Su coreografia di Arthur Saint-Léon, il balletto fantastico La Source è apparso al Théâtre de l’Opéra di Parigi in rue Le Peletier, il 12 novembre 1866, in tre atti con quattro scene sulla suddivisa partitura musicale di Léo Delibes e Aloisius Ludwig Minkus, con Guglielmina Salvioni (Naïla), Eugénie Fiocre (Nouredda), Louis Mérante (Djémil) nei ruoli principali. Per la stesura del libretto Arthur Saint-Léon collaborò con Charles Nuitter.
I disegni originali dell’allestimento portavano la firma di Édouard Desplechin, Jean-Baptiste Lavastre, Auguste Rubé, Chaperon (scenografie) e Paul Lormier (costumi). La produzione non ebbe particolare successo, poiché la Salvioni fu considerata inadatta al ruolo di Naïla. Trionfò tuttavia l’anno successivo, con Adèle Grantzow nel ruolo di Naïla, e rimase una colonna portante del repertorio per i successivi anni. Una ripresa di successo nel 1872 vide la grande ballerina italiana Rita Sangalli nel ruolo principale, e fu per questa produzione che furono introdotte le nuove variazioni per Naïla, la cui musica fu composta dallo stesso Delibes.
Danzata sessantanove volte, abbandonò il repertorio francese nel 1876, dopo essere stata prevista per l’arrivo dello Scià di Persia e per l’inaugurazione del Palais Garnier. Ci sono poche tracce del balletto originale – disegni e modelli, articoli di stampa, fotografie, ecc. –, la maggior parte delle quali sono andate distrutte durante l’incendio che ha travolto l’Opéra di rue Le Peletier nel 1873. La Source avrà comunque diverse versioni in molti paesi: in particolare in Russia, San Pietroburgo, 1869 (coreografia di Saint-Léon); in Italia, nel 1876, (coreografia di Cesare Marzagora da Saint-Léon); in Austria, presso la corte di Vienna, (coreografia di Saint-Léon) nel 1878. L’ultima ripresa, quella di Violette Verdy e John Prinz per New York City Balletto, risale al 1969 (come vedremo più sotto nell’articolo).
La Source fu rappresentata a San Pietroburgo nel 1902 con Olga Preobrajenska nel ruolo di Naïla, con le coreografie di Achille Coppini. Nel 1907 il leggendario danzatore Vaclav Nijinsky fece il suo debutto da solista nell’ultimo atto de “La Source” al Mariinsky di San Pietroburgo.
Il balletto venne poi ripreso alla corte di Vienna, e fu ripreso nel 1925 da Agrippina Vaganova al Teatro dell’Opera e del Balletto di Leningrado per la sua allieva Marina Semyonova.
Nel 1968, George Balanchine utilizzò estratti della partitura per creare un pas de deux per Violette Verdy e John Prinz. L’anno successivo, Balanchine ampliò il balletto includendo sezioni originariamente coreografate per Pas de Deux e Divertissement (1965), e il cast si espanse fino a includere una solista e otto danzatrici del corpo di ballo (costumi di Karinska).
Il balletto si è visto all’Opéra di Parigi nella stagione 2014-2015 con le coreografie di Jean-Guillaume Bart, su realizzazione di Marc-Olivier Dupin, scenografie di Eric Ruf, luci di Dominique Bruguière e drammaturgia di Clément Hervieu-Léger con Jean-Guillaume Bart. In scena gli interpreti Isabelle Ciaravola, Ludmila Pagliero, Karl Paquette, Mathias Heymann, Christophe Duquenne, Nolwenn Daniel, Alexis Renaud e il Corpo di Ballo dell’Opéra di Parigi con l’Orchestra dell’Opéra National di Parigi diretta da Koen Kessels. Jean-Guillaume Bart alla sua prima creazione per il balletto dell’Opéra si è confrontato con questo titolo donando nuova vita ad un’opera a lungo dimenticata dal repertorio. Il libretto attinge al romanticismo, all’orientalismo e alle influenze shakespiriane e si contrappone al mondo reale con un reame di elfi, ninfe e esseri eterei. Questa poetica favola in danza, che richiede un virtuosismo sorprendente, è stata ulteriormente valorizzata dagli appariscenti costumi di Christian Lacroix.
Si ricorda inoltre una produzione al Teatro alla Scala di Milano con la coreografia di Cesare Marzagora da Saint-Léon nella stagione 1875-1876. Il pas de deux da La Source andò in scena durante lo spettacolo di laurea del 2008 dell’Accademia Vaganova di San Pietroburgo con la coreografia di Konstantin Sergeyev da Achille Coppini su musica di Riccardo Drigo.
La storia ci narra che durante il viaggio per sposare il Khan di Ghendjib, la bella Nouredda e il suo seguito si riposano presso un ruscello in un deserto roccioso. Quando Nouredda ammira un fiore che cresce in un luogo inaccessibile, Djémil, un giovane cacciatore, si arrampica e lo raccoglie per lei. Nouredda è emozionata e gli chiede di esprimere qualsiasi cosa desideri come ricompensa. Lui le chiede di sollevare il velo per poterle vedere il volto: furiosa, ordina che venga legato e abbandonato al suo destino. Tuttavia, la ninfa Naïla lo salva; lei è innamorata di lui e gli promette di aiutarlo a conquistare la mano di Nouredda. Nei giardini del grande palazzo, dove la corte del Khan attende l’arrivo di Nouredda, viene offerto intrattenimento agli ospiti: un assolo per i favoriti e una danza per gli schiavi circassi. Una fanfara annuncia un visitatore, in incognito (Djémil), che offre doni al Khan e alla sua sposa. Il visitatore chiede a Nouredda di scegliere uno dei doni e lei sceglie un fiore gioiello. Djémil lo getta a terra e magicamente da quel punto sgorga una sorgente e Naïla emerge dalla fontana. Danza, incantando il Khan, che si inginocchia davanti a lei e la implora di diventare sua moglie. Lei acconsente, a condizione che congedi Nouredda, che si allontana furiosa mentre il Khan conduce Naïla all’interno del palazzo. Djémil può ora corteggiare Nouredda, ma lei continua a respingerlo; così si rivolge a Naïla, che gli dice che se riuscirà a far innamorare Nouredda, morirà. Djémil acconsente e, mentre se ne va con Nouredda, Naïla scompare di nuovo nella terra e la sorgente si prosciuga.
Una curiosità ci riporta nel 1878 a Vienna quando il balletto La Source fu intitolato Naïla, die Quellenfee (Naïla, la ninfa delle acque).
Michele Olivieri
Foto di Archivio Storico Ricordi
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