Si tende a considerare la danza un lavoro prettamente fisico e non intellettuale, eppure quando separiamo il movimento dall’intelletto, limitiamo ciò che la danza può fare, per il singolo e per la comunità. Il movimento quindi è un mezzo per dar vita a idee complesse e tradurre le conoscenze intellettive in linguaggio corporeo.
I nostri corpi pensano, si muovono, reagiscono e, grazie alla danza, raccontano le nostre storie e le diverse culture, travalicando confini e generazioni, creando una connessione tra noi e gli altri. La danza, infatti, possiede il potere di comunicare attraverso un processo noto come empatia cinestetica, quella capacità di stabilire una connessione empatica semplicemente osservando i movimenti di un altro essere vivente.
Lo spettatore osserva il danzatore non sono solo con gli occhi, ma con tutto il corpo che accompagna e segue silenziosamente i suoi movimenti. Tale processo avviene grazie ai neuroni specchio, una speciale classe di neuroni motori che si attiva nell’eseguire e nell’osservare un’azione motoria. Oltre che nell’apprendimento imitativo, i neuroni specchio sono implicati anche nella comprensione delle azioni, permettendo addirittura di anticiparne l’esito, e nell’assimilazione delle emozioni, meccanismo correlato alla cosiddetta intelligenza emotiva che ci permette di entrare in empatia con gli altri.
La danza quindi supera la necessità del linguaggio come mediatore, diventa elemento profondo di comunicazione intellettiva e intellettuale, per tale ragione può essere utilizzata anche per far luce su tematiche sociali di notevole importanza e attualità.
Alcuni coreografi, infatti, includono nella loro danza varie forme di attivismo sociale, come per esempio Ananya Chatterjea, ballerina, fondatrice, direttrice artistica e coreografa dell’Ananya Dance Theatre, compagnia di danza indiana contemporanea composta da artiste di colore. Chatterjea è anche docente di danza all’Università del Minnesota e di recente ha creato la coreografia Shyamali, un tributo alle donne di tutto il mondo che si sono opposte con coraggio all’oppressione.
Altri coreografi utilizzano la danza per esplorare le sfumature della scienza: Michelle Dorrance, ballerina di tip tap, performer, coreografa, insegnante, regista americana premiata con un MacArthur Genius Grant, e fondatrice e direttrice artistica di Dorrance Dance, con la sua coreografia Mielinizzazione spiega attraverso il tip tap il processo biologico della guaina di mielina che si forma attorno ai nervi.
In definitiva, quando danziamo possiamo diventare chiunque o qualsiasi cosa, e possiamo esprimere e comunicare concetti di qualunque natura, il che rappresenta un’occasione per spingersi oltre lo status quo, immaginare scenari futuri diversi e trovare differenti modalità di interazione.
La danza, infatti, intreccia cervello, corpo ed emotività e sfrutta le connessioni tra le nostre aree cerebrali, fisiche ed emotive e ci permette di capire chi siamo nel profondo, sviluppare la nostra umanità e creare nuovi modi di riflettere sul mondo.
Stefania Napoli
Fotografia: Ladislav Petrosvkiy
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