È stata annunciata in questi giorni la stagione 2014/2015 del Royal Ballet, e inevitabilmente il riflettore si è acceso sulle nuove produzioni, due delle quali tratte dalla letteratura, e una dall’ambito mitologico.
Una di queste è una sorta di “completamento” (nel linguaggio televisivo lo chiameremmo spin-off) del balletto di Wheeldon Alice’s adventures in wonderland, e sarà dedicato al Cappellaio Matto e alle sue celebri feste per il te: il titolo annunciato è, infatti, The mad hatter T party. Perché un titolo così atipico per un balletto? Perché è messo in scena dagli ZooNation, compagnia di hip hop scanzonata e tanto apprezzata dal pubblico.
L’altra è dedicata a Cassandra, la mitologica profetessa cui nessuno credeva, che offre al coreografo Ludovic Ondivela, sulla base della poesia a lei dedicata dalla poetessa premio nobel Wislawa Szymborska, una traccia per parlare di pazzia, della sua complessità e delle sue ambiguità, specie in rapporto al ruolo sociale.
Il Royal Ballet, quindi, dopo lo Shakespeare che debutterà a giorni, cerca ancora nella letteratura e attira la nostra attenzione non solo su Carroll e su una poetessa da Nobel, ma soprattutto su una delle autrici (e degli autori) più importanti della letteratura inglese: Virginia Woolf, con un balletto dal titolo Woolf Works.
A voler rispondere ad Albee, che si chiedeva Chi ha paura di Virginia Woolf, si potrebbe dire che di certo il Royal Ballet non ha paura, come Wayne McGregor non ha paura delle sfide difficili. Sarà infatti il pluripremiato coreografo a creare il balletto ispirato alla biografia di Virginia Woolf, ma anche alle sue due opere Mrs. Dalloway e Le Onde (anche se l’ispirazione pare verrà da tutte le opere, e alcuni parlano insistentemente di Orlando), e il balletto seguirà soprattutto lo stile innovativo, liquido ed evocativo tipico della scrittrice, e non sarà quindi puramente narrativo.
Dopotutto un approccio totalmente narrativo non sarebbe apprezzato forse nemmeno dalla scrittrice, sempre costante nel rompere le regole della narrazione, ed è questa innovazione che McGregor vorrebbe portare nel suo balletto, perché, come ha detto il direttore del Royal Ballet, Kevin O’Hare, si percepisce una sorta di movimento nel modo in cui la Woolf scrive.
Quindi niente storia di una signora che organizza una festa, ma più introspezione, più atmosfera, più rapporti suggeriti che azione. Non siamo nemmeno certi che ci sia il ruolo della scrittrice per una delle ballerine, potrebbe essere anche solo evocata in gesti o situazioni più che resa vera, in carne ed ossa -e danza-, sulla scena; di certo la musica stessa aiuterà questo mondo astratto, dato che è stata commissionata a Max Richter, già autore della partitura per Infra, uno dei maggiori successi di McGregor, e sulla quale già si vocifera di forti suggestioni dalla musica elettronica.
Il debutto è previsto per l’11 maggio 2015, ad apertura della Summer Season.
Il resto della stagione è certamente dominata da Ashton e MacMillan (con uno sguardo anche a Jerome Robbins): Manon e una selezione di Ashton tra cui Un mese in campagna e Cinque valzer di Brahms in maniera di Isadora Duncan. A Natale di nuovo l’Alice di Wheeldon (che sarà proiettata anche al cinema), e nella stagione invernale spiccano, tra gli altri, la produzione di Carlos Acosta del Don Chisciotte e l’intenso Onegin. La stagione primaverile vedrà sul palco una serata Balanchine-MacMillan con I quattro temperamenti e Canto della Terra seguita da La fille mal gardée di Ashton.
Da non perdere anche gli altri debutti, con i lavori di coreografi contemporanei, unico neo forse della stagione: sono infatti, a parte pochi inseriti nelle serate dedicate a più coreografi, “relegati” al Lindbury, e i coreografi lasciati a questo studio-Theatre sono quasi tutte donne, tra cui Kristen McNally, Kate Prince, Shobana Jeyasingh.
INFO
www.roh.org.uk/news/ballet-and-dance-201415
Greta Pieropan
www.giornaledelladanza.com
Foto Dave Morgan, Johann Persson/ROH