“Speciale Vittoria Ottolenghi”, iniziativa a cura del Direttore del giornaledelladanza.com, nonché critico e storico di danza, Sara Zuccari, e da lei fortemente voluta per omaggiare la figura di questa grande Signora della Danza raccoglierà un’intervista a Vittoria Ottolenghi e gli estratti della rubrica “Danza chi, come e perché” da lei curata per alcuni mesi in esclusiva per il giornaledelladanza.com.
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Lei che è stata artefice della Maratona di danza ed ha vissuto quest’arte dall’interno ogni giorno per così tanti anni, se dovesse fare un bilancio fra la danza di ieri e la danza di oggi?
Elisa da Brescia
Forse, anche nel caso della danza e dei suoi estimatori (per carità non parliamo degli “adoratori” maniaci – sempre, ovunque e per chiunque), si sta verificando il lento passaggio tra una notevole indifferenza generale – ben riconoscibile fino a qualche decennio fa – e la presenza di alcuni straordinari cultori, critici di professione e spettatori appassionati, anche lontanissimi dall’ambito della danza teatrale.
Vittoria Ottolenghi
Lei che ha conosciuto tanti divi della danza nel senso più pieno del termine, crede che il fenomeno del divismo sia tuttora presente nel panorama della danza italiana ed internazionale?
Giacomo da Firenze
Il fenomeno del divismo – e che sia benedetto da Tersicore ora e sempre – è tipico dei momenti di passaggio tra una situazione “danzofoba”, o addirittura senza danza, e quella di una età meravigliosamente arricchita da Tersicore e dallo stesso Apollo, che la prediligeva su le altre otto Muse ( almeno così ci ha raccontato, in danza, George Balanchine – e lui si, che se ne intendeva. E tanti di noi gli credono ancora e per sempre).
Vittoria Ottolenghi
Vorrei approfondire il tema della danza di repertorio. Secondo Lei esiste una sufficiente documentazione in Italia al riguardo che potrebbe essermi di supporto?
Claudia da Parma
Personalmente, confesso di attingere, il più delle volte, al mio patrimonio di libri, saggi, articoli e recensioni di circa Cinquant’anni. Mi risulta, però che ci siano attualmente in Italia numerosi Centri culturali e Biblioteche annessi ai Massimi Teatri e Atenei, a cui si può fare riferimento e facilmente reperibili attraverso il Web.
Vittoria Ottolenghi
15-30 Giugno 2011
Premetto che, grazie alla sua stupenda trasmissione “Maratona d’estate” ho sfinito i miei genitori per iniziare a praticare Danza Classica. È una passione grande, che mi accompagna ancora oggi a 44 anni, e che coltivo, ovviamente non più danzando, ma andando a teatro tutte le volte che posso, coinvolgendo negli anni sempre più persone a cui ho trasmesso il piacere di poter godere delle meraviglie della danza, e di quello che un ballerino può fare con il suo corpo. Da diversi anni, come spettatore, trovo molto più vicino al mio gusto personale la Danza Contemporanea/ Neoclassica, anche la Classica pura, ma riesco sempre meno a digerire quelli che io chiamo i “Classiconi” con la solita struttura, quindi Ballo di corte, sfilata degli invitati, Padrone di casa che balla con la Padrona di casa, Pretendenti, etc. etc. Intendiamoci certi Balletti come Lo Schiaccianoci, Il Lago dei Cigni, etc. rimangono sempre stupendi, ma diciamo che il genere inizia a “stancarmi”; vedo invece tante compagnie e coreografi da diverse parti del mondo che hanno tante cose nuove da dire, sempre all’interno delle basi classiche, ma molto più liberi di esprimersi e di raccontare.. Secondo la sua esperienza, questa mia “insofferenza” è dovuta alla mia età, e quindi il bisogno di non vedere più la classica favoletta o un vecchio modo di rappresentare i rapporti e i sentimenti tra le persone, oppure è il cambiamento/trasformazione continuo della Danza che mi sta allontanando dalle origini? Anche nei miei tentativi di avvicinare persone nuove alla danza vedo che raccolgo più difficilmente consensi se parto con il Classicone! Grazie anticipatamente per la sua risposta.
Lara da Modena
Cara Lara,
prima di tutto grazie per la stima che ha per me e per avermi fatto l’onore di un chiedere un mio parere sul problema dei capolavori di ieri, di oggi, di domani…Come Lei sa benissimo, su questo problema di fondo sono già stati scritti volumi e volumi, meravigliosi, interessanti, e di utile stimolo per nuove avventure teatrali. Comunque: non esistono balletti “importanti” perché moderni o nuovi, o avventurosi, e così via (oppure perché dotati di una bellezza conclamata, senza tempo, e che quindi sfugge ad ogni legame ad un’epoca precisa). Mi permetto di ricordarle che l’arte, al contrario della religione, non possiede mai la verità rivelata. E noi, per nostra fortuna, siamo liberi di amare o non amare qualcosa o qualcuno, e perfino di cambiare idea da un’ora all’altra, oltre che da un giorno all’altro o da un secolo all’altro. La prego: continui a considerare importante ogni sua opinione su un balletto teatrale, in un dato momento. Ma sia sempre aperta ad ogni cambiamento, o ritocco, o evoluzione, o perfino ad una sana, radicale contraddizione.
Vittoria Ottolenghi
Sono un giovane molto appassionato di danza e vorrei intraprendere questa disciplina, ma vedo e sento dire che il mondo della danza è sempre più difficile, cosa mi suggerisce Lei, crede che, al giorno d’oggi sia una scelta appropriata abbracciare la danza?
Sergio da Brindisi
Caro Sergio,
e chi lo sa che deve fare ognuno di noi, in ciascun momento della nostra vita? E chi ci può dare un vero, buon consiglio? A parte Tersicore, che era la Musa più vicina ad Apollo (almeno così ci ha raccontato, nel suo Apollon Musagète, George Balanchine. E lui sì, che se ne intendeva!).
PS. Comunque, io direi che Lei soltanto può e deve scegliere la via professionale che le piace di più, o che le interessa di più. In bocca al lupo!
Vittoria Ottolenghi
Vorrei sapere secondo Lei qual il metodo di danza classica più idoneo per l’apprendimento della danza classica, il metodo Vaganova, il RAD, il metodo francese o quello americano ?
Elisabetta da Torino
Cara Elisabetta,
nessuno di noi possiede la verità rivelata! Ciascuno deve partire da uno di questi metodi, quando ne conosca l’insegnante, e questi sia degno di fiducia. Poi – mi creda – le verrà spontaneo, secondo una sua logica interiore, quale metodo dovrà scegliere. E poi, magari, reinventare. O lasciarsi alle spalle. Viva la libertà.
Vittoria Ottolenghi