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La Valse-Symphony in C-Shéhérazade: intervista a Virna Toppi

Virna Toppi - ph Marco Brescia e Rudy Amisano - Teatro alla Scala K61A9459x

Virna Toppi è nata a Desio nel dicembre 1992, dal 2003 studia presso la Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala e partecipa agli spettacoli dell’Accademia: “Paquita” (Marius Petipa), “Giallo ‘700” (Francesco Ventriglia), “La Pastorale” (Rudolf Nureyev, come solista), “Class Ballet” (Mikhail Messerer), “Polonaise” (Biagio Tambone), “Luminare Minus” e “Respighi” (Emanuela Tagliavia, come solista), “Serenade, Who Cares?” e “Theme and Variations” (George Balanchine), “Ouverture” (Frédéric Olivieri), “Raymonda” (Yuri Grigorovich), “Ipnos” (Davide Bombana), “Don Chisciotte” (Vladimir Derevianko), “Symphony in D” (Jiri Kilian) e prende parte anche ad alcune produzioni del Corpo di Ballo scaligero: “Don Chisciotte” e “Lo Schiaccianoci” (Rudolf Nureyev) e “Sogno di una notte di mezza estate” (George Balanchine). Nel 2009 danza nel “Don Chisciotte” di Vladimir Derevianko con il Corpo di Ballo del Maggio Musicale Fiorentino. Nel 2011 ottiene il diploma presso la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala e subito dopo viene scritturata nel Corpo di Ballo del Semperoper Ballet a Dresda dove prende parte a balletti di George Balanchine (“Emeralds, Diamonds” – come demi soloist e “Coppelia”), Aaron Watkin (“Il lago dei cigni”, come solista e principessa russa, “Lo schiaccianoci”, come demi-soloist danza spagnola e fiocchi di neve, “La Bella addormentata” e “La Bayadère” – demi-soloist) e alla serata “An Evening with the Works of William Forsythe”. Nel giugno 2012 entra come aggiunta al Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, e partecipa alla tournée in Brasile con “Giselle” interpretando il ruolo di Myrtha, ruolo che riprenderà poi in Scala nell’aprile-maggio 2013. Nella ripresa di “Raymonda” alla Scala nell’ottobre 2012 debutta nel ruolo principale di Raymonda; nel “Lago dei cigni” di Rudolf Nureyev (2013) danza il passo a tre, i quattro grandi cigni e le fidanzate. Debutta in novembre 2013 nel ruolo protagonista in “L’histoire de Manon” di Kenneth MacMillan. In serata Ratmansky è nel cast di “Russian seasons” (coppia in rosso) e di “Opera” (coppia principale). Nel corso della tournée a Hong Kong (febbraio 2014) debutta nel ruolo di “Giselle”. In “Jewels” di George Balanchine è interprete nelle coppie principali di “Emeralds”, nel ruolo della ballerina solista di “Rubies” e nella coppia principale di “Diamonds”. Solista dall’aprile 2014, debutta nel ruolo di Odette/Odile nel “Lago dei cigni” di Rudolf Nureyev. In “Serata Petit” è tra gli interpreti principali di “Pink Floyd Ballet” e debutta nel ruolo femminile di “Le Jeune homme et la Mort”. Nel corso della tournée in Kazakhstan con “Don Chisciotte” di Rudolf Nureyev debutta nel ruolo di Kitri e interpreta anche la Regina delle Driadi e la damigella d’onore. Nello “Schiaccianoci” di Nacho Duato è Clara e anche interprete della danza francese ed è tra gli interpreti principali di “Cello Suites” di Heinz Spoerli. Nel luglio 2015, in “Excelsior”, debutta nel ruolo della Luce, della Civiltà, della Folgore e della Mora Indiana. Per “La bella addormentata nel bosco” curata da Alexei Ratmansky debutta nel ruolo del Diamante. In “Cinderella” di Mauro Bigonzetti è una delle due sorellastre; in seguito debutta nel ruolo protagonista di Cenerentola. Per la creazione di Massimiliano Volpini “Il giardino degli amanti” è protagonista del ruolo femminile accanto a Roberto Bolle e Nicola Del Freo. Nel “Lago dei cigni” curato da Alexei Ratmansky interpreta il passo a tre e i quattro grandi cigni. Nella tournée in Cina dell’autunno 2016 è in “Giselle” (Myrtha, e due Willi) e “Cello Suites”; in Giappone è in “Don Chisciotte” (Regina delle Driadi e Damigella d’onore). Nella “Serata Stravinskij” diretta da Zubin Mehta prende parte a “Le Sacre du Printemps” di Glen Tetley (coppia principale).

