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Sara Renda, giovanissima étoile internazionale

Sara Renda © Ludovic Dussarps

Sara Renda, nasce ad Alcamo nel 1991, entra all’età di 11 anni presso la Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala in cui si diploma brillantemente nel 2010, immediatamente entra a far parte nell’organico del Corpo di Ballo dell’Opéra National de Bordeaux in Francia diretta dal maestro Charles Jude. Si è aggiudicata la Medaglia di bronzo alla 50ª edizione del prestigioso “International Ballet Competition di Varna” in Bulgaria. Nel dicembre del 2014, saltando il gradino di solista, viene nominata Prima ballerina a Bordeaux e a distanza solo di un anno, nel dicembre 2015 arriva la nomina ad étoile, annunciata direttamente in scena dal Direttore del Balletto Charles Jude e dal Direttore generale dell’Opéra National Thierry Fouquet, alla fine di un’emozionate serata in cui ha interpretato per la prima volta il ruolo principale della “Bella addormentata nel bosco” nell’edizione firmata dallo stesso Jude. Nel suo repertorio “Roméo et Juliette”, “Giselle”, “I Quattro Temperamenti” e “Who Cares?” di George Balanchine, “Paquita”, “La bella addormentata (L’Oiseau bleu)”, “Coppélia”, “Pneuma” di Carolyn Carlson, “Don Quichotte”, “If to Leave is to Remember”, “Schiaccianoci”.

 

Carissima Sara, innanzitutto i miei più sinceri complimenti per la tua nomina ad étoile, uno splendido traguardo e un vanto tutto italiano. Tu arrivi dalla splendida Sicilia ed esattamente da Alcamo, un piccolo centro tra Trapani e Palermo. Come ti sei avvicinata alla danza e qual è stato il tuo percorso artistico che ti ha portata alla prestigiosa Scuola di Ballo della Scala diretta dal maestro Olivieri?

Prima di tutto devo ringraziare i miei genitori perché senza il loro sostegno tutto questo non sarebbe successo e a loro vanno e andranno sempre i miei meriti e traguardi futuri. Tutto è iniziato ad Alcamo quando mia mamma mi ha iscritta alla scuola di Annamaria Campanelli, all’età di tre anni, poi sono andata al Teatro Massimo di cui facevo parte nella sezione “Piccoli Danzatori” e poi grazie a Marco Pierin, che era in giuria ad un concorso, il quale mi ha notata e mi ha suggerito di sostenere l’audizione all’Accademia del Teatro la Scala che ho superato con successo e sono stata ammessa.

Quali sono state le maggiori difficoltà che hai incrociato lungo questo cammino?

La distanza dai miei genitori; tutte le altre difficoltà risultavano insignificanti se paragonate a questa.

Sulla tua scelta di diventare ballerina hanno influito i tuoi genitori che sono stati, nel corso della loro carriera, atleti in altre discipline?

Assolutamente sì, mia mamma era una campionessa regionale di pattinaggio a rotelle e mio padre un ottimo giocatore di pallacanestro. Quando si cresce in una famiglia dove lo sport si respira ovunque diciamo che si è facilitati, anche se credo che la cosa più bella che abbiano fatto per me, sia quella di permettermi di sognare aiutandomi in ogni modo.

Tra tutti coloro che hai avuto al fianco chi ha segnato maggiormente il tuo percorso artistico?

Certamente le persone più importanti sono state Marco Pierin e Patrizia Campassi che rappresentano la mia seconda famiglia. Entrambi da ex ballerini mi hanno dato profuso affetto e mi hanno saputo consigliare. Anna Maria Prina, che era la direttrice quando entrai in Accademia e Fredéric Olivieri l’attuale Direttore mi hanno sempre sostenuta e invogliata facendomi ballare dei ruoli importanti. Il ringraziamento va anche alle mie due insegnanti Tatiana Nikonova e Vera Karpenko che con la loro professionalità mi hanno spronato a fare sempre meglio.

Quando hai capito che investire sulla danza sarebbe stato per te fondamentale?

