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La danza: strumento di prevenzione e trattamento del disagio giovanile

Spesso infanzia e adolescenza vengono vissute come momento coercitivi e ansiogeni. Stessa cosa accade con la scuola, in cui i ragazzi sono costretti ad apprendere grandi quantità d’informazioni in maniera priva di coinvolgimento emotivo.

A volte si instaurano dinamiche disfunzionali all’interno della classe scolastica. Come sappiamo sono tristemente frequenti episodi di bullismo, tanto da parlare di un fenomeno violento ormai diffuso con conseguenze devastanti per i ragazzini, sia per i bulli sia per le loro vittime.

A molti ragazzi sembra apparentemente non mancare nulla, ma a un’indagine più accurata si scoprono profonde fragilità psicologiche, dovute per esempio a una dipendenza da genitori iperprotettivi, o al contrario all’assenza di una figura genitoriale forte.

E’ in questo scenario si inserisce la danza come prezioso strumento di prevenzione e trattamento del disagio giovanile, con conseguenti benefici anche per la prestazione scolastica e le relazioni con coetanei e adulti.

La danza può contenere le ansie legate alla crescita, in un mondo in cui regna l’incertezza e tutto cambia di minuto in minuto. Può addirittura prevenire l’escalation negativa che avviene in contesti familiari difficili, caratterizzati da separazioni, violenze o difficoltà economiche, che possono causare disturbi comportamentali di varia natura.

In che modo la danza interviene nel migliorare la qualità di vita dei ragazzi?

Come prima cosa, insegna ad ascoltare, se stessi, il maestro, gli altri allievi, la musica, il proprio corpo e le proprie emozioni. L’ascolto di sé crea uno spazio interiore, una pausa dal continuo e convulso flusso di pensieri e delle attività quotidiane.

L’ascolto dell’altro, la voce dell’insegnante, del compagno aiuta a decentrare quei ragazzi eccessivamente autoreferenziali a far loro capire che esiste l’altro, a dar loro un punto di vista diverso su idee e situazioni, arricchendoli come esseri umani e sociali, ponendo le basi per creare un clima di fiducia e comprensione.

La danza permette inoltre di condividere le emozioni e di esprimersi senza giudizi. Il ragazzo ‘difficile’ ha la possibilità di uscire allo scoperto, di trovare la forza di mostrarsi anche al pubblico, nella sicurezza della disciplina e della tecnica, accompagnato dall’occhio vigile e attento del maestro.

Nella sala danza si creano contesti emotivi molto forti, a volte anche di tensione. Se ben gestiti saranno occasioni in cui il ragazzo imparerà a gestire proficuamente anche i conflitti che inevitabilmente affronterà nella sua vita.

Avvalendosi dello strumento dell’improvvisazione, la danza inoltre permette di scoprire i propri mezzi espressivi, limitando l’iper-controllo razionale e liberando la forza istintiva.

L’improvvisazione può essere totalmente libera o inserirsi all’interno di un canovaccio di movimento stabilito dall’insegnante. I ragazzi imparano che improvvisare è come parlare con il corpo, veicolo di significati e di sensazioni.

Tramite l’improvvisazione, infine, i giovani più problematici avranno la possibilità di riconoscere e arginare l’aggressività e il senso di solitudine. Sfrutteranno queste emozioni per realizzare diverse possibilità creative ed esperienze importanti ai fini della socializzazione e dell’integrazione.

Quindi, la danza, come ripetiamo spesso, va ben oltre la tecnica, la bellezza, lo studio che ne rappresentano elementi imprescindibili. La danza insegna la vita e fornisce strumenti per migliorare la propria esistenza e di conseguenza quella degli altri. Il valore sociale della danza, infatti, è immenso, va riconosciuto, protetto e sostenuto.

Stefania Napoli
© www.giornaledelladanza.com

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