnie di giro sia stata completa, ed entrambi hanno contribuito in ugual misura alla mia crescita artistica.
Chi è Marco Bellone?
Che domandone…. sono una persona curiosa e da sempre ho avuto l’ esigenza di esprimermi e sperimentare, non fermandomi mai al “linguaggio” appena appreso. Non è un caso che oltre alla danza mi dedichi anche alla musica. Ho infatti fondato una band, i Muna, un progetto molto serio. Il prossimo album sarà prodotto da Roberto Costa, collaboratore storico di Lucio Dalla.
Da qualche giorno ha ricevuto un incarico molto prestigioso, ce ne parli?
Che dire… sono molto entusiasta di iniziare questa avventura alla guida del corpo di ballo del Teatro Massimo di Palermo (la mia città). Una compagnia che ho avuto modo di conoscere come maitre nell’ultimo periodo e dalle grandi potenzialità. Oltre alle poche ma preziose figure stabili, potr contare su un buon numero di ballerini aggiunti tecnicamente preparati e versatili come si è potuto vedere di recente in occasione della produzione “Orphée et Eurydice”.
Da direttore del Massimo di Palermo quali saranno le prime cose che fari?
Finora ho sempre parlato di ottimizzare le risorse a disposizione, consapevole di essere all’ interno di un piano di risanamento che ci accompagnerà fino al 2016. In ogni caso sono già al lavoro sulla prossima stagione e ci sono le premesse perchè possa essere davvero interessante.
Hai degli obbiettivi già chiari per la compagnia? Se si quali?
Obiettivi sicuramente ce ne sono, e stiamo lavorando perchè possano diventare realtà, per cui un po’ per scaramanzia e un po’ perchè preferisco parlarne ad operazioni concluse, potr rispondere per sommi capi, confermando che avremo un coreografo residente a stagione e che stiamo portando avanti l’idea di una piattaforma coreografica.
Che cos’è la danza per te?
Voglio essere breve per questa risposta. Per me la danza è una delle forme d’ arte più complete e complesse, per questo motivo per , meriterebbe molto più rispetto, qui in Italia soprattutto.
Come è lo stato di salute della danza italiana?
Non felice , da come si poteva evincere dalla chiusura della mia precedente risposta. L’Italia è un paese con un numero straordinario di teatri, che per bellezza ci invidiano da tutto il mondo. Purtroppo sono solo un involucro vuoto, poichè molti di essi non hanno più i settori artistici al loro interno. La danza, tra questi è l’anello più debole, basta vedere che tra le 14 fondazioni italiane solo 5 hanno ancora un corpo di ballo stabile, l’ultima spiacevole chiusura è stata quella di MaggioDanza. Ma anche per le compagnie private non va certo meglio, visto che devono fare i conti con i tagli che arrivano puntuali ogni anno e quelle che riescono a sopravvivere, grazie a un repertorio interessante o a una struttura più solida che da loro la possibilità di “tirare avanti”, si contano ormai sulle dita di una mano.
Sara Zuccari
Direttore www.giornaledelladanza.com