Non ho mai pensato a investire su qualcosa, semplicemente ho deciso di seguire quello che a mio parere era il mio talento fin da piccola. Sono nata danzando, possiedo dei video di me ad un anno che già mi muovevo a tempo.

Come descriveresti la tua esperienza presso la Scuola di ballo del Teatro alla Scala di Milano?

L’Accademia mi ha regalato tanto. Per me rappresenta ancora un sogno diventato realtà. A volte chiudo gli occhi e mi rivedo lì bambina… mi ricordo le voci e quell’aria che profumava di danza, il battito del mio cuore quando passava un ballerino/a famoso e anche rivedo il mio sguardo perso quando guardando dalle finestre pensavo ai miei genitori. Non posso dire che sia stata dura perché per me ballare è sempre stato un divertimento e il fatto che fossero severi mi ha semplicemente aiutato a crescere.

Un tuo ricordo personale per il direttore della Scuola di Ballo Frédéric Olivieri?

Mi ricordo la prima volta che l’ho visto, il fatto che fosse il direttore mi incuteva un po’ di soggezione ma è sempre stato molto carino e cortese con me. La mia timidezza non mi ha mai permesso di parlare troppo con lui, se potessi mandargli un messaggio ora gli direi “grazie per tutto”.

Tra tutti gli altri maestri dell’Accademia milanese a chi sei più grata?

Come ho detto prima a Tatiana Nikonova e a Vera Karpenco e anche a Emanuela Tagliavia… fantastiche, severe, dolci e umane ma anche un grazie a tutti gli insegnati che hanno fatto parte del mio percorso accademico. Grazie di cuore veramente.

Ti ricordi la prima volta che sei “salita in punta”? Come vivi il tuo rapporto con le scarpette, indispensabile strumento di lavoro ma anche fonte di sofferenza?

Avevo già messo le punte prima di entrare un’Accademia; una sensazione incredibile, ricordo ancora l’emozione, mi sentivo speciale e oggi quando le indosso sento che a livello di energia mi donano parecchio. Non ho problemi né sento sofferenza, credo che il piacere di ballare allievi ogni dolore e il fatto di essere alcuni centimetri da terra mi fa dimenticare qualsiasi cosa. Se potessi le indosserei anche per andare in giro!!! Speriamo che entrino a far parte della moda :)

Secondo il tuo avviso ed esperienza, qual è la dote che non può mancare ad una ballerina?

Perseveranza e credere in se stessi, per me un “no” ha sempre significato “non per ora” e da sempre non sono in competizione con nessuno se non con me stessa. Ho imparato a non mettere limiti a nulla, specialmente nel sognare e a concentrarmi solo nel vivere il presente imparando dal passato. Un mio dono forse è proprio quello di lavorare su me stessa non solo tecnicamente ma anche mentalmente. Cerco sempre di dare il massimo al fine di superarmi.

Lo spettacolo di danza che ricordi come il più emozionante al quale hai assistito da spettatrice?

Lo “Schiaccianoci” con Lisa Cullum e Roberto Bolle. Bellissimo, intenso e mi ha portato fortuna infatti prima di essere nominata Étoile ero stata promossa Prima Ballerina sempre con questo balletto.

Nel tuo giovane ma già pregiato repertorio, il ruolo che hai interpretato con maggiore entusiasmo e affinità?

Aurora nella “Bella addormentata nel bosco”. Ho messo tutta la mia passione nel calarmi nel personaggio, credo che oltre a ballare sia importante studiare per interpretare al meglio il ruolo. Quando sono salita sul palco lasciavo le vesti di Sara per essere totalmente Aurora.

Dopo il diploma all’Accademia della Scala, hai firmato subito un contratto con il tempio della danza dell’Opéra di Bordeaux diretto da Charles Jude. Raccontaci com’è avvenuto questo importante ingresso?

È stata una delle mie pochissime audizioni e il mio direttore ha creduto subito in me. Charles Jude è una persona meravigliosa, professionale e allo stesso tempo sempre cordiale. Sono stata molto fortunata ad incontrarlo sul mio percorso professionale.

Da componente del Corpo di ballo sei stata nominata direttamente prima ballerina, saltando il gradino di Solista. Quali emozioni hai provato?

