Il 17 maggio 2015, nell’ambito di IT – Independent Theatre, festival del Teatro Indipendente nato per far conoscere al vasto pubblico il lavoro di decine di artisti indipendenti milanesi, la Fabbrica del Vapore di Milano ospita il debutto della compagnia Forse Sei _ Performing Guys, con l’opera Ioànnes 13:21-30 Lividi d’attesa, regia e coreografia del danzatore e coreografo Davide Manico, aiuto regia Silvia di Francesco, musiche tratte da La grande bellezza, vincitore del Premio Oscar come migliore film straniero.
Forse sei è una factory nata da un gruppo di giovani performers (Leonardo Moreno, Cristina Spinetti, Francesca Garbagnati, Sara Valenti, Laura Ballarati, Giulia Zucconi e Elena Garatti) provenienti da percorsi artistici molto diversi, ma che hanno scoperto il comune obiettivo di esplorare, conoscere e raccontare nuove forme di comunicazione attraverso il corpo e la voce, che vedremo nel loro lavoro d’esordio.
Artista dotato di ecletticità, sottile ironia, carisma e straordinaria sensibilità artistica, co-fondatore di Collettivo Pirate Jenny, due volte finalista al premio Equilibrio dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, semifinalista al Premio Scenario 2013 e ideatore della coreografia che fa da contorno al video Come vorrei di Vasco Rossi, in Ioànnes 13:21-30 Lividi d’attesa, Manico parte dalle famosissime opere di Caravaggio, Deposizione e Bacio di Giuda per dare vita ad un lavoro dal coreografo stesso definito ‘architettonico’ su più livelli.
C’è un’architettura compositiva fatta di leve, sostegni per i corpi degli elementi del gruppo, le cui articolazioni, ossa e posizioni sono come bulloni, parti ad incastro essenziali alla struttura globale, cosicché la minima modifica di un movimento o di una leva porta al cambiamento dell’intero equilibrio compositivo.
C’è un’architettura visiva, in un’analogia che richiama i capolavori pittorici prima citati qui riformulati in 3D, in cui attraverso lo spazio e il tempo, la struttura coreografica si scompone e dà vita a nuovi assetti e riequilibri.
Accompagnati da un’architettura di luce e punti di vista, in cui ogni gesto o spostamento viene colto e sottolineato da una luce specifica che guida l’occhio dello spettatore su molteplici piani di visione, i corpi dei sei danzatori incappucciati si ignorano, si attraversano e oltrepassano, si attraggono e si respingono, creando un unico grande livido, che in futuro testimonierà chi siamo e che cosa siamo diventati.
Infine c’è l’architettura emotiva da cui prende vita quest’opera, nata durante un periodo di intenso dolore dovuto a una perdita, dalle sensazioni di smarrimento, dolore e rabbia che portano ad una continua alternanza tra il senso di attesa e quello di abbandono.
Una sfida dunque per i performers quella di danzare l’attesa, l’incertezza e il sospetto, cercando di portare alla luce la verità. E proprio la luce è l’elemento chiave di quest’opera, che, illuminando il corpo, ne rivela i lividi che raccontano il dolore e la desolazione causati dai tradimenti, dallo sguardo di chi ci abbandona e dall’indifferenza e insensibilità umana verso la sofferenza altrui.
ORARI & INFO
17 maggio 2015 – Ore 20.30
Fabbrica del Vapore (Spazio: Navata sud)
Via Procaccini, 4
20100 Milano
Tel. 02 8846 4132
E-mail: sbqv.fabbricadelvapore@comune.milano.it
Stefania Napoli
www.giornaledelladanza.com