Nel cuore pulsante di Montmartre, sotto il tetto rosso del cabaret più celebre di Parigi, tutto si muove. Tutto danza. Il regista Baz Luhrmann apre Moulin Rouge! come si apre una bottiglia di champagne: con un’esplosione di ritmo, di luci, di vita. Ogni scena di danza è una storia a sé, un piccolo vortice in cui la passione si fa carne, colore, vertigine.
La prima danza non è solo spettacolo — è un colpo di tamburo che annuncia la follia.
La macchina da presa precipita dentro il Moulin Rouge: gonne che volano, gambe che si intrecciano, lustrini che accecano. Le ballerine urlano, ridono, saltano come in una tempesta di desiderio. Il ritmo è travolgente, quasi impossibile da seguire. Tutto è eccesso: il suono, il colore, l’energia. In pochi minuti Luhrmann ci trascina dentro l’anima del luogo — un santuario della libertà dove la danza è un urlo di gioia, di fame, di vita. È un Can-Can che non obbedisce a nessuna regola: selvaggio, vitale, ubriaco.
Poi, come un respiro improvviso, arriva lei: Satine. Dall’alto del soffitto, avvolta in una nuvola di piume e luce, scende lentamente, come un sogno che prende forma. La musica cambia, il tempo si ferma.
Nicole Kidman danza tra gli uomini che la adorano, muovendosi con una grazia che è insieme potere e fragilità. Le sue mani disegnano promesse, i suoi fianchi raccontano segreti. Il numero, ispirato a Diamonds Are a Girl’s Best Friend, è una parata di seduzione perfetta, scintillante come un gioiello appena levato al buio. Eppure, dietro il sorriso, c’è una crepa: un lampo di tristezza negli occhi. Satine danza non solo per incantare, ma per nascondere. È la sua magia e la sua condanna.
Quando Satine incontra Christian (Ewan McGregor), la danza cambia tono. Non ci sono più le luci del cabaret, né le urla del pubblico: c’è solo il respiro. Nel loro primo incontro, il movimento si fa timido, quasi improvvisato. Un passo incerto, un giro rubato, un sorriso trattenuto. È una danza privata, fatta di silenzi e sguardi. L’amore comincia in quel ritmo lento, sospeso tra la paura e il desiderio.
Durante le prove dello spettacolo Spectacular Spectacular! i due si muovono tra gli altri artisti, cercando di nascondere ciò che tutti intuiscono. I loro corpi si sfiorano, si allontanano, si ritrovano: è una danza d’attesa, un duello tenero.
Poi arriva la scena che brucia tutto il resto: El Tango de Roxanne. Il cabaret si spegne, la luce diventa rossa, il tempo sembra esplodere. Sul pavimento, uomini e donne si sfidano in un tango feroce, carnale, violento. I passi sono tagli netti, i corpi si incrociano come lame. Ogni movimento racconta la gelosia di Christian, il tormento di Satine, la paura di perderla.
Alla fine, quando tutto tace, resta solo il teatro. Satine, pallida e stanca, sale sul palco per l’ultima volta. La musica si alza, il pubblico applaude, ma la sua danza ora è fragile, quasi spezzata. Non c’è più spazio per la finzione — solo per la verità. Con gli occhi cerca Christian, e in quel momento tutto si ferma.
In Moulin Rouge!, la danza è tutto ciò che non si può dire. È l’amore che esplode, la paura che si nasconde, la vita che non vuole arrendersi. Dal Can-Can sfrenato alla delicatezza dell’addio, ogni movimento racconta un’emozione che non trova parole.
Michele Olivieri
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