In principio fu il ‘Bolero’ di Maurice Béjart: esaltazione dell’erotismo allo stato puro, sensualità dirompente, ritmo alienante e travolgente. In scena Luciana Savignano, icona assoluta della danza internazionale, nata alla Scala, si è rivelata vestale inimitata e inimitabile dell’altra danza, quel flusso potente di correnti creative che hanno cercato una sintonia costante con la nostra epoca. Un corpo diverso dalle morbidezze del balletto classico che ha reso moderno e inedito il suo modo di danzare. Celebri coreografie di Béjart, come il Bolero, sono diventate in Italia grandi successi, replicati all’infinito, proprio attraverso la Savignano, grazie alla sua forza magnetica da incantatrice di serpenti. Nella sua lunga carriera ha collaborato con coreografi come Paolo Bortoluzzi e Jorge Donn, (patners indimenticabili) con Louis Falco, J. Butler, Roland Petit, Amedeo Amodio, Birgit Cullberg, A. Aley, Uwe Scholz, J. Russillo, D. Foreman, Glen Tetley, Robert North, J Iancu. La Savignano danzerà su musiche di Ravel rivisitate da Enrico Gabrielli, polistrumentista e compositore tra le figure più importanti della scena musicale italiana contemporanea. In Bolero –Prigionia di un amore la versione ipersensuale di Bejart lascia il posto a una trasposizione più intimistica in cui l’afflato di libertà diviene un urlo di prigionia. L’urlo che squarcia ...
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