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L’equilibrio nella danza: una questione fisica e mentale

L’equilibrio è una delle capacità più importanti di un danzatore. Essere in equilibrio con il proprio corpo significa possedere una buona coordinazione muscolare che permette di mantenere una posizione tecnicamente corretta e ben allineata con il minimo sforzo.

Esistono due tipi di equilibrio, statico e dinamico. Il primo consiste nella capacità di mantenere una posizione di stabilità per lungo tempo, in secondo invece nell’abilità di assumere di volta in volta la postura più adatta per eseguire un determinato movimento.

Alla base di ogni movimento c’è un riflesso primario costituito dall’attivazione delle risposte involontarie a stimoli esterni e interni all’individuo, necessarie per essere costantemente orientati verso l’asse del corpo.

Il corpo umano si mantiene in equilibrio grazie alle continue informazioni inviate al cervello dai recettori del sistema vestibolare presenti all’interno della cavità dell’orecchio, dai ricettori del sistema visivo e dai recettori dei fusi neuromuscolari.

Gli occhi quindi valutano la posizione corpo in relazione all’ambiente, il sistema vestibolare tiene traccia del movimento e della posizione della testa, infine i recettori di pelle, muscoli, tendini e capsule articolari rilevano la posizione delle parti del corpo in relazione tra loro e con lo spazio circostante.

Tutte queste informazioni vengono inviate al cervello che comunica ai muscoli eventuali aggiustamenti posturali da apportare in modo tale da prevenire le perdite di equilibrio.

Elizabeth Coker, professoressa di Arte presso il Dipartimento di danza della New York University, e Terry Kaminski del Dipartimento di Scienze Biocomportamentali della Columbia University, hanno chiesto a un gruppo di danzatori di alto livello di eseguire un compito di equilibrio statico e uno di equilibrio dinamico, in piena luce con uno specchio, in piena luce senza specchio, e in condizioni di scarsa illuminazione.

Dall’esperimento è emerso che la presenza o meno dello specchio non produceva alcuna differenza sulla stabilità dei ballerini. In condizioni di scarsa illuminazione, invece, i danzatori erano meno stabili e riuscivano a mantenere l’equilibrio per un tempo più breve.

Anche le emozioni tuttavia giocano un ruolo fondamentale nell’equilibrio che, come abbiamo visto, origina da una serie di complesse interazioni cervello-corpo. Il danzatore a suo agio e sicuro di sé avrà meno problemi di equilibrio e di conseguenza meno rischi di procurarsi traumi.

Lo stato d’animo di un danzatore quindi influenza la coordinazione muscolare, l’esecuzione e l’equilibrio.

Per migliorare le sue abilità il ballerino deve studiarsi, imparare ad ascoltarsi, entrare in contatto profondo con se stesso.

Tale consapevolezza fisica e mentale nasce da una considerazione: non c’è separazione tra il ballerino e la danza, l’equilibrio è un atto di bilanciamento anche emotivo, e necessita di conoscenza di sé e di ciò che si sta facendo, e della motivazione che spinge alla danza.

Stefania Napoli
© www.giornaledelladanza.com

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