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La più amata dagli italiani: intervista a Lorella Cuccarini

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Lorella Cuccarini, conduttrice televisiva e radiofonica, cantante, ballerina, attrice e showgirl. Scoperta da Pippo Baudo che l’ha voluta al suo fianco nei varietà del sabato sera di Raiuno: “Fantastico 6” e “Fantastico 7”, successivamente è passata sulle reti Mediaset riscuotendo parecchi consensi con il varietà di Antonio Ricci “Odiens”, la cui sigla era “La notte vola”, divenuta un evergreen della musica italiana. A partire dagli anni novanta si è cimentata nella conduzione di programmi televisivi su Canale 5; in questi anni ha infatti formato un sodalizio lavorativo con Marco Columbro con il quale ha condotto fortunate edizioni di varietà come “Paperissima” e “Buona Domenica”. Ha condotto il Festival di Sanremo del 1993 in coppia con Pippo Baudo. Ha proseguito l’attività canora interpretando le sigle dei programmi da lei condotti e, dal 1994, è testimonial per parecchi anni della maratona televisiva a scopi benefici “Trenta ora per la vita”. In seguito rientra in Rai e conduce il varietà del sabato sera “Uno di noi” e una edizione di “Scommettiamo che…?” con Marco Columbro. Ha proseguito la sua attività teatrale, partita negli anni novanta con “Grease”, portando in scena un nuovo musical, “Sweet Charity” e “Il pianeta proibito”. Dal 2010 fino alla primavera 2013 è stata alla guida di “Domenica In”; nell’autunno 2012 ha debuttato come conduttrice radiofonica su Rai Radio 1 con “Citofonare Cuccarini” fino alla primavera del 2014. Poi torna torna in teatro con il musical “Rapunzel” in cui per la prima volta interpreta una parte da antagonista. Nel 2011 è stata insignita del titolo di “Commendatore della Repubblica”. Nel 2016 è protagonista dello show-evento “Nemicamatissima” in onda su Rai 1, in cui per la prima volta è affiancata da Heather Parisi, e nello stesso autunno pubblica anche la propria autobiografia. Nel 2017 sarà nuovamente in scena a teatro con il musical “La regina di ghiaccio – Turandot”.

Cara Lorella, da cosa è nato il tuo amore per la danza e quali sono i primissimi ricordi, da bambina, legati a questa disciplina e il tuo percorso?
I primissimi ricordi sono quelli personali, nella mia cameretta, non avevo fatto nulla di danza ma ero stata spettatrice solo di qualche spettacolo televisivo e mi immaginavo già ballerina, creando delle coreografie, e con un pubblico composto solo dalle mie bambole; ero timida e non volevo che nessuno mi vedesse. Queste prime immagini le rammento con grande tenerezza, mentre quelle più serie, le ricordo a nove anni quando iniziai a frequentare il mio primo corso di danza con la docente Nadia Chiatti, in una palestra nel quartiere dove abitavo. Le mie prime lezioni coreutiche, la mia prima mezza punta e addirittura l’anno dopo ricordo, con grande orgoglio, che la maestra mi diede l’opportunità di acquistare il mio primo paio di scarpette da punta… cominciaci così pian pianino a svolgere gli iniziali esercizi propedeutici appunto per salire in punta. Il primo saggio l’ho fatto al termine del primo anno di corso anche se in realtà era una lezione dimostrativa, eravamo alla sbarra e mi ricordo l’immagine di mia madre nascosta tra le altre mamme, un po’ defilata perché sapeva che io mi vergognavo enormemente e da un momento all’altro mi sarei anche potuta fermare per l’emozione.

Ti aspettavi, da giovane, tutto quello che ti sarebbe accaduto intraprendendo la carriera professionale?
Assolutamente no. Ho sempre sognato e sperato di fare questo nella vita, ma mai mi sarei immaginata che da quelle prime lezioni potesse nascere un’intera carriera di successo. Ho iniziato con la danza classica e a dodici anni tenni la mia prima audizione per entrare all’Accademia Nazionale di Roma per diventare in seguito una ballerina classica, ma lì ricevetti la prima delusione della mia vita perché non fui presa, venni bocciata e da quel momento allora iniziai non solo a prendere lezioni di classico ma anche di moderno, sostenendo un percorso parallelo che in sostanza mi portò a divenire una ballerina di quest’ultima disciplina anche se non abbandonai mai quella accademica. Infatti la classica mi fu sempre d’aiuto nel costruire la mia formazione tersicorea.

