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La danza è un gioco di attesa, concede l’opportunità di sfruttare l’ego per diventare danzatori migliori

Generalmente, più un danzatore diventa forte, più rischia di cadere nella trappola dell’ego inteso nella sua accezione negativa, ossia la tendenza ad ammirarsi eccessivamente, sminuendo il valore degli altri.

Spesso però, la velocità di espansione dell’ego supera la crescita effettiva nella danza e il danzatore può diventare una presenza tossica.

La realtà è che i ballerini sono persone condizionate dalla dipendenza da lodi e approvazione. Sono addestrati a nutrirsi di insicurezze facilmente sfruttate dall’ego. Questo è evidente anche nelle situazioni più banali: ogni volta che viene affisso il foglio con i risultati di un casting o di un concorso, o quando il Maestro assegna i ruoli negli spettacoli o gratifica un compagno di danza.

È nel sangue di tutti coloro che abbracciano le arti dello spettacolo voler essere al centro dell’attenzione. Ma la danza è un gioco di attesa e una sfida con se stessi. Si deve continuare a migliorare nonostante le battute d’arresto e i problemi quotidiani che si incontrano dentro e fuori la sala.

Non si tratta di rifiutare le emozioni ‘oscure’, non saremmo umani se non provassimo a volte frustrazione o gelosia per un compagno più talentuoso. È importante accettare e affrontare i nostri dualismi e scoprire il motivo per cui esistono. In questo modo potranno essere trascesi e messi al servizio della danza.

Comprendere l’ego e imparare a utilizzarlo al meglio è di grande aiuto nello sviluppo personale e artistico di un ballerino, e può diventare uno strumento di salute mentale.

La sala di danza e il palco, infatti, sono microcosmi in cui i ballerini imparano a confrontarsi con la tecnica, l’arte e con il proprio ego, il quale, se usato correttamente, migliora la capacità di salire sul palcoscenico e affascinare il pubblico.

L’interazione con l’ego dunque diventa un aspetto cruciale del percorso artistico. Bisogna essere umili nell’apprendimento, riconoscere e accettare che c’è sempre un margine di miglioramento. La capacità di un danzatore di rimanere aperto alla conoscenza impedisce all’ego di ostacolarne i progressi.

I danzatori quindi non devono permettere al loro ego di mettere in ombra l’essenza della danza che si nutre di umiltà, abnegazione e rispetto.

Stefania Napoli
© www.giornaledelladanza.com

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