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Vincenzo Capezzuto: senza lʼarte si viene travolti dallʼignoranza e dallʼoscurantismo!

Napoli e il San Carlo: hai iniziato come allievo e vi hai proseguito come solista: che ricordi hai dei tuoi primi inizi, dei tuoi primi balletti?

Un ricordo molto intenso degli anni trascorsi nella scuola di ballo del Teatro San Carlo, fu quando conobbi Rudolf Nureyev. Me lo presentò la sig.ra Vittoria Ottolenghi, in occasione dello Schiaccianoci che andava proprio in scena in quel periodo. Fu una grandissima emozione e ricordo che non riuscivo a staccare i miei occhi dal suo sguardo, così carismatico e ipnotico. Quando entrai in compagnia, incominciai subito con i ruoli da solista e primo ballerino, ricordo con divertimento e gioia “Lʼuccello azzurro” della Bella Addormentata, Napoli di Bournonville, Ma Pavlova di Roland Petit e Giselle e tanti altri. Sono stati dei lavori importantissimi per la mia formazione di danzatore soprattutto perché ero seguito dalla direttrice di quel momento : Elisabetta Terabust.

Una stagione all’English National Ballet e alla Scala, poi “Persephone” al San Carlo, accanto a “mostri sacri” come Isabella Rossellini e Gerard Depardieu: che tipo di esperienza è stata unire le tue doti di danzatore classico a quelle di due attori così talentuosi?

Lʼesperienza è stata davvero molto creativa e stimolante. Riuscimmo ad instaurare da subito un ambiente di lavoro sereno e lasciammo che tutto prendesse forma naturalmente. Ricordo con fortissima emozione, la messa in scena di Persephone al teatro Epidauro in Grecia con la luna e le stelle che facevano da scenografia naturale, sembrava di avere come spettatori tutti gli Dei dellʼOlimpo che ci applaudivano soddisfatti delle loro creature umane.

e poi arriva il Balletto Argentino, compagnia di Julio Bocca! Hai viaggiato molto e ballato altrettanto…che cosa ti ha insegnato il Maestro Bocca?

Il Ballet Argentino mi ha dato la possibilità di danzare molti ruoli sia classici che neoclassici, come Tciaikovsky pas de deux o Donizetti Variations di G.Balanchine oppure “The River” di Alvin Ailey, poi condividere la scena con Julio Bocca era un sogno nel cassetto che si è realizzato. Ho avuto anche modo inoltre di conoscere e lavorare con Alessandra Ferri e tanti bravissimi maestri.

In “Barmoon-the cage” ti esibisci come ballerino e cantante: che meraviglia! Dopo questa prima esperienza hai avuto altre occasioni di mettere insieme queste tue doti?

Barmoon di Fabrizio Monteverde andato in scena al San Carlo, è stata la prima esperienza dove mi misuravo anche come cantante. Funzionò molto bene e fu allora che decisi di voler coltivare anche la mia nascosta passione del canto. Ho cominciato a cantare ad altissimi livelli in tuto il mondo con degli Ensembles di musica Barocca quali “LʼArpeggiata” con cui ho anche inciso il disco Via Crucis e Accordone, i quali mi proponevano di fare le due cose allʼinterno dei loro concerti. Funziona davvero molto bene e cosi, quando posso, cerco di combinare le due cose. Anche nellʼultimo spettacolo del coreografo Michele Merola “Con le labbra dipinte” canto e danzo. Mi diverto davvero moltissimo e mi sento davvero completo come artista. Sono anche felice ed orgoglioso di aver partecipato al disco “Ti amo anche se non so chi sei” di Roberto e Marinella Ferri, nel cui disco canto insieme a Gianni Morandi, Fiorella Mannoia, Franco Battiato,Lucio Dalla,

Ron ed il ricavato del disco andrà alle associazioni che si occupano della sensibilizzazione della donazione degli organi. Nel disco tra le altre cose canto la canzone “Fiori Malati” di Roberto Ferri e credo che sia tra le più belle canzoni che io abbia mai ascoltato.

Dal 2005 danzi come solita nella compagnia “Aterballetto”: come ti trovi? E soprattutto:che bagaglio hai portato con te in questa bellissima compagnia?

Lavorare allʼAterballetto mi ha dato la possibilità di crescere tantissimo come danzatore, mettendo il mio bagaglio di danzatore classico al servizio della danza contemporanea. Mi ha aiutato tantissimo la mia formazione classica, sia per la tecnica e sia per il rigore e la delicatezza delle linee. Balletti come STEPTEXT di William Forsythe o Omaggio a Bach di Mauro Bigonzetti, li trovo congeniali alle mie caratteristiche di danzatore.

Sei direttore del Galà Internazionale di Danza “Ballerini del mondo danzano a Salerno”: un impegno che ti dà tantissime soddisfazioni…

Il Galà Internazionale di danza “Ballerini del mondo danzano a Salerno” ha raggiunto la sua decima edizione proprio questʼanno. Oltre alla mia presenza e quella dei miei colleghi dellʼAterballetto, si sono esibiti sul palcoscenico del Teatro Verdi di Salerno stars del calibro di Manuel Legris étoile dellʼOpera di Parigi, i primi ballerini del New York City Ballet, dello Stuttgart Ballett, dellʼOpera di Berlino. Anche in questa occasione ho cantanto dei brani tradizionali napoletani e barocchi con dei musicisti. Abbiamo presentato con la compagnia MMCompany di Michele Merola (con cui mi esibisco spesso) il balletto “La metà dellʼombra” che avevamo già portato al Festival Internazionale di danza di Seoul in Corea. Lʼassociazione Futuro Danza mi ha dato lʼincarico di direttore artistico e comprende un gruppo di amici che sono appassionati di danza e che mi conoscono e seguono artisticamente da molto tempo. Senza di loro tutto questo non potrebbe realizzarsi, soprattutto in una realtà come Salerno e in un momento di enorme crisi. Approfitto di questa intervista per ringraziare lʼassociazione pubblicamente.

Hai ricevuto numerosi premi per la tua bravura e le tue doti di ballerino: quale riconoscimento ti ha più fatto pensare “che meraviglia, ce l’ho fatta!”?

Non credo ce ne sia uno in particolare, ogni premio ha il suo enorme valore che ha caratterizzato quel momento specifico della mia carriera. Ricordo con emozione il premio Positano -Léonide Massine, il premio Giglio dʼoro conferitomi dal sindaco di Castellabate (terra da cui ha origine la mia famiglia) ed il premio TOYP per la divulgazione dellʼarte nel mondo.

Guardando al panorama della danza italiana, cosa vedi?

Quello che vedo adesso non mi sembra chiaro né tantomeno positivo. Ma io continuo a sperare e a lottare, anche perchè si arriverà ad un punto in cui ci si renderà conto che senza lʼarte si viene travolti dallʼignoranza e dallʼoscurantismo.

Che cosa vorresti ancora fare che, ancora, non hai avuto modo di mettere in pratica?

Vorrei continuare a fare esattamente quello che sto facendo e magari ,tra qualche anno, trasmettere le mie esperienze ai giovani mantenendo quella freschezza e gioia che mi accompagnano ogni giorno che affronto questa splendida professione.

Valentina Clemente

Foto di Elio Fedele

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