Gli appassionati di danza sicuramente ricorderanno Loie Fuller – nome d’arte di Marie Louise Fuller – la quale, pur non avendo mai preso lezioni di danza, è sicuramente tra le pioniere della danza moderna statunitense, artefice di una nuova idea del ballo che tralascia le rigide imposizioni del balletto classico alla riscoperta delle possibilità espressive del corpo. Non era una grande ballerina, non possedendo una autentica maestria tecnica, ma il suo eccezionale estro creativo diede vita a qualcosa di assolutamente nuovo.
Nata nel1862 aFullersburger, nell’Illinois, iniziò sin dall’età di quattro anni una carriera di attrice teatrale in spettacoli folkloristici, vaudeville, burlesque e teatro di varietà. Ma solo nel 1892 divenne nota per le sue esibizioni “danza della farfalla” o “serpentina”, caratterizzata da semplici movimenti abbinati a tessiture con taglio a ruota o spirale, portando in scena, con assoluta originalità, un corpo avvolto in ampi drappeggi di seta. Sotto gli effetti delle luci, i drappeggi mossi da lei stessa, assumevano forme diverse: farfalla, fiore, fiamme, una coppa d’oro…
Trovò ispirazione a questa nuova danza in un episodio casuale che le capitò durante le prove di Trip to Chinatown: qualcuno le regalò una gonna in seta cinese trasparente ed ella guardandosi allo specchio mentre stava eseguendo alcuni semplici movimenti, giri, piccole diagonali, fu colpita dalla luce che la gonna produceva, come colpita dai raggi del sole, emanando riflessi dorati. Da questa che per lei fu una meravigliosa scoperta, preparò una danza nella quale aveva indosso quella gonna e concepita in modo da concentrare sugli effetti luminosi che produceva l’indumento.
Divenne ella stessa la creatrice dei suoi costumi: lunghe tuniche in seta bianca con maniche a ruota o taglio a spirale, lunghe più di due volte la lunghezza delle sue braccia. Il tessuto era sorretto da bacchette che ne determinavano l’ampiezza, permettendo alla danzatrice di far volteggiare il tessuto e formare intorno a lei serpentine ed onde.
Una danza che dà vita a figure astratte che il pubblico poteva interpretare a modo proprio, restandone ipnotizzato. Si avvale, inoltre, dell’illuminotecnica, sperimentando l’adozione di fonti di luce e brevettando dei composti a base di gel e sali chimici per dare colore ai suoi abiti ed un senso astratto o non alle sue coreografie. La sua danza è di ispirazione per Auguste e Louis Lumiére, per diversi film in bianco e nero, ma colorati a mano in tonalità luminose e vivaci e per tanti danzatori passati e presenti. Morì nel1928 aParigi lasciandoci un indelebile ricordo di lei nelle sue straordinarie danze “farfalla”.
Salvatore D’Orsi – Antonino Terminiello