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Nel segno dell’étoile: omaggio ad Elisabetta Terabust

Nel giorno del suo anniversario di nascita, il Giornale della danza ricorda Elisabetta Terabust: un’artista straordinaria che ha attraversato con grazia e determinazione più di mezzo secolo di storia del balletto.

Nata il 4 agosto 1946 a Varese con il nome di Elisabetta Magli, la Terabust è stata non solo una delle ballerine più raffinate del Novecento, ma anche una leader carismatica e un’instancabile promotrice della danza in tutte le sue forme.

Oggi, a distanza di anni dalla sua scomparsa, il suo nome continua a evocare rispetto, ammirazione e riconoscenza.

Formata alla Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma sotto la guida di Attilia Radice, Elisabetta Terabust entra giovanissima nel corpo di ballo del teatro, dove nel 1966 ottiene il titolo di prima ballerina, per poi diventare étoile nel 1972.

Inizia così un percorso artistico che la porterà sui più prestigiosi palcoscenici del mondo.

Meravigliosi i suoi ruoli nel repertorio classico: Giselle, La Sylphide, Il Lago dei Cigni, Lo Schiaccianoci, Romeo e Giulietta: interpretazioni che fondevano tecnica impeccabile e una profonda sensibilità scenica votata alla ricerca della perfezione.

Ma è anche nella danza moderna che Terabust lascia un segno: con  la compagnia dell’Aterballetto e coreografi del calibro di Glen Tetley, William Forsythe, Alvin Ailey dimostra una versatilità sopraffina tra le étoiles del suo tempo.

Accanto a figure come Rudolf Nureyev, Patrice Bart e Roland Petit, con il quale darà vita a creazioni come Notre-Dame de Paris e Charlot danse avec nous, Terabust diventa protagonista di una danza al tempo stesso classica e contemporanea, elegante ma aperta al cambiamento e all’evoluzione.

Conclusa la carriera da interprete, il suo impegno prosegue con massimo impegno dietro le quinte.

Ricopre ruoli di primo piano alla direzione dei più importanti corpi di ballo italiani: Teatro dell’Opera di Roma, Teatro alla Scala di Milano, MaggioDanza a Firenze e Teatro di San Carlo di Napoli.

In questi anni, non solo consolida il repertorio delle compagnie, ma lancia talenti destinati a segnare la scena internazionale, come Roberto Bolle e Massimo Murru.

La sua direzione è sempre caratterizzata da un equilibrio tra rigore e apertura: pretende il massimo, ma sa riconoscere il potenziale anche nei giovani, sostenendoli con fermezza e visione.

Elisabetta Terabust si è spenta a Roma il 5 febbraio 2018, lasciando dietro di sé un vuoto immenso.

Il Teatro dell’Opera le ha reso omaggio intitolandole la Sala Elisabetta Terabust oggi luogo simbolo per generazioni di danzatori.

Nel giorno della sua nascita, il 4 agosto, il popolo della danza si stringe nel suo ricordo. Non solo per celebrare una carriera eccezionale, ma per testimoniare il valore di un’eredità intrisa di impegno, eleganza e integrità.

Terabust ha sempre messo in primo piano la danza, e non sé stessa. Per questo, il suo nome continua oggi ad essere un sinonimo di qualità e dedizione.

La figura di Elisabetta Terabust rimane saldamente ancorata come autorevole modello: per chi danza, per chi insegna, per chi dirige. Un esempio di coerenza tra arte e vita, tra sogno e responsabilità.

Michele Olivieri

www.giornaledelladanza.com

© Riproduzione riservata

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