Gentilissima Signora Prina, Lei crede che la disciplina coreutica possa essere una sorta di scuola di vita che può dare risultati nel tempo nel mondo lavorativo anche al di là della danza? (Michela da Gaeta) Cara Michela, grazie alla mia esperienza pluridecennale nel mondo della Danza, sia come danzatrice sia come Insegnante e Direttrice, posso testimoniare che moltissimi ex danzatori ed ex allievi hanno mantenuto l’educazione al rigore, alla disciplina, l’ordine mentale e la correttezza. Intendo dire che molto spesso le persone che hanno lasciato la danza per dedicarsi con successo ad altre professioni hanno potuto sfruttare gli insegnamenti ricevuti durante il percorso coreutico. Per questo sono convinta che l’imprinting dell’educazione della danza sia positivo e utile nella vita e nel mondo lavorativo. Cordiali saluti Carissima Signora Anna Maria Prina, quale potrebbe essere il suo messaggio verso le danzatrici che si ostinano a sostenere diete estreme, rischiando di cadere nell’anoressia. Qual è il suo consiglio in merito? (Mario da Bologna) Caro Mario, la questione dell’educazione alimentare -che io chiamo igiene alimentare- è molto delicata e parte da lontano. Ovvero, sarebbe ottima regola che in ogni famiglia i genitori educassero i figli già da piccolissimi a nutrirsi in modo corretto e ...
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“Danza chi, come e perché?” – La Posta di Anna Maria Prina
Gentilissima Signora Prina, forse può sembrare una domanda ovvia, ma qual è il titolo di repertorio che per Lei costituisce un “cult”? (Gianni da Roma) Caro Gianni, sicuramente GISELLE, il balletto classico-romantico per eccellenza. La versione storica e tradizionale con coreografie di Jean Coralli e Jules Perrot, musiche di Adolphe Adam e libretto di Théophile Gautier è perfetta dal punto di vista drammaturgico, musicale e coreografico. I due atti sono magistralmente bilanciati fra il terreno e l’irreale: il quadro campagnolo del primo atto con aria dapprima festosa, poi via via sempre più drammatica, lascia il posto all’atmosfera rarefatta del secondo atto. Il risultato è una perfetta simbiosi di musica e coreografia che – nonostante le varie revisioni – hanno conservato intatte le atmosfere originarie. Ma vorrei annoverare fra i balletti cult anche la versione contemporanea non romantica del coreografo svedese Mats Ek, che nel 1982 reinterpretò magistralmente la Giselle di Coralli-Perrot, riuscendo a compiere quasi un miracolo di perfezione. Solo Ek, coreografo intelligente, espressivo, versatile e musicale, lo ha saputo fare. Cara Signora Prina, mi chiedo come sia possibile che nel 2016 vi siano ancora tanti pregiudizi rispetto al fatto che un ragazzo possa scegliere la danza come professione e come ...
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Gentilissima, la Signora Fracci ha festeggiato il suo compleanno in scena, molti l’hanno criticata per il fatto che danza ancora, Lei cosa ne pensa? (Giovanna da Lecce) Cara Giovanna, io credo che ogni artista sia responsabile, anche e soprattutto verso il pubblico, delle proprie scelte e azioni. Deludere una platea di fan decennali non è un’opzione accettabile. Sicuramente la signora Fracci avrà valutato il pro e il contro e in tutta libertà ha preso la decisione che in questo momento della sua vita più le faceva piacere. Carla Fracci si è voluta fare un bel regalo di compleanno ritornando sulle tavole del palcoscenico a lei tanto care e bene ha fatto. Conoscendo Carla so che lei ama follemente la scena e non la lascerebbe mai. Auguriamo alla nostra étoile 100 di questi giorni! Carissima Signora Prina, attualmente c’è grande clamore intorno al danzatore Sergei Polunin, Lei pensa che possa essere considerato il Nureyev dei tempi moderni? (Elisabetta da Roma) Cara Elisabetta, diamo tempo al tempo! Polunin è certamente un danzatore bravo, dotato e interessante, ma intorno a lui ci sono molti competitor (che Nureyev a suo tempo non aveva). Ai giorni nostri per diventare il numero 1 assoluto nella danza ...