Gentile Virna, com’è avvenuto il primo appuntamento con il balletto classico? È stato subito un “colpo di fulmine”?
Dopo aver insistito con mia madre per almeno due anni finalmente riuscii a convincerla a farmi provare una lezione di danza classica dopo aver provato tanti altri sport, dal nuoto alla ginnastica artistica, allo sci… Dopo solo la mia prima lezione alla scuola di Seveso “Arte e Danza” mi innamorai perdutamente di quest’arte. Il mondo magico della musica classica, della sbarra, dei tutù e delle punte mi incantò a tal punto che dall’età di sette anni, il mio obiettivo nella vita, è stato subito ben chiaro: io avrei fatto la ballerina.

Com’è nata l’idea di sostenere l’audizione per la Scuola di Ballo della Scala e quali sono i maggiori insegnamenti ricevuti che porterà sempre con lei?
Una delle mie prime insegnanti di danza, Giusy, quando avevo nove anni mi consigliò di provare a fare l’audizione per la prestigiosa Scuola di Ballo dell’Accademia del Teatro alla Scala, giusto in tempo per entrare dal primo corso. I miei genitori non mi dissero nulla dell’audizione fino ad un paio di ore prima per non farmi agitare e di conseguenza far passare a loro la notte in bianco. Da sola, con la mia bottiglietta d’acqua e il mio numero fisso al petto (48) superai il primo step, il primo di tanti altri che continuo ad affrontare periodicamente. Gli otto anni trascorsi in Accademia furono i miei anni di formazione, come ballerina e come persona. Se tornassi indietro rifarei sicuramente questa scelta perché è stato grazie a tutte le persone che in Accademia ho incontrato che ho potuto fare della mia più grande passione il mio lavoro, il fulcro di ogni mia giornata.

Un suo ritratto per il direttore della Scuola di Ballo, attualmente anche del Corpo di Ballo, il maestro Frédéric Olivieri?
Conosco il Maestro Olivieri da quando avevo tredici anni. È un direttore sicuramente molto capace, che porta sempre bellissime produzioni per la compagnia dandoci la possibilità di lavorare su diversi stili con insegnanti e coreografi di caratura internazionale. Riesce a mantenere il giusto equilibrio con positività e padronanza. A lui devo molto, ha sempre creduto in me e continua ad aiutarmi a crescere.

Nell’aprile del 2014 viene nominata Solista del Corpo di Ballo della Scala. Si ricorda quel giorno e le sensazioni provate?
Il 1° aprile del 2014 (e non è stato un pesce d’aprile!) sono stata nominata Solista del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala e posso dire che è stato uno dei giorni più belli della mia vita, perché dopo anni di sacrifici e duro lavoro, quel giorno ho avuto la certezza che ne era valsa veramente la pena. Ricopro questo ruolo da oltre due anni ballando spesso anche primi ruoli, ma l’emozione di mettere piede sul palcoscenico della Scala non svanisce nemmeno per una frazione di secondo.

Cosa significa per lei, artisticamente parlando, far parte dell’organico scaligero?
Per me è un grande privilegio far parte dell’organico del Corpo di ballo del Teatro alla Scala. È sempre stato il mio “sogno” fin da bambina. È considerato uno dei più importanti teatri al mondo e sapere di farne parte è motivo di tanto orgoglio.

Nella sua carriera ha avuto anche due importanti collaborazioni, dapprima con il Corpo di Ballo del Maggio Musicale Fiorentino ed in seguito con un contratto al “Semperoper Ballet” di Dresda. Che esperienze sono state dal punto di vista formativo?
La mia prima esperienza lavorativa è stata con il “Maggio Fiorentino” per “Don Chisciotte”. È stata una bella esperienza, perché a diciassette anni ho potuto avere già l’onore di lavorare in una compagnia di balletto. Al “Semperoper Ballet” sono stata per una stagione intera ed è stata una vera esperienza di crescita artistica oltre che personale dove ho preso coscienza di cosa vuol dire vivere e lavorare all’estero.

Che tipo di emozioni prova a stare in palcoscenico, soprattutto su quello della Scala?
L’emozione che provo quando salgo su un palcoscenico è sempre tanta… il palco è la mia grande emozione. Ogni volta sembra sempre la prima… probabilmente un po’ di più quando ballo sul palco della Scala perché quello lo considero “la mia casa” e devo dimostrare ancora di più.

Cosa rende speciale, a suo avviso, la compagnia di ballo scaligera?
La compagnia del Teatro alla Scala, a mio parere, è speciale perché è costituita da un corpo di ballo molto preparato e coordinato. C’è la volontà di dare sempre il “meglio” provando con grande costanza e continuità per ottenere il massimo, alla ricerca della perfezione.

