In un articolo precedente abbiamo precisato che la danza è disciplina. Eppure c’è un’altra caratteristica connaturata nell’arte in generale e in quella della danza in particolare, l’umiltà.
L’umiltà non è altro che l’intelligenza di capire fin dove si può arrivare, senza sottovalutare o sopravvalutare le proprie capacità. E’ consapevolezza dei propri limiti e soprattutto coscienza di sé, ed è necessaria per capire chi siamo, come ballerini e come individui.
Roberto Bolle ha più volte dichiarato che la dote più importante di un danzatore è proprio l’umiltà che aiuta a rimanere con i piedi per terra. Andrè De la Roche sostiene che la danza educa lo spirito, insegna rispetto, umanità e consapevolezza di essere solo uno in mezzo a milioni di persone.
In un’intervista rilasciata al New York Times, Polina Semionova, étoile di American Ballet Theatre ha parlato del suo arduo e accidentato percorso di studi al Bolshoi Ballet, che ha preceduto il suo ingresso nell’olimpo della danza. Si è definita un’allieva non pessima ma nemmeno eccezionale, una ballerina che ha dovuto lavorare sodo per emergere e che, anziché cedere allo scoraggiamento o a uno spirito eccessivamente competitivo, ha mantenuto la convinzione che con impegno e lucidità si ottiene ciò che si vuole.
La Semionova non è solo una ballerina elegante e di talento, è gentile e modesta, caratteristiche che emergono dalla qualità del suo movimento aggraziato e generoso. Perché il corpo non mente mai e quando il danzatore balla unicamente per esibire la propria bravura, il pubblico se ne rende conto e finisce per non apprezzarne il lavoro e non esserne minimamente coinvolto.
Esistono danzatori eccezionali, pieni di talento e doti fisiche innate, che peccano di presunzione e sviluppano l’errata convinzione di essere i migliori, nessuno è alla loro altezza. Non tollerano critiche, correzioni o consigli, smettono di crescere come persone e nella danza, di cui trascurano i principi fondamentali, comunicazione, condivisione e generosità.
La peggiore nemica del danzatore e della danza è, infatti, l’arroganza, un chimerico senso di superiorità nei confronti del prossimo, che in realtà è semplice copertura di una cronica mancanza di fiducia in se stessi.
Un ballerino fornito di un ego equilibrato è pienamente consapevole delle proprie capacità e della propria identità, non avverte la necessità che gli altri confermino le due doti con lodi spetricate, ed è quindi interessato alle persone per quello che sono e non per il bisogno di vedere se stesso riflesso nei loro occhi ammirati.
Bilanciare fiducia in se stessi e umiltà è un’abilità che si sviluppa con il tempo e richiede forza, energia e una buona conoscenza di sé. Ed è proprio la danza a insegnarci a guardarci dentro, ogni volta che ci pone di fronte ai nostri limiti, ogni volta che ci dimostra che, se vogliamo, li possiamo superare, con fatica, fiducia, modestia e amore. E’ questo a darci forza e a renderci persone migliori.
Stefania Napoli
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