Nei panni dello schiavo favorito, con i pantaloni alla turca dorati e la pelle dipinta di un grigio-azzurro scuro, Nijinsky correva sul palcoscenico come una creatura metà animale e metà serpente, pazza di desiderio; incantava Ida Rubinštejn, e poi moriva ai suoi piedi: «Era indescrivibilmente selvaggio, un gatto carezzevole, una tigre feroce; la sua leggerezza e la sua agilità erano incredibili, ma non perdeva mai la sensualità». Si intitola Vaslav Nijinsky, un salto nel buio ed è uscita nel novembre 2014 la biografia di un grande genio della danza, un ballerino e un coreografo tra i più grandi di tutti i tempi, un artista della danza come pochi ne nascono, un pioniere che non ha mai perso il magnifico vizio di saltare nel buio, mirando sempre all’innovazione, sua fedele compagna di una vita. Firmato da Lucy Moore, giornalista e autrice radiofonica, ed edito dalla EDT, nell’ambito della collana vite straordinarie, il libro racconta la storia di questa vita spezzata in due, seguendo una parabola che comincia alla Scuola imperiale di danza di San Pietroburgo nei primi anni del Novecento, passa dall’immenso successo dei Balletti Russi nella Parigi di Proust, Cocteau e Debussy, dal matrimonio con una giovane contessa ungherese, Romola ...
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