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Elsa Piperno cinquant’anni di carriera e di nuova danza [INTERVISTA]

Elsa Piperno, danzatrice e coreografa, pioniera della modern dance in Italia, celebra quest’anno cinquant’anni di carriera nel nostro paese, dove ha contribuito in modo determinante a far conoscere le esperienze della modern dance americana e in particolare la tecnica, il repertorio e il pensiero di Martha Graham.

   Fondatrice e direttrice della prima compagnia italiana di danza contemporanea, Teatrodanza Contemporanea di Roma e del “Centro Professionale di Danza Contemporanea” di Roma – luogo d’arte cult negli anni Settanta e prima scuola italiana ad offrire un percorso completo di formazione per danzatori professionisti nelle tecniche della modern dance – Elsa Piperno è stata maestra di diverse generazioni di danzatori, non solo italiani, prima nel suo centro di via del Gesù e  attraverso innumerevoli stage in tutta Italia e all’estero e successivamente come docente di tecnica Graham presso l’Accademia Nazionale di Danza.

   Dal 29 dicembre 2020 è disponibile sulla nuova pagina Facebook dedicata

(«Elsa Piperno Cinquant’anni di Carriera in Italia») la prima intervista, condotta da Donatella Bertozzi – , già allieva della scuola di via del Gesùdi un più ampio ciclo di incontri, a cura di Luana D’Anzi e Giacomo Galfo, dedicati a ricostruire la carriera e l’arte di  Elsa Piperno come danzatrice, coreografa, insegnante, direttrice di compagnia nonché a tracciare un profilo della sua attività e del suo impegno, anche a livello istituzionale e politico, in particolare in qualità di vicepresidente AIAD, associazione che ha raccolto i rappresentanti di tutte le attività di danza all’interno dell’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo (AGIS) e che la Piperno per prima ha contribuito in modo determinante a creare, poco dopo il suo rientro in Italia.

Oggi dopo molti anni dal 1972, cosa resta di allora e cosa è cambiato?

Di quegli anni restano le conquiste che, io e pochi altri visionari abbiamo fatto. Cose che oggi si danno per scontate ma, che noi abbiamo introdotto ed imposto con grande fatica e mi riferisco per citarne alcune: al linoleum nei teatri, all’illuminazione sul palco con i tagli ed il controluce, agli interventi nelle scuole pubbliche, alle conferenze -dimostrative, agli spettacoli nei musei e nelle biblioteche, nelle piazze,nei teatri d’avanguardia, nei grandi teatri ed infine l’acquisizione della parola danza nei vari cartelloni che prima recitavano solo,cinema, musica, teatro. Il cambiamento più eclatante è sicuramente una maggiore diffusione della danza, ma quest’arte purtroppo non si è molto rafforzata nella cultura italiana a causa principalmente delle divisioni, dei personalismi e protagonismi che minano la sua immagine e non le consentono di crescere. Il risultato il più delle volte è che alla maggiore quantità non corrisponde una migliore qualità.

Cosa ha significato per te il centro e la compagnia “Teatrodanza Contemporanea”?

Ha significato, tra le altre innumerevoli cose, la realizzazione di un sogno, che era quello di poter costruire ed operare nella difficile, e piena di pregiudizi, società italiana una realtà autenticamente professionale per la danza moderna che contribuisse a sviluppare e dare “casa” ai molti talenti allora esistenti.

Quanto e in che modo è cambiata la danza dagli anni ’70, rispetto ad oggi?

Anche la danza compatibilmente alle grandi trasformazioni che sono avvenute nella società degli anni 70 è molto cambiata.Questi cambiamenti non riguardano solo la danza moderna bensì anche la danza classica che continua ad essere la roccaforte del nostro paese. Vedo, un virtuosismo esasperato da una parte e molta confusione dall’altra. Si parla di contaminazioni che creano nuove tecniche senza sapere, o riuscire a distinguere, i linguaggi formativi e quindi “tecniche” dagli stili che invece fanno parte della sfera creativa coreografica. La maggiore diffusione della danza è prevalentemente determinata dall’alta percentuale della danza commerciale che riesce ad avere maggiore visibilità ed audience grazie alla televisione ed alcuni personaggi che ne detengono il monopolio. Mi rattrista dire che è raro che uno spettacolo di oggi mi dia emozioni però non perdo la speranza e continuo a credere nei giovani anche se penso che il genio del secolo 2000 debba ancora nascere.

Che cos’è per te la danza?

La danza è una droga benefica che cura il corpo e lo spirito. La danza è “in tutti e per tutti”……. per tutti coloro che la usano come medicina,come svago,per ritrovare il proprio equilibrio,per divertirsi,per approfondire la conoscenza di stessi e del mondo che ci circonda e anche per sperimentare l’estrema felicità della comunicazione non verbale. Quest’arte ha mille sfaccettature ma anche delle leggi ben precise, è quando si arriva alla professione che il numero necessariamente si assottiglia e come in tutte le arti quelli che raggiungono le vette sono pochi.

Redazione www.giornaledelladanza.com

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