Sono saltata di gioia non ci potevo credere. Posso solo dire che ho sempre lavorato al massimo con anima e corpo ma ripeto concentrarsi nel presente è la cosa più importante, per sfruttare al meglio il proprio talento e superarsi.

Ed ora la consacrazione con la splendida nomina ad étoile del corpo di ballo francese. Cosa ricordi di questa serata memorabile avvenuta sul palcoscenico?

Ho visto il direttore del Corpo di ballo e del Teatro salire sul palcoscenico a fine spettacolo, non capivo il perché, quando ho sentito scandire il mio nome sono quasi svenuta. Sono passata in un anno da Corpo di ballo ad essere Ètoile. Ancora oggi non trovo le parole se non ringraziare l’universo per questo.

Tra tutti i complimenti ricevuti qual è quello che ti ha più colpita per la recente nomina ad étoile?

Il mio fidanzato non mi ha detto tante parole ma i suoi occhi esprimevano la sua felicità. I miei parenti sicilani mi banno tutti chiamata dicendomi che erano orgogliosi di me.

In passato sei stata la prima italiana a salire sul podio, a Varna in Bulgaria, del Concorso Internazionale di Danza Classica, che in cinquanta anni di esistenza non aveva mai visto un’italiana tra le prime tre. Cosa ti aveva spinto ad iscriverti?

Volevo farmi notare e ci sono riuscita. Consiglio a tutti di andarci.

Un pensiero per il Direttore dell’Opéra National de Bordeuax Charles Jude e per il Direttore generale Thierry Fouquet?

Sono e rimarranno per sempre le persone più importanti che ho incontrato da quando sono diventata una professionista. La Francia mi ha regalato tutto quello che l’Italia non mi ha dato. Come diceva una famosa attrice in suo film “c’è sempre tempo per recuperare”.

Come ti trovi all’interno della Compagnia dell’Opéra?

Tanti amici e tanti professionisti, ma chi mi conosce sa che sono un militare e quando metto piede in teatro o in sala prove sono concertata al massimo, non mi perdo in chiacchiere. O lavoro o medito.

Ti piace vivere a Bordeaux?

Una città fantastica e piena di cultura mi sono innamorata della sua bellezza appena sono arrivata.

Qual è il rapporto con gli altri componenti della Compagnia?

Ottimo, vado d’accordo con tutti anche se di mio sono una persona silenziosa e mi dedico seriamente e prevalentemente solo al lavoro.

Ti piacerebbe, in futuro, entrare in un Corpo di Ballo italiano?

Sono italiana, come non potrei volerlo, ma per ora come ho sempre fatto mi concentro per crescere sia come ballerina che come persona, poi come si dice “chi mi ama mi avrà”…

Qual è il più grande sacrificio che hai fatto per inseguire il tuo sogno che ti ha incoronata étoile?

Vivere lontano dai miei genitori e dall’Italia. Mi manca il nostro cibo e la nostra cultura, anche se devo ammettere che la Francia e tante altre nazioni mi attraggono in particolar modo.

Che passioni coltivi, oltre alla danza nei momenti di libertà?

Meditazione, serie TV, cinema e viaggiare.

Un consiglio ai tanti giovani che coltivano il sogno della danza a livello professionale?

Lavorate lavorate e lavorate. Quando gli altri giocano voi lavorate, quando gli altri dormono voi lavorate… Sacrificio e umiltà accomunate con un profondo studio su se stessi cambiano la vita.

Quali sono i maggiori e futuri obiettivi e progetti?

Ballare in tutti i più grandi e prestigioso teatri del mondo. Qualche mese fa, ho avuto la fortuna di danzare al celebre Marinskii di San Pietroburgo… un’emozione incredibile.

Per concludere un tuo pensiero sull’essenza della danza?

Come lo spirito abbraccia il corpo la musica abbraccia la danza, espressione massima del potere della passione, note e passi si fondono per regalare quello che è indescrivibile proprio come ogni aspetto sublime. La danza è tutto almeno per me. Ogni giorno dico alla danza che la amo.

Michele Olivieri

Foto di © Frederic Desmesure e Ludovic Dussarps

www.giornaledelladanza.com

 

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