Recentemente sei ritornata trionfalmente su Rai1 con Nemicamatissima in coppia con Heather Parisi, un evento mediatico con ottimi ascolti e grande successo. Dal tuo punto di vista, perché oggi non si riesce più ad investire e proporre varietà di stampo nazionalpopolare, così tanto amati dalla nostra generazione?
Perché in un periodo così difficile come questo, dal punto di vista economico e di spending review, è naturale che le voci sul tavolo da tagliare per prime siano quelle del balletto e dell’orchestra, di tutto quell’apparato che necessita l’allestimento di uno spettacolo, comprese scenografie, costumi e le persone che vi lavorano attorno; perciò oggi è inevitabile – parlando di varietà – di portare in scena dei programmi che abbiano costi più contenuti dovendo per forza fare delle rinunce, con il conseguente ridimensionamento di tutto ciò che una volta era all’ennesima potenza.

Tu sei stata prima ballerina nelle più importanti trasmissioni televisive che hanno fatto la storia della tv italiana. Hai mai sentito il peso di essere un esempio per chi ti guardava e seguiva?
La responsabilità l’ho sempre sentita perché nel momento in cui il pubblico ti decreta il successo è chiaro che poi questo successo va conquistato, meritato e mantenuto. Ho cercato in ogni occasione di dare il massimo nelle mie possibilità, ognuno ha i propri limiti ed io conosco molto bene i miei però certamente ogni cosa che ho svolto l’ho sempre portata a termine con passione e con l’idea di trasferire tutto ciò che c’era di bello, piacevole e gioioso direttamente rivolto al pubblico. Non è un caso se questo rapporto di fiducia, che ho con gli spettatori, va avanti nel tempo, anche perché stiamo parlando di ben trent’anni di carriera… un successo sicuramente consolidato!

Qual è il sacrificio più grande che richiede, a tuo parere, la disciplina della danza?
La tenacia, ne ho parlato anche in un monologo durante il programma “Nemicamatissima”, proprio sull’importanza di coltivare le nostre passioni e i nostri sogni ma anche il riconoscere l’autorevolezza delle persone che sono state fondamentali per la nostra crescita artistica. Credo che la danza, sotto questo punto di vista, sia una lezione di vita a partire dalla sala prove durante gli studi perché ti mette a confronto con diverse persone, che a volte non sono nemmeno così tenere, anche se hanno talmente tanto da trasferirti in termini di conoscenze, di esperienze, di tecnica che il segreto risiede nel rimanere umili da una parte e tenaci dall’altra.

Un’altra tua grande dote è il canto… Questa, unitamente alla danza, alla simpatia e alla professionalità ti hanno resa una delle più popolari, imitate ed amate showgirl d’Italia. Oggi come oggi rifaresti tutto esattamente?
Sì, non recrimino mai nulla di quello che ho fatto, anche se poi naturalmente non tutte le esperienze affrontate sono paragonabili nello stesso modo per successo, però se oggi sono così è anche per via di un percorso costellato da alti e bassi, momenti difficili e momenti in cui si fanno delle scelte nostro malgrado. Sinceramente, senza alcun rimpianto, non toccherei nulla della mia carriera!

Lorella come ti ha arricchita il teatro?
Enormemente dal punto di vista dello stare in scena. L’esperienza quotidiana del palcoscenico, davanti ad un pubblico sempre diverso che va conquistato sera per sera, è sicuramente differente rispetto a quella televisiva. Il teatro mi ha arricchita in termini di sicurezza e maturità donandomi quella marcia in più. Trent’anni di carriera non passano proprio così… nella crescita professionale ci sono aspetti negativi ma, per fortuna, anche tanti positivi!

