Tutù è un termine di origine francese (tutu /ty.’ty/), che indica il costume indossato dalle ballerine nei balletti classici. Il suo aspetto varia in relazione alla scenografia che si va ad interpretare. E’ un capo che si caratterizza come una mise di corpetto e gonna più o meno vaporosa, generalmente in materiale di tulle.
L’origine del tutù
Il balletto nasce nel corso del Rinascimento. In forma professionale si afferma nella seconda metà del Seicento con l’istituzione a Parigi dell’Académie Royale de Danse. Il professionismo femminile teatrale inizia quando le prime donne si esibiscono in un balletto nel palcoscenico del Théâtre Royal. Si evolve notevolmente durante il 1700. A quel tempo i ballerini indossavano maschere, parrucche, scarpe con il tacco. Vesti poco pratiche e del tutto inadatte alla libertà di movimento. Le donne in particolare erano vincolate dai bustini con le stecche, corpetti, gonne lunghe. Ma anche sopragonne sorrette da pesanti paniers (impalcatura fatta di rigide stecche). Gli uomini erano appena poco più liberi, inguainati in redingotes dalla vita stretta, stecche di balena e a volte con una sorta di gonnellino rigonfio chiamato tonnelet.
Le due migliori ballerine francesi rivali dell’epoca, Marue Camargo e Marie Sallè, cominciano a semplificare il vestiario.
La prima scegli scarpe senza tacco e accorcia le gonne, la seconda abbandonò l’ingombrante panier per indossare una semplice tunica di mussolina “alla greca”.
Nell’Ottocento il balletto si evolve ulteriormente e si inizia a creare costumi di scena senza più legami con gli abiti cittadini. Il costume che fonda le basi per la definizione di quello che poi sarebbe divenuto il tutù è stato quello creato dal pittore Eugene Lamy per Maria Tagiloni nel balletto “La Sylphide” di suo padre Filippo (1832). Questo costume era formato da un corpetto aderente con vita alla linea naturale o con vita a “V”, ampio scollo con spalle scoperte, seno in evidenza, ampia gonna a campana, vaporosa e a più strati, che arriva alla caviglia o poco sopra, estremamente romantica. Questa foggia è rimasta, pur semplificata dato il passare degli anni e il cambiamento di gusti e abitudini, nel tutù romantico.
Maria Taglioni fu anche la prima ballerine a danzare sulle punte delle sue scarpette. Queste si modificano e non sono più rinforzate da pezzi di cartone ma da un impasto di canapa che permette di interpretare al meglio le molte creature eteree, care all’animo romantico. È chiaro che il cambiamento comporta un ruolo di massima importanza per il movimento delle gambe.
Il tutù continua a semplificarsi e quello bianco e vaporoso, disegnato da Lamy per la Taglioni, fa scuola e si ritrova nella “Giselle” danzata da Carlotta Grisi nel 1841.
A tutt’oggi il tutù romantico è quasi d’obbligo per quel balletto e viene spesso identificato con i balletti “La Sylphide” e “Giselle“. Da quell’originario costume bianco ed etereo nascerà il termine di ballet blanc o balletto bianco, che indica tipicamente il balletto romantico ottocentesco.
Il tutù esiste in tre versioni principali, su cui si possono innestare variazioni determinate dai gusti dei ballerini e dalle esigenze degli scenografi: la foggia generale del corpetto non cambia, cambia invece considerevolmente la gonna.
La versione romantica
Ha una gonna la cui lunghezza va dal ginocchio alla caviglia, solitamente vaporosa e più morbida del gonnellino del tutù classico. Può essere nel classico bianco o colorato, ma solitamente è in tinte molto tenui, adatte a opere romantiche e sognanti.
Tutù classico
Ha una gonna la cui lunghezza non supera quella del ginocchio, ma può anche avere un gonnellino corto, rigido e che forma come un disco vaporoso sopra le anche della ballerina. Resta piatto, rigido a giro vita, quasi parallelo alla linea del pavimento e lascia le gambe del tutto scoperte. Quest’ultimo è detto anche tutù classico. Può presentarsi bianco o colorato, anche in tinte brillanti.
La moda
Da Cocò Chanel a Yves Saint Laurent, la moda omaggia la danza. Sono in tanti, infatti, a realizzare i costumi di scena, tra cui il tutù. Tra i vari sostenitori di questa incredibile fusione, anche Christian Lacroix, Gareth Puig, Viktor & Rolf. E ancora, Givenchy, Maria Grazia Chiuri per Christian Dior (costumi per il balletto dell’Opera di Roma), Olivier Rousteing per Balmain e Jean Paul Gaultier.
Elena Parmegiani
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