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Gentile Signora Prina, ho avuto modo di assistere allo spettacolo di addio alle scene di Sylvie Guillem e vorrei confrontarmi con Lei sul perché una danzatrice così meravigliosa abbia deciso di abbandonare la sua carriera. Secondo Lei quali sono le spinte che possono indurre a questa scelta in un’étoile di tale talento? (Clara da Roma) Cara Clara, la meravigliosa Guillem sta dando un lungo addio che è iniziato a marzo e che si protrarrà fino a dicembre. Questo mi fa pensare che il taglio del “cordone ombelicale” che la tiene legata alla danza non sia così facile! E comunque 50 anni è un’età onorevole per porre fine a una carriera di enorme successo ( è vero che alcuni hanno danzato fino a 60 anni e oltre, ma era tristissimo vederli!). Detto questo, credo che le motivazioni dell’allontanamento dalle scene siano per Sylvie numerose. Avendola seguita nel suo percorso professionale e artistico posso azzardare un paio di ipotesi. Innanzitutto, la danzatrice dal corpo più dotato, più elastico, meglio lavorato e più espressivo del pianeta danza, è una professionista seria, precisa e pignola che aspira alla perfezione come e più di ogni danzatore. Pertanto, da persona intelligente, sceglie di lasciare prima di dare prestazioni non ...
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Carissima Anna Maria Prina, Nel percorso di un danzatore si ha occasione di interpretare svariati ruoli. Spesso non è facile indossare una maschera, lontana dai nostri canoni di personalità o addirittura talvolta abbiamo paura di osare le nostre potenzialità emotive. Durante la sua carriera ha mai avuto difficoltà nell’interpretare un ruolo specifico e come si è approcciata ad esso, avendo alle spalle professionalità e spessore emotivo? (Michele da Pisa) Caro Michele, essere ballerini a livello professionale implica anche possedere una certa “flessibilità”, non solo fisica ma mentale. Quindi, pur tenendo conto delle inclinazioni personali, non si devono avere preclusioni di sorta, non bisogna chiudersi al nuovo o al diverso. Le porto un esempio personale: da giovane ballerina mi è capitato spesso di dover danzare in “balletti bianchi” come La Silfide, Le Silfidi, secondo atto di Giselle, che non erano certo i miei preferiti essendo io portata naturalmente al neoclassico. Ho imposto a me stessa con impegno e caparbietà (anche ricercando libri e vecchi filmati) di trasferire al mio corpo gli atteggiamenti e l’espressività dell’epoca e del personaggio ultraterreno. Passavo del tempo a controllare allo specchio, per esempio, l’angolatura del corpo e delle braccia; mi pettinavo con grande cura secondo lo ...
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Gentile Signora Prina, Le scrivo per chiederLe il Suo parere sui famosi passi d’addio delle scuole di danza private, Lei cosa ne pensa? (Anna Maria da Cosenza) Cara Anna Maria, il Passo d’addio ha origini scaligere ed è stata una bellissima tradizione fino agli anni ’60. È rimasto nella memoria quello di Carla Fracci che danzò giovanissima Lo spettro della rosa con l’allora primo ballerino della Scala Mario Pistoni. Era ideato per valorizzare le doti dei neo-diplomati della Scuola di ballo del Teatro alla Scala in una serata regolare, aperta agli abbonati di Opera. Infatti il Passo d’Addio della Fracci (1955) andò in scena dopo l’opera La Sonnambula cantata da Maria Callas e con la regia di Luchino Visconti, personaggi di altissimo livello mondiale che diedero luce e importanza a Fracci e alle altre licenziande. Per quanto riguarda le scuole private, penso che il passo d’addio abbia di fondo lo stesso desiderio di mettere in luce le diplomande, (che in genere ricevono il Diploma in quella serata) facendo loro danzare uno o più brani in cui eccellono. Naturalmente i risultati possono essere i più disparati, poiché dipendono dalla qualità dell’insegnamento e dalle doti degli allievi/e. Quindi direi che l’intenzione è ...
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Gentilissima, vorrei sapere se rimpiange i tempi in cui lavorava alla Scala (Elisabetta da Napoli) Gentile Elisabetta, grazie della sua domanda che mi dà’ modo di chiarire ciò che in molti si chiedono. In generale non ho rimpianti nella mia vita proprio per il mio modo di essere. Certamente posso ricordare con grande piacere (a parte qualche spiacevole episodio che ho buttato nel cestino!) gli anni passati alla Scala prima come allieva, poi come ballerina al servizio e in collaborazione con maîtres de ballet, colleghi scaligeri, danzatori e coreografi italiani e stranieri. Periodi che mi hanno dato la possibilità e la ricchezza di lavorare al fianco di personaggi eccelsi, a partire dai sovrintendenti dell’epoca a registi, scenografi e musicisti. In quegli anni il mio amore e la dedizione alla danza sono sempre cresciuti, così come la curiosità nei confronti di tutte le forme di danza e della fusione di tutte le arti. Ricordo anche con gioia e gratitudine il periodo trascorso nell’ex Unione sovietica (Russia), che ha stimolato in me la passione viscerale per l’insegnamento. E come non pensare all’emozione di essere stata scelta da Paolo Grassi e John Field per divenire la direttrice della Scuola di Ballo del Teatro ...
