Uno stereotipo consiste in una particolare rappresentazione mentale volta a incasellare persone o cose in determinate categorie stabilite. Si tratta quindi di un’idea preconcetta, prevenuta e generalizzata, basata su background culturali, etnici, di orientamento sessuale, religioso, e via dicendo, che spinge a etichettare un gruppo o un individuo.
Uno dei più comuni stereotipi riguarda proprio la danza che viene superficialmente considerata una attività ‘da ragazze’. Se scelta da un individuo di genere maschile, porta direttamente a un falso preconcetto di natura sessuale.
Il tema è delicato. Si tende ancora a ritenere che il ballerino maschio sia omosessuale o che addirittura potrebbe diventarlo frequentando l’ambiente della danza. Ma la danza non ha nulla a che vedere con le preferenze sessuali che invece rientrano nella sfera delle libertà individuali e che nessuno ha il diritto di giudicare.
Queste credenze sono spesso dettate da un retaggio culturale obsoleto e anacronistico. Sfortunatamente però sono ancora diffuse, quando invece tutti dovremmo essere consapevoli che l’identità di genere non è così netta come siamo stati educati a credere.
La maggior parte delle persone si dichiara favorevole alla parità di accesso a tutte le attività indipendentemente dal genere, tuttavia, quando i genitori scelgono i giocattoli, lo sport o le attività ricreative per i propri figli tendono a perpetuare i ruoli di genere.
Man mano che i bambini crescono, seguono solo parzialmente i loro interessi. Sono condizionati a svolgere attività cui sentono di appartenere, rinunciando alla loro reale passione soltanto per paura del giudizio.
Per questo motivo molti bambini decidono di non iscriversi a danza e deviano le loro scelte su attività socialmente accettate per il loro genere, e tutto ciò si traduce in un grande ostacolo alla loro crescita armoniosa.
I genitori, tuttavia, possono e dovrebbero incoraggiare i propri figli a sperimentare un’ampia varietà di attività, senza mostrare sorpresa se il bambino sceglie la danza anziché il calcio, per esempio.
Oltre ad aiutare ad abbattere questo ridicolo condizionamento sociale e dare il buon esempio ai propri figli, possono incoraggiarli a smarcarsi dal giudizio fine a se stesso, aiutarli a conoscersi meglio e a diventare più forti.
In realtà, l’unica considerazione davvero importante è che la danza fa bene, a maschi e femmine. È una forma d’arte neutra, sulla cui base nascono e si sviluppano altre abilità importanti, e che insegna rispetto e libertà.
Un ballerino è un ballerino, punto. Non importa che sia maschio o femmina, alto o basso, biondo o bruno, è un essere danzante, una persona che impara il rispetto, la disciplina e l’auto-disciplina.
Esattamente come le ragazze, quindi, anche i ragazzi traggono enormi vantaggi dalle lezioni di danza: sfogano l’energia repressa, la rabbia e imparano a gestire le oscillazioni emotive legate alla crescita. Possono scovare svariate soluzioni ai problemi che incontreranno nel corso della loro vita. Possono imparare a superare i fallimenti e le battute d’arresto con grinta, fortificandosi emotivamente e sviluppando la capacità di gestire serenamente le possibili delusioni future.
Il ballerino inoltre modella il suo corpo per danzare, rendendolo più forte e sano. Riconosce, esterna e vive le proprie emozioni e sviluppa una maggiore intelligenza emotiva, grazie allo stimolo creativo insito nella danza.
Danzare mette di fronte ai propri difetti e limiti unicamente con il fine di superarli, rende consapevoli di ciò che possiamo fare per noi stessi e soprattutto per gli altri, e aiuta a capire quanto sia importante essere e non apparire, contribuendo così al miglioramento della società di cui tutti facciamo parte.
La danza, in definitiva, ci insegna che abbiamo un potenziale illimitato per crescere e migliorare, e che non esistono stereotipi, preconcetti o pregiudizi.
Stefania Napoli
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