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La Bella di Nureyev tra classicismo, rigore e identità [RECENSIONE]

Aprire la stagione di Balletto 2025/2026 del Teatro alla Scala con La Bella Addormentata nel bosco nella versione di Rudolf Nureyev significa ribadire una concezione alta e non ornamentale del repertorio classico. La Bella nureyeviana, creata nel 1989 per l’Opéra di Parigi, resta una delle versioni più complesse e intellettualmente strutturate del capolavoro di Petipa e Čajkovskij: un balletto che chiede non solo brillantezza tecnica, ma una profonda consapevolezza stilistica e drammaturgica. Il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, diretto da Frédéric Olivieri, dimostra di possedere tutti gli strumenti necessari per affrontare questa sfida, restituendo una lettura solida, coerente e complessivamente convincente. La versione di Nureyev si fonda su una fedeltà rigorosa alla struttura petipaiana, ma ne riorganizza i pesi interni. Il principe Désiré diventa centro narrativo e simbolico del balletto; la Fata dei Lillà assume il ruolo di figura regolatrice del tempo e del destino; il Corpo di Ballo si trasforma in una vera forza drammaturgica. La scrittura coreografica si fa più densa, le transizioni più elaborate, la richiesta tecnica più stringente. La ripresa scaligera, curata da Laurent Novis con attenzione meticolosa e profonda conoscenza dello stile, contribuisce in modo decisivo alla fedeltà e alla solidità della ripresa ...

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Il Gala Fracci alla Scala giunge alla quinta edizione e raddoppia 

Prosegue il tributo della Scala e dei suoi artisti a Carla Fracci che è stata e rimane una figura-cardine della storia della danza, fonte di ispirazione per generazioni di giovani, non solo nel mondo del balletto. Il direttore Frédéric Olivieri porta avanti la tradizione istituita dal 2022 da Manuel Legris, per celebrare nel nome di questa grandissima stella la danza e il balletto. Sulla scia del tutto esaurito delle precedenti edizioni, l’appuntamento raddoppierà: nell’anno che coincide con i 5 anni dalla scomparsa e con i 90 anni dalla nascita di Carla Fracci saranno due le date in cui omaggiare il suo mito attraverso lo smisurato e ricchissimo repertorio dei suoi ruoli d’elezione e dei balletti da lei interpretati, che rivivranno attraverso il Corpo di Ballo, i Solisti, i Primi ballerini, le Étoile e gli ospiti internazionali. Tornano alla Scala (il 3 febbraio) Marianela Nuñez, stella del Royal Ballet e, il 31 gennaio, Jacopo Tissi, primo ballerino presso il Dutch National Ballet; sarà invece un debutto sul palcoscenico scaligero il 31 gennaio per Maia Makhateli, prima ballerina al Dutch National Ballet e su entrambe le recite per Patricio Revé, già primo ballerino del Queensland Ballet e del Balletto Nazionale di Cuba, ...

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Ida Rubinstein: diva, musa e mecenate, danzò alla Scala

Nel grande mosaico culturale del primo Novecento, fatto di rivoluzioni artistiche, guerre, avanguardie e inquietudini, poche figure incarnano lo spirito del tempo come Ida Rubinstein. Non fu solo una danzatrice, né soltanto un’attrice. Non si può definire semplicemente mecenate, né ridurla a musa. Fu tutto questo insieme, e qualcosa di più: un simbolo del decadentismo, della trasgressione, del potere dell’estetica come forma di vita. A metà tra leggenda e presenza concreta, Ida Rubinstein non era un’artista nel senso tradizionale: la sua arte non stava tanto nella tecnica quanto nella visione, nella presenza scenica, nella capacità di trasformare ogni performance in un evento culturale e simbolico. Nata a San Pietroburgo nel 1883 da una ricchissima famiglia ebraica di origine polacca, Ida fu orfana in giovane età e cresciuta in un ambiente raffinato, colto e cosmopolita. Parlava correntemente più lingue, studiò arte, letteratura e teatro. Tuttavia, la sua sete di libertà e trasgressione la spinse presto a cercare palcoscenici alternativi a quelli imposti dalla società aristocratica russa. Il suo debutto artistico fece scalpore: nel 1908, a San Pietroburgo, interpretò Salomè in un adattamento tratto da Oscar Wilde, spogliandosi velatamente in scena. Fu uno scandalo. Ma anche una dichiarazione di poetica: Rubinstein non ...