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Gentile Signora Prina, vorrei indirizzare mia figlia allo studio della danza professionale e vorrei dei consigli su come poter accedere alle scuole degli enti lirici (Giada da Sondrio) Gentile Giada, per poter accedere alle scuole dei grandi Teatri (ora Fondazioni) è necessario partecipare alle selezioni che vengono comunicate annualmente tramite Bando di concorso. Per il prossimo anno scolastico credo che i giochi siano fatti, ovvero gli esami d’ammissione siano già terminati. Le consiglio, comunque, di telefonare alle segreterie delle varie scuole per informazioni più precise anche per il prossimo anno scolastico 2015/2016. In bocca al lupo! Gentile Signora Prina, ho visto che anche Lei ha aderito alla campagna sulla SLA, cosa ne pensa delle polemiche esplose in merito questa estate? (Alessandra da Roma) Gentile Alessandra, credo che le polemiche di cui lei parla siano state, tutto sommato, utili. Qualcuno diceva “Parlate male, ma parlate di me”. Ecco, secondo me chi ha ideato la campagna è un piccolo genio, perché ha saputo sollecitare l’attenzione di un’infinità di persone di diversi ceti sociali (adulti e ragazzi) che altrimenti mai si sarebbero resi conto della necessità del sostegno alla ricerca per questa terribile malattia. Non so quanti soldi siano stati raccolti, ma sempre ...
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Cara signora Prina, Sono stato un danzatore per circa dieci anni e in questo mio percorso artistico mi è capitato di affrontare in scena dei ruoli emotivamente profondi e complessi. Le volevo chiedere se, nel corso della Sua lunga carriera ha mai interpretato un ruolo che rispecchiava aspetti più intimi del Suo inconscio e se ha mai avuto difficoltà ad uscirne fuori. (Piero da Milano) Caro Piero, ho sempre pensato che affrontare l’interpretazione di un personaggio fosse più una questione culturale e psicologica, piuttosto che emotiva. Trovo che le nostre interpretazioni debbano arrivare al pubblico e coinvolgerlo emotivamente; non dobbiamo soffrire noi, ma far soffrire. Il grande attore è quello che provoca reazioni ed emozioni, non colui che si coinvolge fino alla sofferenza. Parlo di sofferenza perché è uno dei sentimenti che più spesso possono coinvolgere un artista e dal quale ci si libera con maggiore difficoltà. Quindi, sperando di non averla delusa, le dico che non ho mai avuto difficoltà nell’entrare e uscire da un personaggio. Gentile Signora Prina Vorrei un Suo parere su come oggi la danza classica sia presentata nelle trasmissioni televisive come ad esempio i talent show. Secondo lei può essere una giusta vetrina culturale nei confronti della ...
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Carissima signora Prina, sono un insegnante di drammaturgia ed ho sempre avuto la costante curiosità se all’interno degli enti lirici italiani sia importante cercare di ampliare l’espressività artistica attraverso lezioni approfondite di teatro e su come costruire emotivamente un personaggio da interpretare. Lei cosa ne pensa al riguardo? (Giacomo da Siena) Caro Giacomo, certamente l’interpretazione di un personaggio è da considerarsi fondamentale per un balletto e per un’opera. Devo dire, però, che ai giorni nostri la velocità con cui si allestiscono le produzioni impedisce di approfondire a dovere i personaggi storicamente e culturalmente e spesso lo studio del personaggio è lasciato al singolo artista. Questo accade soprattutto nel balletto, dove un interprete “espressivo” (come diciamo noi) è una perla rara. Infatti, da molti anni, viene privilegiata nettamente la tecnica dell’esecuzione. All’interno delle Fondazioni liriche (ex enti lirici) non vi sono “lezioni approfondite di teatro” specifiche. Nel passato (più raramente ai giorni nostri) vi erano registi e coreografi che illuminavano sui vari personaggi e sulla loro costruzione per la scena. Si dedicava molto tempo a questo ed era meraviglioso imparare e lasciarsi coinvolgere emotivamente. Oggi questo avviene prevalentemente nella prosa e un po’ nella Lirica. Questa è la mia opinione in ...
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