Cosa l’ha entusiasmata nel ruolo principale di Raymonda, splendido balletto, forse meno popolare ma ricco di poesia e virtuosismi?
Il ruolo di Raymonda non potrò mai scordarlo. È stato il mio primo ruolo da protagonista, ballato a soli diciannove anni dopo pochi mesi dal mio ingresso in compagnia. Un ruolo importante, molto impegnativo che ho affrontato cercando di controllare agitazione, emozioni, paura di deludere e tanto altro. Mi accostai a questo ruolo guidata dalla Signora Cencikova che cercò di trasmettermi l’accuratezza stilistica del personaggio, studiando lo stile con molta pignoleria tutti i giorni. Mi piacerebbe poterlo ballare nuovamente oggi, con l’esperienza che ho acquisito in questi anni, sono certa che saprei affrontarlo con più maturità.

Quali sono i suoi modelli del passato? Si è mai ispirata a qualcuno in particolare per tecnica, espressività e stile?
Non ho un unico modello d’ispirazione, ho piuttosto tanta ammirazione per diversi artisti. Ognuno di loro mi trasmette qualcosa e da tutti ho certamente da imparare. Cerco però sempre di essere me stessa, di esternare quello che mi suggeriscono le mie emozioni vivendo le sensazioni del momento, perché mi piace sperare che anch’io possa avere qualcosa di personale da trasmettere.

Da dove parte la sua personale ricerca artistica in sala danza?
La mia personale ricerca artistica nasce da quando entro in sala, nel momento stesso in cui inizio la lezione di riscaldamento. Ogni movimento è studiato, ponderato ed eseguito. Lo stesso movimento, pur uguale per tutti, viene eseguito da ogni ballerino in maniera diversa. Questo è lo studio artistico, è la realizzazione della propria ricerca interiore… Il movimento di una mano, la flessione del collo, un’espressione del viso, la ricerca del proprio io.

Tra tutti i ruoli ballati quali o quale ha amato maggiormente e perché?
Non devo pensarci tanto: sicuramente è Manon. È il personaggio e la storia che amo di più. Forse perché contrariamente ad altri balletti, nel lavoro di MacMillan c’è un vero senso di realtà nel suo modo di avvicinarsi a questa storia. L’ho ballato in due occasioni a distanza di due anni ed è quello che più mi fa emozionare. È molto coinvolgente, sia per la vicenda stessa, per la musica, le scenografie. È unico… è Manon!

Attualmente è in debutto come protagonista di Sheherazade, com’è stato lavorare con Eugenio Scigliano e come reputa il lavoro finale? Inoltre danzerà anche in uno dei movimenti di Symphony in C., quali sono le maggiori difficoltà tecniche nell’accostarsi a Balanchine?
Il 19 aprile debutta, nel teatro del Piermarini, il trittico “La Valse-Symphony in C-Shéhérazade”. Il lavoro fatto insieme è stato molto impegnativo ma super soddisfacente. Tutti i giorni entrando in sala ho sempre cercato di metterci tanto impegno, costanza e cuore. Lavorare con Eugenio Scigliano è stato un vero piacere, è un Maestro che insegna parecchio mettendo in gioco se stesso per darti sempre il massimo. Abbiamo costruito il ruolo, lavorando sulle fortissime emozioni che Zobeide nella storia affronta. Un ruolo complesso, dotato di notevole umanità, che vive un continuo conflitto su quel che deve e quel che in realtà vuole e sente dentro. Ballare questo ruolo è qualcosa di magico e ogni volta che lo provo le sensazioni cambiano dandomi sempre emozioni diverse. In “Symphony in C”, molto impegnativo dal punto di vista tecnico e stilistico, ballerò il terzo movimento, tutto salti e vitalità, dove i ballerini sono più in aria che con i piedi per terra! Adoro questi ruoli e non vedo l’ora di godermi questa serata!

Tra tutte le Sue esibizioni, serate, tournée, gala ecc. qual è stato quel “momento indimenticabile”?
Di momenti indimenticabili ne ho veramente molti. A partire dai miei vari debutti in emozionanti balletti, al passo a due di “Cinderella” di Mauro Bigonzetti, ballato sul palcoscenico del Bolshoi di Mosca in occasione della sua candidatura per questo balletto al prestigioso Premio Benois de la Danse, alla grande felicità di ballare in coppia con Roberto Bolle nella creazione di Massimiliano Volpini per la Scala “Il Giardino degli Amanti”… di momenti indimenticabili ce ne sono troppi, giuro!

Per concludere, gentile Virna, quali sono le aspettative artistiche per il domani? C’è un sogno riposto nel cassetto?
Le mie aspettative artistiche sono andare avanti, migliorarmi sempre di più e ricoprire ruoli importanti che possano arricchirmi artisticamente. Poter continuare a ballare potendomi esibire nei più prestigiosi teatri del mondo. Il mio sogno nel cassetto? Non lo posso svelare, perché un sogno svelato non si avvera! Se sono superstiziosa? Giusto un po’…

Michele Olivieri
Foto: Marco Brescia e Rudy Amisano – Teatro alla Scala
www.giornaledelladanza.com

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