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Natalia Osipova: curiosità e retroscena “passo dopo passo”

In un mondo in cui la grazia spesso si confonde con la fragilità, Natalia Osipova ha riscritto il vocabolario del balletto. Nata a Mosca il 18 maggio 1986, il suo primo amore non è stato il palcoscenico, ma il tappeto elastico: da bambina, si allenava come ginnasta acrobatica. È stato un infortunio — paradossalmente — ad aprirle la porta del balletto, spingendola verso una carriera che avrebbe lasciato un segno indelebile sulla danza mondiale. La sua formazione si è svolta nel tempio del balletto russo: l’Accademia del Bolshoi. Qui ha affinato una tecnica impeccabile, scolpita da maestri come Marina Kotova e Marina Leonova. Ma già da studentessa, Osipova non era “solo” disciplinata — era diversa. Esplosiva! Nel 2004 entra ufficialmente nel corpo di ballo del Teatro Bolshoi. Ma ci resta poco come semplice interprete: nel giro di pochi anni, la sua energia travolgente la proietta al rango di solista. Il pubblico la scopre in Don Quixote, ma è in La Sylphide e Giselle che rivela l’anima poetica dietro la forza. Nel 2011, stupisce il mondo lasciando il Bolshoi in piena ascesa. Una scelta radicale. La sua visione artistica — più ampia, più libera — la porta in tournée tra i ...

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Trittico alla Scala tra rituale e sensualità [RECENSIONE]

Tre mondi coreografici. Tre modi di intendere il corpo e la danza. Il trittico ideato dal direttore del corpo di ballo della Scala, Frédéric Olivieri è formato da Études di Harald Lander, Boléro di Maurice Béjart e Petite Mort di Jiří Kylián. Una sfida dichiarata al danzatore e allo spettatore: una progressione emotiva che parte dalla disciplina accademica per dissolversi nella bellezza inquieta del gesto essenziale e poi scivolare nel rituale ipnotico. Apre la serata Études, omaggio coreografico (ripreso da Johnny Eliasen con la consulenza di Lise Lander) alla tecnica classica portata al suo massimo grado di rigore e brillantezza. Lander costruisce un balletto che si sviluppa come una lezione di danza in tempo reale: dalla sbarra ai salti mozzafiato, ogni movimento è un’elevazione della disciplina accademica a linguaggio scenico. Progressivamente si trasforma in una escalation di abilità, culminando in un travolgente apice corale che coinvolge l’intero ensemble scaligero nel gran finale. I danzatori – qui veri atleti dell’arte – si muovono con una precisione quasi geometrica. Ma non è solo virtuosismo: è una dichiarazione d’amore per la forma, per il rigore della struttura, per l’ordine, per il lavoro invisibile dietro ogni arabesque perfetto, e la musica di Czerny ne ...

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Le eteree ballerine romantiche dell’800: Fanny Elssler

Fanny Elssler (Gumpendorf, 23 giugno 1810 – 27 novembre 1884) è stata una ballerina austriaca del periodo romantico. Nata in un quartiere di Vienna, suo padre Johann Florian Elssler era un dipendente di Nikolaus I (principe della nobile casata ungherese degli Esterházy) ed in seguito divenne il cameriere del compositore Franz Joseph Haydn (Rohrau, 31 marzo 1732 – Vienna, 31 maggio 1809) rimanendo per tutta la vita a fianco del grande esponente del classicismo viennese. Fanny Elssler visse appieno la stagione del Romanticismo, affascinando il pubblico con un temperamento fortemente sensuale e doti artistiche ineguagliabili, oltre ad una capacità drammatica senza pari. Da giovanissima iniziò a studiare l’arte del balletto. Tenne il suo debutto sul palcoscenico del Kärntnertortheater di Vienna all’età di sei anni. Ballava quasi sempre con la sorella Therese, che aveva due anni più di lei. Entrambe si formarono coreuticamente con il ballerino e coreografo francese Jean-Pierre Aumer (Strasburgo, 21 aprile 1774 – Saint-Martin-de-Boscherville, 6 luglio 1833) e con il maestro di balletto e impresario Friedrich Horschelt (Colonia, 14 aprile 1793 – Monaco di Baviera, 9 dicembre 1876). Studiarono anche a Napoli con il rinomato ballerino e coreografo milanese Gaetano Gioja che giocò un ruolo fondamentale nella trasformazione ...

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Un tuffo nell’800 con la Paquita scaligera [RECENSIONE]

Il fasto e l’imponenza delle rappresentazioni alla Scala acquistano splendore e rinomanza anche grazie a nuove produzioni come Paquita, dove la purezza delle linee si rivela un aspetto fondamentale della tecnica e dell’estetica applicate alla danza classica. È uno di quei balletti che si era perso nel tempo malgrado possieda forme dinamiche e statiche chiare, precise e armoniose, meglio di molti altri cosiddetti capisaldi. Lacotte nella sua ricostruzione filologica ha plasmato la bellezza contornandola di eleganza, equilibrio, candore e purezza tipiche del periodo romantico e delle grandi protagoniste della scena storica. Paquita è un capolavoro sotto ogni punto di vista che sprigiona soavità nella totalità dei due estesi atti. Come se fossimo ancora nel 1887 i suoi movimenti non appaiono mai antiquati o polverosi. Altre versioni sono nate negli anni ma questo approntamento è ciò di più vicino a quelle di Mazilier e Petipa: è una cerimonia in onore della danza e questo accade senza alcun momento di calo, da apertura di sipario fino agli applausi finali, i quali sono stati meritatamente scroscianti e ripetuti. Da notare che è la prima Paquita “a serata intera” ad entrare nel repertorio del Teatro alla Scala che ha precedentemente presentato solo estratti come ...

