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La danza modern jazz: stile accademico e strumento di cronaca socio-culturale

La danza jazz è approdata negli Stati Uniti con la tratta degli schiavi africani. Dal vernacolo africano si sono poi diramati vari altri stili, tra cui Tip tap, Broadway Jazz, Hip-hop, Afro-caraibico, Charleston, Lindy Hop e via dicendo.

La jazz dance ha subito una prima metamorfosi negli anni ’50, grazi al lavoro innovativo di artisti come Katherine Dunham, Pearl Primus, Jake Cole e il mitico Bob Fosse.

Dunham ha rafforzato il legame della danza jazz con le sue origini africane attraverso uno stile basato sulle isolazioni di busto, bacino e arti, e su un poliritmo combinato con elementi di balletto. La tecnica Dunham dunque è il risultato della fusione tra danze afro-caraibiche e danza classica ed è stata il punto di partenza per l’evoluzione della danza moderna.

Anche Pearl Primus, ballerina, coreografa e antropologa americana, ha dato un notevole contributo allo sviluppo della danza moderna, presentando per la prima volta la danza africana al pubblico americano, nobilitando le danze tradizionali vernacolari come vere e proprie forme d’arte.

E’ a Jack Cole, danzatore, coreografo e regista teatrale americano, che si deve la nascita della danza jazz teatrale. Le sue coreografie brillavano per l’alta precisione dei movimenti, l’intensità, il contatto con il pavimento, e un forte senso di dinamicità e ritmo. Danzare in demi-plié è stata una delle chiavi del suo lavoro, finalizzato ad aumentare la stabilità, facilitare la mobilità del tronco e la rapidità degli spostamenti e del trasferimento del peso.

Cole usava spesso una seconda posizione delle gambe larga e profonda, e una quarta parallela. Abbassando il baricentro permetteva al danzatore di muoversi orizzontalmente rispetto al pavimento, ottenendo uno spostamento fluido e rapido del peso del corpo.

Il ricorso alle isolazioni, fortemente influenzato dalla danza indiana studiata dall’artista, è un’altra caratteristica del suo stile. Il coreografo modulava, infatti, il flusso ritmico per attirare l’attenzione su una parte precisa del corpo, in un avvincente gioco di dinamiche differenti.

Il mitico Bob Fosse è stato determinante nell’introdurre la tecnica jazz negli spettacoli di Broadway, grazie ai suoi eccezionali e indimenticabili musical, come Cabaret e Chicago. Il suo stile unico, leggero e al contempo energetico ha influenzato la danza musical e moderna dagli anni ’60 in poi, e ha dato origine al modern jazz come lo conosciamo e amiamo adesso.

Ginocchia in en dedans, spalle arrotondate, isolazioni, utilizzo di strumenti di scena come cappelli, bastoni e sedie, sono stati il marchio di fabbrica delle sue coreografie intense, dettagliate, ma fruibili per il pubblico.

Il modern jazz dunque affonda le sue radici nella tradizione afroamericana, modellata dall’influenza europea. Nel mondo della danza accademica è oggi considerato un mix tra la tecnica, l’eleganza e il controllo del balletto e della danza moderna, e i principi della danza tradizionale afroamericana, ossia dinamismo, improvvisazione, esplorazione personale e libertà espressiva e coreografica.

Questa tecnica, all’apparenza più semplice di altre, richiede invece una notevole dose di controllo, concentrazione e intelligenza per riuscire a padroneggiarla. Lo stile, infatti, è caratterizzato dall’allineamento del corpo, dai concetti di contraction e release, dalle isolazioni, e da una giustapposizione armoniosa tra fluidità e movimenti percussivi. Sviluppa inoltre equilibrio e grazia, e stimola la reattività neurale grazie ai repentini cambiamenti di ritmo e passi che lo rendono una sfida stimolante e creativa.

Il modern jazz, quindi, ha assunto svariate forme nel corso dei decenni, fino ad assurgere a vera e propria forma d’arte e di spettacolo, leggera, divertente, appassionante ed energetica per chi lo pratica e per chi lo guarda. Essendo diretto riflesso della cultura americana, ne rispecchia le differenze, e le influenze etniche e sociali. Pertanto, il modern jazz è in permanente evoluzione, e continuerà a riflettere, imitare e raccontare la società, andando oltre la danza di scena, per trasformarsi in uno strumento di cronaca sociale e culturale.

Stefania Napoli
www.giornaledelladanza.com

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