Il coreografo è la parte fondamentale di uno show. Hai lavorato con grandi nomi da Franco Miseria, a Gino Landi fino a Veronica Peparini. Non hai mai pensato di passare dall’altra parte e di coreografare?
Sinceramente no, perché è un po’ come quando ad un bravissimo calciatore chiedono se vuole fare l’allenatore: sono due mestieri completamente diversi. Non è detto che un bravissimo ballerino sappia essere altrettanto un bravo coreografo e viceversa. Per cui non credo di possedere questo dono, mentre adoro la performance, mi piace molto stare in palcoscenico e mettermi a disposizione delle persone che creano… conosco i miei limiti e preferisco stare dall’altra parte fin quando potrò!

Un giudizio sulla danza in televisione ai giorni nostri?
La danza ormai in televisione si vede pochissimo, non ti nascondo che ho provato grande gioia nell’assistere allo speciale con Roberto Bolle su Rai1… in quel programma si è vista la danza con la D maiuscola, momenti indimenticabili con l’opportunità di ammirare anche diversi ballerini che sono davvero degli artisti preziosi. Attualmente in televisione, nei programmi di intrattenimento, una delle massime espressioni la si può vedere con “Amici di Maria De Filippi” in cui sono presenti ballerini di ottimo livello e personaggi come Giuliano Peparini insieme alla sorella Veronica i quali mettono in scena quadri coreografici molto ben curati e di altissimo livello!

Ci puoi dare qualche anticipazione sul musical “La regina di ghiaccio – Turandot”, prossimamente in scena con te protagonista?
Non abbiamo ancora iniziato le prove però è un progetto molto stimolante perché solo il fatto di portare in scena la Turandot, nella chiave della fiaba a cui Puccini si è ispirato per la sua opera, trovo sia un’operazione splendida a favore del grande pubblico, in particolare di quello composto dalle famiglie. È un modo per divulgare la bellezza dell’opera italiana, di cui noi abbiamo grande rispetto, tant’è che non toccheremo nulla del lavoro pucciniano, con la speranza di essere un tramite tra il teatro popolare e un teatro ben più alto come quello della lirica… un modo diverso per veicolare cultura attraverso la magia della favola.

Da pochi giorni è uscito anche il tuo libro “Ogni giorno il sole”, si tratta di un’autobiografia oppure quali argomenti tratta?
Non è un’autobiografia, ma è sicuramente un libro che parla tanto di me. È un’occasione partita dall’idea, che mi piaceva molto, di Stefano Genovese che è un autore e regista teatrale con il quale abbiamo preso parte ad alcuni incontri con numerose persone, di estrazioni differenti, al fine di tirare fuori quel bagaglio di vita che è parte dei miei cinquant’anni e mediante queste conversazioni (le quali sono risultate più di 30 ore di chiacchiere) abbiamo narrato molto di me ma non solo della professionista e dell’artista ma anche della donna, della madre, della figlia, della moglie… cioè di quelli che sono i miei sogni e le mie radici. Credo sia un libro che sveli molto più di quello che sono come donna e non soltanto artista, un racconto che può fungere da stimolo e speranza per altre persone, perché in fondo la mia vita è straordinariamente normale e mi fa anche piacere poterla mettere a disposizione degli altri, dei tanti giovani che hanno perso la speranza, oggigiorno, che possa succedere qualcosa di buono… mentre nella mia vita tante cose si sono realizzate in una maniera assolutamente casuale, poi al destino si è unito naturalmente anche tanto lavoro e determinazione ed infine un tocco di fortuna. La mia storia appartiene al “talento che ha incontrato l’occasione”!

Tu hai realizzato tanti sogni Lorella e tanti li hai regalati ai tuoi ammiratori ma tu ne hai ancora qualcuno nascosto nel “cassetto”?
Guada Michele non finiscono mai i sogni… non si finisce mai di sognare e guai a non farlo. Ne possiedo di bellissimi, ad esempio mi piacerebbe portare “Moulin Rouge” in teatro, ci sono ancora tante cose che non ho fatto, sotto il punto di vista professionale, ad esempio il cinema però ho anche aspirazioni sul versante personale anche perché i sogni sono il vero motore della nostra vita e guai a smettere di fantasticare.

 

Michele Olivieri
Foto: Claudio Porcarelli

www.giornaledelladanza.com

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