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Misty Copeland ha annunciato l’addio alle scene dall’ABT

Misty Copeland in una recente intervista al New York Times Magazine ha annunciato che andrà in pensione dall’American Ballet Theatre all’età di 42 anni, mercoledì 22 ottobre 2025 presso il David H. Koch Theater del Lincoln Center, durante il Gala d’autunno che sarà una vera e propria celebrazione in onore della sua straordinaria carriera: ballerina pioniera, icona culturale e prima ballerina dell’ABT. Questa straordinaria serata vedrà il ritorno di Copeland sul palcoscenico dopo una pausa di cinque anni e renderà omaggio al suo eccezionale impatto sul balletto e non solo. La serata includerà una selezione curata di brani del celebre repertorio di Copeland, che ripercorreranno i momenti chiave del suo percorso artistico, insieme a tributi video e apparizioni di amici e colleghi illustri. Il ricavato del Gala d’autunno (con madrine Oprah Winfrey e Caroline Kennedy) sosterrà l’American Ballet Theatre, l’America’s National Ballet Company® e i suoi programmi di formazione e coinvolgimento. Nata a Kansas City, Missouri, e cresciuta a San Pedro, California, Misty Copeland ha iniziato gli studi di danza classica all’età di tredici anni al San Pedro City Ballet. A quindici anni ha vinto il primo premio ai Music Center Spotlight Awards. Ha poi iniziato gli studi al Lauridsen ...

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Quattro anni fa Carla Fracci se ne andava in punta di piedi

  Carla Fracci (Milano, 20 agosto 1936 – Milano, 27 maggio 2021) è stata una delle più importanti ballerine della storia. Ha mosso i primi passi nel mondo della danza, sin da piccola, diplomandosi presso la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala e da adolescente ha fatto le sue prime apparizioni su importanti palcoscenici. Ha interpretato ruoli sia drammatici che romantici, ha lavorato in televisione, in qualità di Étoile ha ballato nei più prestigiosi teatri al mondo con i più celebri coreografi al fianco di danzatori diventati leggendari. Ha diretto il Corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli. È stata Ambasciatrice di buona volontà della FAO, poi Assessore alla Cultura della Provincia di Firenze e Direttrice del Corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Nel 2013 è uscita, per Mondadori, la sua autobiografia Passo dopo passo. La mia storia a cura di Enrico Rotelli. Insieme al marito, il regista Beppe Menegatti (Firenze, 6 settembre 1929 – Roma, 17 settembre 2024), ha formato una coppia legata indissolubilmente alla danza e al teatro, quali ambasciatori culturali dell’Italia nel mondo. Bellezza tersicorea, grazia, magia, etereità hanno costellato la presenza artistica di Carla Fracci a coronamento di una straordinaria carriera ...

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Il gusto del tempo nell’omaggio a Carla Fracci [RECENSIONE]

Tutti riuniti, giovedì 15 maggio al Teatro alla Scala, per celebrare l’indimenticabile étoile scaligera nel Gala a lei intitolato, giunto alla quarta edizione, sotto la direzione del maestro Frédéric Olivieri. La serata ha visto un prologo nel Ridotto Toscanini in occasione di ART IS, la nuova e monumentale installazione (7 metri per 6 metri) inaugurata in piazza della Scala (l’opera rimarrà accesa fino al 25 maggio) per raccontare l’essenza dell’arte che mediante un mosaico digitale, oltre cento artisti da tutto il mondo hanno risposto alla domanda “Cos’è l’arte?”. Un’opera collettiva nata dall’artista multidisciplinare Angelo Bonello con la partecipazione di grandi nomi che hanno condensato in pochi secondi il proprio pensiero sul tema, tra cui Carolyn Carlson, Fabrice Calmels, Patrick King, Jessica Lang, David Parsons, Vladimir Derevianko, Moses Pendleton, Pier Luigi Pizzi, Nicola Piovani. Ad inizio filmato un cameo prezioso di Carla Fracci (grazie ai preziosi materiali d’archivio) e a seguire i primi ballerini della Scala con la collaborazione della Fondazione Teatro alla Scala (Marco Agostino, Antonella Albano, Timofej Andrijashenko, Martina Arduino, Claudio Coviello, Nicola Del Freo, Virna Toppi, Alice Mariani e l’étoile Nicoletta Manni) con il loro direttore Olivieri e due nomi storici del calibro di Luciana Savignano e Liliana ...

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