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Mario Piazza e i suoi classici contemporanei al Teatro Filarmonico di Verona

 

Due nuovi lavori di Mario Piazza in prima assoluta domineranno le scene del Teatro Filarmonico di Verona dall’11 al 16 maggio: Pulcinella e Il Mandarino Meraviglioso. Mario Piazza, coreografo riconosciuto a livello internazionale per la sua abilità nel miscelare diversi linguaggi artistici e nell’assimilare alla danza contemporanea la multimedialità, il teatro, il cinema, il canto e le arti figurative, rivede in modo assolutamente personale i due storici balletti della prima metà del Novecento studiandone in prima persona coreografia, regia, scene e costumi.

Pulcinella è un balletto su musiche di Igor Stravinskij al cui lavoro il celebre compositore si dedicò tra il 1919 e il 1920 per commissione dell’allora impresario dei Balletti Russi, Sergej Diaghilev. Stravinskij si avventurava in un ambito distante dalla tradizione popolare russa e recuperava, rielaborando direttamente dal passato, in questo caso da musiche di Pergolesi, materiali tematici per la partitura. Curò Picasso l’allestimento scenico e il balletto venne per la prima volta presentato all’Opéra National de Paris nel 1920 con Léonide Massine nel ruolo di coreografo e ballerino protagonista.

Mario Piazza, per la sua Compagnia, guarda alla rappresentazione con occhio innovativo, pur rimanendo fedele alla trama di una storia, quella che ha per protagonista Pulcinella, conosciutissima della Commedia dell’Arte. Come nell’originale di Stravinskij, la rappresentazione in un unico atto di Mario Piazza conserva l’elemento allegro e burlesco quando in scena Giuseppe Picone nelle vesti di protagonista, napoletano dalle usanze rudi ma furbo verso i potenti, danza, saltella, canta e grida ammaliando Rosetta, Isabella e Prudenza e suscitando inevitabilmente la gelosia di sua moglie Pimpinella e dei rispettivi corteggiatori delle fanciulle.

Scene e costumi sono contornati con un segno grafico nero e conferiscono al balletto quasi un aspetto di “fumetto danzante”, mentre dal bozzetto di Picasso, che prevedeva dei palchetti laterali di un immaginario teatro, teatro nel teatro, viene ripresa la struttura della scena. Ben più sofferta risulta la genesi del Mandarino Meraviglioso. Il compositore Béla Bartók tra il 1917 e il 1918, dopo aver letto Il Mandarino Meraviglioso di Menyhért Lengyel ed essendo rimasto affascinato dalle sue potenzialità espressive, decise di scriverne la partitura musicale.

La strumentazione dell’opera subì nel tempo diverse interruzioni e modifiche fino alla sua presentazione in prima mondiale in forma di pantomima all’Opera di Colonia nel 1926. La critica però fu tutt’altro che positiva a causa di temi ed espressioni giudicati scabrosi: la trama si dipana di notte in una periferia degradata tra personaggi loschi che costringono una ragazza ad adescare passanti per derubarli in una cornice di lotte sanguinose e omicidi, solo in finale il riscatto per mano di un misterioso mandarino. La pantomima fu integralmente censurata.

Fino all’incontro nel 1936 tra Bartók e il coreografo e ballerino Aurelio Milloss in cui quest’ultimo propose al musicista una trasposizione del lavoro da pantomima in dramma coreografico. Poteva venire condensato così in un balletto di un solo atto l’intenso dinamismo dei personaggi senza dilatazioni o ripetizioni di gesti. La prima alla Scala di Milano nel 1942 segnò un enorme successo, Milloss interpretava il mandarino, Attilia Radice la ragazza.

Mario Piazza nella sua versione ha cercato di ritrovare e trasmettere tutta l’espressività di cui è carico il dramma rivolgendosi alle testimonianze di alcuni interpreti del Mandarino Meraviglioso di Milloss e affidando i ruoli principali a Jason Reilly (il mandarino) e a Yuniesca Sanchez (la ragazza).

 

ORARI & INFO

11, 12, 15 e 16 maggio ore 20.30, 13 maggio ore 17.00

Teatro Filarmonico

Via dei Mutilati, 4 – Verona

Info: (+39) 045 8005151

www.arena.it

Adriana Miccoli

 

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